Lo spauracchio del Trc sull’assemblea dei soci di Agenzia Mobilità

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Il 14 aprile si riunisce l’assemblea dei soci di Agenzia Mobilità e all’ordine del giorno c’è la patata bollente della trasformazione societaria per approdare alla Agenzia Romagnola, dando vita a Rimini ad una nuova società pubblica (alla faccia di Cottarelli), “Patrimonio Mobilità Provincia di Rimini”.
L’assemblea si sarebbe dovuta tenere già il 5 marzo ma venne improvvisamente annullata. Il motivo sostanziale del rinvio va cercato nei mal di pancia di diversi Comuni soci, anche a guida Pd, indisponibili soprattutto ad accollarsi gli “oneri” e le incertezze che gravano sul Trc e che rischiano in futuro di pesare sui bilanci delle varie amministrazioni.
Il Comune di Rimini, forte del capitale sociale detenuto (quasi l’80%) in Agenzia Mobilità, spinse sull’acceleratore e a dicembre approvò la trasformazione, salvo poi dover tornare in consiglio comunale lo scorso 26 marzo per apportare quegli aggiustamenti chiesti a gran voce dagli altri comuni. “Dipingete il Trc come un’opera meravigliosa e ultramoderna, ma i primi a non crederci sembrano i sindaci Pd, che si sono ribellati e vi hanno costretto a modificare l’impostazione”, ha tuonato in consiglio comunale Carla Franchini del movimento 5 stelle. “I comuni hanno paura di dover sostenere il Trc”, ha aggiunto il collega Tamburini.

All’ordine del giorno dell’assemblea ci sono, appunto, la trasformazione del consorzio “Agenzia Mobilità Provincia di Rimini” in “Agenzia Mobilità Provincia di Rimini s.r.l. consortile”, gli indirizzi per l’aggregazione delle tre agenzie della mobilità di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna in un’unica “Agenzia Mobilità Romagnola s.r.l. consortile” e l’approvazione del bilancio infrannuale al 30 novembre 2014.

Per superare lo scoglio sono stati modificati gli statuti. “Patrimonio Mobilità Provincia di Rimini srl consortile” gestirà gli asset patrimoniali strumentali al trasporto pubblico locale (progettazione, realizzazione, detenzione e manutenzione dei beni strumentali al Tpl) e si occuperà della realizzazione del Trc. Lo statuto inizialmente licenziato di “Patrimonio Mobilità Provincia” prevedeva alla voce “contributi consortili”, l’obbligo di copertura integrale, da parte di tutti i soci, “dell’eventuale perdita della società”, ripartendola in proporzione alle quote possedute.
Ma così facendo Agenzia Mobilità correva il rischio (anche perché l’assemblea dovrà esprimersi con una maggioranza qualificata) che i Comuni le voltassero le spalle, mentre col ritocchino introdotto il Trc peserà solo (si fa per dire) sui comuni (oltre a Regione e Stato) sui quali l’opera insiste.
Pesano poi le osservazioni stringenti del collegio sindacale. Fra le quali la questione dei debiti che saranno ereditati da Patrimonio Mobilità Provincia di Rimini, compresi quelli ingenti verso il gestore del servizio Tpl, senza chiarire con quali fonti verranno coperti, dice il collegio. Col rischio di “incorrere in una tensione finanziaria o nell’incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni”. E poi la sottocapitalizzazione della stessa srl, aspetto tanto più importante perché la società “dovrà assumere le funzioni di soggetto realizzatore e cofinanziatore del Trc”. Per concludere con l’invito ad una “accurata riflessione sulle condizioni di sostenibilità” della nuova società “sulla base di una programmazione pluriennale, un’analisi delle risorse finanziarie necessarie e una verifica della struttura organizzativa” e ad acquisire “un parere preventivo della Corte dei Conti” sulla delicata partita.
Il cda di AM ha risposto punto su punto, ma lasciando aperte questioni importanti.

