L’antennone 5G di Viserba: rischi, dubbi e buchi neri. Parla l’oncologo

L’antennone 5G di Viserba: rischi, dubbi e buchi neri. Parla l’oncologo

Per il momento la compagnia telefonica Iliad ha battuto in ritirata ma presto il problema si ripresenterà. Abbiamo chiesto al dottor Ruggero Ridolfi, onco-endocrinologo e componente del comitato scientifico dell'Isde, un parere su questa materia controversa. E fra le altre cose sostiene che “quella del 5G è una sperimentazione, e come ogni esperimento che coinvolga anche le persone, sarebbe fondamentale che i diretti interessati potessero dare un consenso informato”. Perché con la salute non si scherza.

“Quella del 5G è ancora una sperimentazione, ma come ogni esperimento che coinvolga anche le persone, sarebbe fondamentale che i diretti interessati potessero dare un consenso informato, dopo essere stati informati, appunto, su cosa comporti tale sperimentazione e gli eventuali rischi per la loro salute e per l’ambiente circostante”. Chi parla è il dottor Ruggero Ridolfi, onco-endocrinologo, che ha lavorato a lungo nella oncologia di Forlì e poi all’Irst di Meldola, e che fa anche parte dell’Isde, l’associazione medici per l’ambiente, dove siede nel comitato scientifico. “Mi pare invece che siamo in presenza di una sperimentazione senza protocolli che avviene sulla pelle delle persone, e che si proceda senza le dovute precauzioni”.
Ridolfi è fra i quasi 400 firmatari del documento di esperti di tutto il mondo che chiedono una moratoria sull’introduzione del 5G, “fino a quando i potenziali pericoli per la salute umana e l’ambiente non saranno stati completamente studiati da scienziati indipendenti dall’industria”. E che sono convinti di una cosa: “Il 5G aumenterà sostanzialmente l’esposizione ai campi elettromagnetici” e numerosi studi scientifici già evidenziano gli effetti dannosi sugli esseri viventi.

La protesta dei residenti della zona di Viserba che ha indotto Iliad alla clamorosa decisione di interrompere (almeno per ora) l’installazione dell’antennone, dovrebbe permettere di aprire una riflessione approfondita. A differenza del Comune di Rimini, decine e decine di amministrazioni comunali hanno già emesso ordinanze di divieto al 5G. Palazzo Garampi non risulta abbia ancora fornito risposta alle interrogazioni presentate dai consiglieri di minoranza Mario Erbetta, Gioenzo Renzi e Nicola Marcello, e dopo la sollevazione popolare che ha assegnato la prima vittoria ai cittadini, si è limitato a prendere atto “della decisione della compagnia telefonica Iliad di non procedere con i lavori, regolarmente autorizzati perché conformi alle leggi vigenti, da Comune di Rimini, Ausl, Arpae, e Soprintendenza, di installazione di un impianto radio mobile in un terreno privato in via Baroni”, ribadendo “la propria disponibilità a confrontarsi con la stessa azienda per individuare una eventuale collocazione alternativa all’impianto autorizzato, tenendo conto delle sensibilità e dei rilievi espressi dai residenti nella zona”. Ma i cittadini di altre zone avranno una sensibilità minore?
Il Comune di Rimini dispone di un regolamento “per il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti per la telefonia mobile e la minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici”, abbastanza datato, essendo stato approvato nel 2006.

Uno dei tanti cartelli di protesta affissi a Viserba

“Una problematica importante dal punto di vista medico che spesso non viene sottolineata è che le misure cautelative che sono in atto da ormai 20-30 anni cautelano solo sull’effetto termostatico, ovvero il calore che le onde elettromagnetiche producono. Le onde elettromagnetiche spinte a frequenze alte riscaldano la materia, producono un riscaldamento localizzato. Invece non è stato mai preso in considerazione dagli enti regolatori, il fatto che le onde elettromagnetiche inducono dei danni biologici cellulari, ormai notissimi e ampiamente documentati”, spiega il Dr. Ridolfi a Rimini 2.0.

