L'avviso pubblico per selezionare chi dovrà gestire la Molo Street Parade privatizzata, con biglietto d'ingresso, non quantifica minimamente il valore del marchio registrato dal Comune di Rimini, che con denaro pubblico dal 2012 investe per far crescere la manifestazione. E adesso regala tutto ai privati? Che, stando ai numeri di pubblico dichiarati in passato, potrebbero incamerare da 1 a 2 milioni di euro.
“Con questo bando, di fatto, la Molo diventerà un evento privato”. Lo dichiara l’assessore Jamil Sadegholvaad al Carlino quello che non si legge in nessun atto ufficiale e nemmeno nello scarno comunicato diffuso ieri da palazzo Garampi dopo che la notizia della Molo con ingresso a pagamento era ormai diventata di dominio pubblico. Il Comune non darà più il contributo di 39mila euro. E giustifica così, ma anche con l’obiettivo di controllare meglio la gran massa di gente che si riversa nella festa sul porto, e quindi con la necessità di investire di più in sicurezza, la scelta di introdurre un biglietto d’ingresso. Inoltre, la Molo non sarà totalmente a pagamento e verrà “predisposta un’ampia area gratuita e aperta a tutti, con proposte rivolte a un pubblico più trasversale”. Sull’ampia area gratuita le informazioni fornite dalla giunta non consentono ancora di capire nulla di concreto e l’avviso pubblico non ne fa cenno. Guardiamo invece alla sostanza.
E’ opportuno che l’amministrazione comunale esca dalla gestione diretta degli eventi, dovrebbe farlo anche con la Notte Rosa. Ma, ci sono alcuni ma.
Nell’avviso di cui sopra, manca anche ogni tipo di riferimento alla ideazione e al marchio della Molo. Sì, perché la Molo Street Parade è un marchio registrato dal Comune di Rimini, che si è mosso da subito (sin dal 2012) per metterlo “in sicurezza”: nel registro dei marchi il logo si trova descritto come “composto da un peschereccio con vela a quattro colori e dj a bordo, due piatti rappresentanti la musica e il pesce, con la scritta Molo Street Parade” (nella foto).
Nella determina dirigenziale che si occupa della prima edizione (2012) sta scritto che “l’Amministrazione Comunale ha ideato una inedita manifestazione denominata “Molo Street Parade”, l’evento parte da una idea: attingere dalla tradizione e dalla creatività della Riviera per raccontare qualcosa di nuovo e di unico. Far incontrare la nostra marineria, il pesce azzurro, il mare, il nostro essere vero, con il grande media universale che è la musica. Su questi simboli identitari, Rimini intende tornare ad essere una città di mare e non solo sul mare, riposizionando la propria immagine coniugando il prodotto divertimento/notte, interpretandone i cambiamenti degli stili, dei consumi, dei desideri, della musica”.
Nel contratto tra il Comune di Rimini e il Consorzio Rimini Porto per l’edizione 2014, viene inserito un articolo sulla “modalità di utilizzo del marchio Molo Street Parade”. Che viene autorizzato gratuitamente per “la realizzazione di merchandising previa approvazione dei layout grafici da parte del Comune stesso”, ma i puntini sulle i ci sono tutti. I sardoncini & dj sono un parto di palazzo Garampi. Il marchio ha un valore economico.
Per la Molo l’amministrazione comunale negli ultimi sei anni ha speso non poco: circa 235mila euro solo di contributo diretto. Nel 2013 il Consorzio Rimini Porto (che si materializza in quell’anno per la prima volta come soggetto organizzatore del tutto) riceve 50mila euro (iva compresa) ma per due eventi: Molo e Carnival Street Parade. Almeno così sta scritto nelle determine. Diecimila euro li mette la Camera di Commercio. Dal 2014 il corrispettivo comunale al Consorzio è di 39mila euro (iva compresa). Per la prima edizione il Consorzio Linea Azzurra aveva messo a disposizione gratuitamente i pescherecci e il pesce azzurro quantificando una spesa complessiva di 20.570 euro (iva inclusa) per la lavorazione e la cottura del pesce per un numero minimo di 14.000 coperti/fruitori; la messa a disposizione del pane e del vino necessario per i coperti preventivati; gli allestimenti e le attrezzature necessarie per almeno quattro punti di cottura e somministrazione del pesce; l’attivazione delle casse necessarie (almeno 5) per il rilascio degli scontrini fiscali. Risulta dagli atti ufficiali. Ma la copertura finanziaria (quei 20.570 euro) era “assicurata in parte dagli incassi derivanti dalla somministrazione del pesce e del vino agli ospiti che partecipano alla manifestazione”, e l’amministrazione comunale si impegnava “a corrispondere direttamente al Consorzio Linea Azzurra l’importo risultante dalla differenza fra la spesa complessiva preventivata (euro 20.570) e l’importo risultante dal totale degli incassi derivanti dalla somministrazione”.