Gli aspetti delicati in questa operazione non sono pochi. In un documento elaborato a fine dello scorso anno che ipotizza l’organigramma della nuova Agenzia riminese e la messa in funzione del Trc dal 2017, l’equlibrio economico non verrebbe raggiunto “almeno per gli esercizi 2015 e 2016”. Per l’equilibrio economico occorrerebbe attingere alla copertura del disavanzo attraverso i contributi consortili e rivedendo il contratto col gestore, passando dagli attuali 300 mila euro ad 1 milione e 200 mila. Un bel salto, tutto da verificare.

Con la creazione di nuove “scatole” societarie per tenere in piedi il costoso marchingegno della mobilità, il Comune di Rimini sfora dalle maglie disegnate da Cottarelli e che ora sono diventate legge: in questo caso specifico, infatti, le società aumentano, anche se poi il bilancio complessivo delle partecipate da Palazzo Garampi vede una leggera riduzione del loro numero.
“Patrimonio Mobilità partirà subito con un disavanzo di 900 mila euro per gli anni 2015 e 2016, che i soci dovranno coprire coi propri contributi”, dice Gioenzo Renzi. Fra le questioni che destano preoccupazione, c’è il “debito di AM verso Start Romagna di circa 6 milioni di euro e la relativa transazione di questo debito”, sottolinea Renzi. “Inoltre l’immobile di via Dalla Chiesa, valutato in 4 milioni di euro, verrà venduto e qundi verrà meno l’entrata rappresentata dall’affitto”. Non solo. “Agenzia Mobilità dovrà contrarre un mutuo per finanziare il Trc e fare fronte alle altre necessità finanziarie. E mentre si disegnano complicati e incerti assetti societari, si registrano aumenti tariffari e il rincaro degli abbonamenti di circa il 15%”. Costi che sono invece più bassi in altre città della Romagna e della Regione, come ha messo in luce Carla Franchini: se a Rimini un abbonamento annuale per gli studenti costa 200 euro, a Forlì, ad esempio, scende a 150 euro.
C’è poi il problema dei mezzi off limits per i disabili, più volte segnalato.

Contro la fusione romagnola di Agenzia Mobilità e tutto ciò che ne consegue, si esprime anche Claudio Dau, consigliere della stessa agenzia che nel cda ha votato contro il progetto: “Non si avrà alcuna utilità per il territorio riminese, anzi. Nella compagine societaria della futura Agenzia Mobilità Romagnola, Rimini potrà avere solo un ruolo marginale, succube alle determinazioni di Forlì-Cesena e di Ravenna. Noi regaliamo i nostri incassi. Gli unici benefici derivanti da questa operazione saranno ad esclusivo appannaggio di Start Romagna S.p.a, unico gestore di un unico contratto di servizio. Nei fatti si creerà un monopolio di Start che durerà vita natural durante, con una forza contrattuale tale che impedirà qualsiasi possibilità per gli enti di rinegoziare gli importi contrattuali”.
Dau si dice “pessimista sulla fase di trasformazione e successivo scorporo del ramo TPL dalla società dei beni. Mi sembra che si vada a scaricare tutto su quello che resta, senza stabilire con quali soldi andrà avanti la società, da dove arriveranno questi soldi e quanti soci rimarranno. E i dipendenti che rimangono, che prospettive hanno in una società che sta per fallire? Quale futuro gli si presenta? Abbiamo vissuto la vicenda di Aeradria, dove si diceva “vai avanti, non preoccuparti, ci pensiamo noi”, e invece…”
Non solo. “Si parla poi di mutui che l’Agenzia dovrebbe contrarre non appena per quanto riguarda il Trc, ma anche per chiudere il debito pregresso di Start Romagna. E se poi il contenzioso non si chiude, di chi sarà quel debito?”, incalza Dau. “Da dove deriva dunque tutta questa fretta? Non vedo altra ragione se non quella di cercare ogni modo per tutelare Start Romagna, che diversamente non potrebbe reggere il confronto con il mercato per via dei suoi elevati costi di struttura”.

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