Documentati su chi? “Gli unici studi fatti sull’uomo riguardano le onde elettromagnetiche emesse dai cellulari e dai cordless, ma esistono anche diverse ricerche che riguardano le cellule in coltura irradiate elettromagneticamente messe a confronto con altre non irradiate. Sono emersi dei danni evidenti: stress ossidativo cellulare e conseguenti danni a livello del Dna soprattutto sulle strutture nervose. Uno studio americano durato dieci anni e costato 30 milioni di dollari, condotto su topi e ratti, e uno italiano, pubblicati nel 2018, hanno messo in luce tumori alla guaina nervosa che irradia il cuore. Pur essendo indipendenti l’uno dall’altro, questi studi sono giunti alle stesse conclusioni: un aumento statisticamente significativo dell’incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori alle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP). In oncologia è assodato da una ventina di anni che le onde elettromagnetiche sviluppano una alterazione delle strutture che avvolgono il Dna, che sono quelle che regolano le funzioni dei geni, e queste alterazioni epigenetiche possono contribuire a malattie croniche e anche al tumore”.

Il centro anziani si trova poco distante dal punto in cui è stata prevista la localizzazione dell’antenna Iliad

Invece sul 5G non esistono approfondimenti? “Dal punto di vista epidemiologico e degli impatti sull’uomo no, e devo dire che non sarà nemmeno facile farli perché si tratta di una irradiazione non facilmente definibile. Il tema è il seguente: col 5G ci spostiamo su frequenze molto alte, millimetriche, quindi molto piccole e veloci, che hanno bisogno di moltissime piccole antenne. Secondo l’Autorità per le garanzie nelle comnuicazioni, “le reti 5G dovranno servire un numero elevato di clienti/apparati e connettere un ordine di 1 milione di devices per Km2”.
Quindi si pone anche il problema di come misurare il loro impatto sull’uomo e sull’ambiente? “Direi di sì. Le onde variano anche in funzione dei dispositivi accesi al momento della rilevazione. Di certo siamo e saremo sempre più immersi in un mare di onde elettromagnetiche. Quindi non si tratta di opporsi al progresso e di esprimersi pro o contro il 5G, ma occorre che, stante anche tutta una serie di evidenze di cui ho parlato prima, si valutino molto bene tutte le ripercussioni. E’ una battaglia difficile ma che merita certamente la massima attenzione da parte di tutti, scienza, cittadini, enti di controllo, pubbliche amministrazioni, istituzioni nazionali ed internazionali, perché la posta in gioco riguarda la salute e il destino dell’ambiente nel quale viviamo”.

Torniamo all’antennone di via Baroni. I promotori del comitato spontaneo “Viserba Salute e Ambiente” questa mattina hanno incontrato l’assessore Anna Montini, alla quale hanno esposto le preoccupazioni dei cittadini.
L’Assessore ha fatto sapere che venerdì prossimo l’amministrazione incontrerà ufficialmente la compagnia telefonica Iliad per verificare “se è possibile trovare una mediazione per il bene della comunità di Viserba Monte”, riferiscono i rappresentanti del comitato, che hanno anche consegnato alla Montini oltre 1300 firme di cittadini contrari all’installazione dell’antenna nel cuore del centro abitato di Viserba Monte. Non solo. La richiesta è quella “di una nuova verifica della conformità al regolamento comunale degli atti e del permesso rilasciato ad iliad, per sciogliere il nodo in gola di un’intera comunità. I cittadini di Viserba non vogliono alimentare un dibattito sterile contro l’innovazione tecnologica, ma semplicemente ribadire che nel governo del territorio siano assicurati principi e norme che sovrintendono alla localizzazione dei nuovi impianti, in considerazione anche della particolare “prossimità” a decine di abitazioni, a due scuole dell’infanzia, ad un centro anziani/ricreativo, alla parrocchia, ad aree giochi e percorsi ciclo-pedonali”. Il comitato continua anche (per strada e su PayPal) la raccolta fondi per sostenere la “giusta causa” di Viserba Monte, con l’appoggio di tanti cittadini.

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