Ora la giunta decide di disfarsi della Molo Street Parade. Di privatizzarla. E di non voler spendere più un euro. Nell’avviso per individuare il gestore dell’edizione 2019 dichiara di voler perseguire la “finalità di coinvolgere nella realizzazione dei progetti le realtà economiche esistenti sul territorio al fine di contenere i costi a carico del Bilancio Comunale”. Ma come pensa di regolare la cessione del marchio? Regalandolo a dei privati? Perché stando allo stesso avviso pubblico online da ieri sul sito del Comune, la cessione del marchio è argomento tabù, che non viene nemmeno preso in considerazione e, tanto meno, quantificato: quanto vale il marchio della Molo? “Nel corso delle sei edizioni la predetta iniziativa ha riscosso un indubbio successo sia mediatico che di pubblico, con la partecipazione di un ingente numero di persone appartenenti ad ogni fascia di età e una forte eco sui media e sui social network” si legge nell’allegato alla determina dirigenziale che entra nel merito delle condizioni alle quali ci si dovrà attenere per risalire alla proposta artistica da selezionare. A parte che la Molo ha debuttato nel 2012 e quindi le edizioni sono già state sette, e non sei. Ma l’amministrazione ieri ha spiegato che “l’eliminazione del contributo comunale e i maggiori costi a carico dell’organizzatore privato per le recenti norme nazionali legate alla ‘safety and security’ degli eventi” giustificherebbero il biglietto d’ingresso (fino a 10 euro, ma se sarà contenuto in 5 euro il punteggio assegnato salirà). “Sono molto curioso di vedere chi vincerà il bando, quanto sarà il costo del biglietto e le misure di sicurezza potenziate. Mi auguro che le somme incassate siano investite tutte nella sicurezza dell’evento perché in caso contrario ci sarebbe molto da riflettere su questi eventi e sulla loro organizzazione”, ha dichiarato ieri il consigliere di Rinascita civica Mario Erbetta.
Quanto costa l’evento al Consorzio Rimini Porto? Per farci un’idea ci riferiamo a quanto dichiarato dal presidente del Consorzio nel 2014: «Il Comune copre il 20% delle spese con un contributo (pari a 50mila euro), al resto pensiamo noi privati. Abbiamo sponsor importanti come Vodafone e Superdry, che stanno pubblicizzando l’evento» (Carlino Rimini, 27 giugno 2014). All’epoca il Comune infatti metteva di più, poi la cifra è scesa a 39mila euro. Ma a questa vanno aggiunte altre spese per la sicurezza che si è sobbarcato il Comune. Edizione 2018: Croce Rossa 10mila euro, Vigili del fuoco 4mila, eccetera. Sommando tutto il Comune spese quasi altri 20mila euro. Nel 2017: 39mila più 12.500 di “extra”. Quindi, se nel 2014 il Comune copriva il 20% delle spese con 50mila euro, significa che il costo complessivo era di 250mila euro. Ipotizziamo che si investa di più sulla sicurezza, portando il totale delle uscite a 400mila euro. E ipotizziamo un biglietto d’ingresso di 5 euro. Con 200mila persone l’incasso sarebbe di 1 milione di euro. Senza dimenticare sponsor e consumazioni. Se invece il biglietto dovesse valere 10 euro, beh, quale altro locale non solo della riviera, può permettersi di incassare in un giorno 2 milioni di euro solo di ingresso? Ecco perché non quantificare la cessione del marchio, dopo avere speso in questi anni anche molto denaro pubblico per affermare l’evento, suona come una scelta che va nella direzione di privatizzare gli utili e collettivizzare le perdite.
COMMENTI