Massimo Pulini mette a segno un altro «colpo» su Caravaggio

Massimo Pulini mette a segno un altro «colpo» su Caravaggio

I critici d'arte e la stampa di mezzo mondo stanno parlando in queste ore di un Caravaggio ritrovato, con tanto di asta bloccata che avrebbe dovuto vendere a Madrid il dipinto a soli 1.500 euro nel pomeriggio di oggi. L'ex assessore alla Cultura del Comune di Rimini non ha dubbi sulla paternità della tela che misura 111 x 86 centimetri.

E’ notizia di queste ore che un quadro di cui si parlerà ancora per molto, e che la casa d’aste Ansorena di Madrid alle ore 18 di oggi avrebbe battuto all’asta per soli 1.500 euro, in realtà sarebbe un capolavoro di Caravaggio. Tanto che il lotto è improvvisamente scomparso dal sito della casa d’aste e il governo spagnolo, col ministro della Cultura José Manuel Rodríguez Uribes, l’ha «requisito», stabilendo che per il suo valore non potrà lasciare il Paese.
Stiamo parlando dell’Ecce Homo che veniva attribuito alla cerchia di José de Ribera (Spagnoletto), esattamente descritto come “Incoronazione di spine”, eseguito a olio su una tela di cm. 111 x 86, sul quale però l’ex assessore alla Cultura del Comune di Rimini, Massimo Pulini, storico dell’arte, non ha dubbi e in un saggio pubblicato su aboutartonline.com ne spiega le ragioni e assegna alla mano di Michelangelo Merisi.
Più d’uno studioso oggi sulla stampa italiana e internazionale affibbia all’Ecce Homo la paternità di Caravaggio. Lo fa ad esempio Maria Cristina Terzaghi su Repubblica, Vittorio Sgarbi è della stessa opinione, ma non manca chi si dissocia, come Nicola Spinosa: «Non è Caravaggio. Secondo me il quadro è di un caravaggesco di alta qualità, più che Ribera».
Ma l’unico che si sofferma in maniera dettagliata sull’Ecce Homo e sulla «paternità» di Caravaggio è Pulini: «Ritengo si tratti di un quadro molto famoso, commissionato da Massimo Massimi nel 1605 e che il pittore si era impegnato a eseguire con soli trentasei giorni a disposizione, se tenne fede a tale promessa, eppure sono convinto che quel dipinto verrà riconosciuto come uno dei risultati più intensi e riusciti dell’artista».

Massimo Pulini. Si è dimesso da assessore alla cultura del Comune di Rimini nel 2019.

Per Pulini sono tanti e indiscutibili i punti di convergenza fra l’Ecce Homo finito in Spagna e Caravaggio: «Oltre alla struggente bellezza, che avvicina la novità spagnola alle più alte vette del maestro, anche la radicalità spirituale dell’opera è molto più pertinente e di gran lunga superiore a quella del dipinto di Genova. Il quadro di Palazzo Bianco è costruito senza tensioni compositive o torsioni formali, sempre presenti in Caravaggio, mentre per contro vi risultano caricati i caratteri espressivi.
Nel dipinto di Madrid invece si rende fisico un momento universale scavato nell’ombra per estrarne la massima intimità possibile, non diversamente da come avviene nella Conversione di San Paolo in Santa Maria del Popolo.
La poca luce che scende diagonale dall’impluvio, nel palazzo del Consiglio d’Israele, colpisce il petto di Gesù, il suo volto reclinato verso la spalla sinistra, rilevando gli occhi socchiusi in una sofferenza più delusa di quanto non sia offesa. Nel mezzo di due sguardi pungenti rivolti all’osservatore quel mesto distogliersi del Cristo diviene ancora più silente e sincero.
Anche la fisicità compatta e brevilinea dei corpi, dei volti e delle mani, coincide con le opere romane di Caravaggio e ognuno degli attori rilascia un senso di istintiva familiarità.
Nell’Ecce Homo spagnolo echeggiano presenze conosciute, il sacerdote in primo piano ha i medesimi caratteri del Giuda nella Cattura di Cristo di Dublino e il modello vivente dovrebbe essere lo stesso usato anche per la prima redazione del San Matteo e l’angelo, andata distrutta a Berlino durante l’ultima Guerra Mondiale.
Il viso di Cristo ha inclinazione e tipologie che ritroviamo nella Madonna dei Palafrenieri (Roma, Galleria Borghese) che è ugualmente del 1605, stessa la virgola di luce che, scavalcata la cupola dell’occhio socchiuso, per rilevare la radice del naso, all’altezza del seno sfenoidale.
Ancora più evidente la somiglianza nel volto del David con la testa di Golia, sempre della Borghese ed è qui, sulla struttura fisica dei due visi, del Gesù e del David, che bisognerebbe soffermarsi più a lungo, comparando il taglio della narice, per guardare come in entrambi i casi una netta parentesi chiuda l’ala del naso o come la punta toccata dalla luce scenda alla sottostante columella. Anche la carnosità delle labbra è la medesima, il taglio dell’orecchio e lo sfumarsi nell’ombra del sopracciglio corrugato.
Infine, il giovane che sullo sfondo resta in ombra, è vicino d’aspetto al Bacchino malato e va allora pensata la messa in posa di un musico della prima stagione romana».
Il dipinto in questione «si presenta all’asta senza un restauro recente, ossidato in più parti, con piccole cadute di colore e minime zone di ridipintura. La tela, che misura cm. 111 x 86, è di dimensioni più ridotte rispetto a quella di Cigoli (cm. 175 x 135) ora conservata alla Galleria Palatina di Firenze e rispetto alla Incoronazione di spine attribuita a Caravaggio (cm. 178 x 125) e identificata da alcuni come l’opera che in origine apparteneva a Massimo Massimi. Non posso escludere che la tela madrilena sia stata tagliata e che un tempo mostrasse una parte più ampia della balaustra e dello spazio che circonda le figure».
Pulini fa anche notare un altro «aspetto cruciale che il futuro restauro metterà di certo in evidenza», e cioè che «anche a occhio nudo» si notano «una serie di incisioni, di sottili solchi che interessano l’imprimitura della tela di Madrid e che sono ricorrenti in molte opere del Merisi. Le principali si percepiscono precisamente sopra la mano destra e sopra la spalla sinistra del Cristo. Malgrado sia radicata la leggenda che Caravaggio non disegnasse ho sempre pensato che la presenza di quelle incisioni in tante sue tele servisse da coordinata per il posizionamento di carte o cartoni preparatori».
Pulini non è nuovo a «colpi» di questa portata. Docente di pittura all’Accademie di Belle Arti di Bologna, pittore (ha lavorato anche per i Musei Vaticani ed esposto in mezzo mondo), curatore di mostre importanti, ha pubblicato saggi su Lorenzo Lotto, Tiziano Vecellio, Caravaggio (è anche autore del monologo teatrale Caravaggio nero fumo), Guercino (di cui è uno dei massimi conoscitori), Cagnacci e tanti altri. Già nel 2010 attribuì a Caravaggio un ritratto inedito conservato nella Pinacoteca Crociani di Montepulciano.
Pare che sulla decisione di ritirare il dipinto abbia influito anche lo studio di Massimo Pulini, che l’ha inviato alla casa d’aste spagnola.

E’ il vero Ecce Homo di Caravaggio

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