La rivolta del pane: il Comune multa il forno della vecchia pescheria e scoppia il caso

La rivolta del pane: il Comune multa il forno della vecchia pescheria e scoppia il caso

Verbale di 169 euro per un piccolo cartello che segnalava il negozio

La titolare: "Il Comune o chi per lui organizza eventi a raffica dove si mangia e si beve..., cibo di strada, al Mèni, eccetera, eccetera, ogni giorno ce n'è uno in estate. Chi ha attività come la mia cosa deve fare?"

Fornaio è cotto il pane? No, è un po’ bruciato! Ch è stato? La polizia municipale… Ovvero l’amministrazione comunale di Rimini. Riveduta e corretta potrebbe essere questa la filastrocca cotta su misura per “Il forno della vecchia pescheria”. Cosa è successo lo spiega la titolare, Claudia Pasini. La sua colpa è quella di aver deciso di mettere un cartello all’inizio della pescheria, su piazza Cavour, per far sapere che a pochi passi da lì è aperto il forno, appunto. Apriti cielo. “Da qualche tempo in piazzetta a lavorare di giorno siamo rimasti solo noi e la libreria Riminese, tant’è che ogni mattina avevo preso l’abitudine di portare ai bordi di piazza Cavour un cartello che indica un forno aperto in piazzetta, che ritiravo la sera alla chiusura”, racconta. “Il cartello non era autorizzato”, precisa lei, “ma nel suo piccolo funzionava…”. Di sera la zona si anima con locali di altro genere, ma di giorno è tutta un’altra musica.

Ce ne sono tante di cose non autorizzate a Rimini (basta guardare la selva di locandine e volantini promozionali affissi ovunque, per dirne una, ma a guardarsi intorno l’occhio cade su varie altre situazioni) ma vuoi che un cartello praticamente in faccia a palazzo Garampi passasse inosservato? Sta di fatto che quello del forno è stato notato da chi di dovere e questa mattina due agenti in divisa si sono presi la briga di presentarsi al forno e non per comprare il pane, che pure qui è un’opera d’arte e una delizia della vista e del palato. “Lei è la titolare? Mi dia i documenti!”. “Sono qui da una vita e non mi è proprio piaciuto questo atteggiamento”, dice la titolare. “La polizia municipale mi ha fatto un verbale dopo avermi chiesto i documenti come fossi una delinquente”. Ma dai non fate così, chiudete un occhio, in fondo cos’è mai un piccolo cartello, lo tolgo subito… La signora ha cercato una via d’uscita ragionevole, ma niente da fare, la divisa si chiama così perché rappresenta la legge inflessibile e severa e quando si muove gli occhi li tiene aperti entrambi e la mano è già pronta a scrivere, a prescindere. Come dice Otello Celletti (Alberto Sordi) ne Il vigile, “Beh, che è, ve metto paura?”

La divisa non fa sconti. Niente inviti a togliere il cartello. Sono andati e hanno multato. Vabbé, ma solo a me il verbale?, ha fatto notare Claudia Pasini. Come dire, guardatevi intorno, ci sono situazioni molto più plateali e redditizie della mia: tavolini e sedie di bar che occupano strade… Fatto! Rispondono le divise, multati anche loro.
“Qual è il problema?”, aggiunge la titolare del forno. “L’importo del verbale per il mio cartello è pari a quello di tante sedie (ben 33) e tavolini ‘abusivi’ di una attività che sforna aperitivi in gran quantità…” Ovvero, quanto hanno verbalizzato? “169 euro, gli stessi 169 euro sanzionati al bar che ha un giro notevole di aperitivi a partire dal pomeriggio e che lavora fino a notte tarda. Che resa hanno 33 sedie di un locale da aperitivi, e che paura hanno di pagare sanzioni anche tutte le sere?”

Claudia Pasini sa quel che succede a Rimini. “Il Comune o chi per lui organizza eventi a raffica dove si mangia e si beve…, cibo di strada, al Mèni, eccetera, eccetera, ogni giorno ce n’è uno in estate. Ma veramente vogliamo una Rimini solo alcolica, coi ‘barboni’ che dormono sotto la pescheria? Chi ha attività come la mia cosa deve fare? Prima dell’era Gnassi l’amministrazione comunale ha realizzato una segnaletica costosa e che non dà visibilità. La gente è distratta e un’attività deve essere indicata con chiarezza per essere identificata…” Il riferimento è alle “preinsegne”, in effetti abbastanza illeggibili. Morale: “Siamo stanchi di questo andazzo, l’amministrazione pensa solo agli eventi ed è fiscale solo con qualcuno. Il discorso sarebbe lungo e non solo verso il Comune… non se ne può più. Il verbale lo pagherò ma bisogna che a Rimini si cambi registro”.

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