Momenti di Gloria per il dopo Gnassi? La leadership del centrosinistra contesa fra due donne

Momenti di Gloria per il dopo Gnassi? La leadership del centrosinistra contesa fra due donne

Raccoglie il testimone del decennio scoppiettante, intercetta i ramificati interessi del mondo cattolico e del volontariato, risulta digeribile anche ai pentastellati. E già si comporta come il prezzemolo. Vuoi vedere che l'attuale vicesindaca ha più filo da tessere della compagna Emma?

Se dopo Andrea Gnassi il centrosinistra vuole giocare una carta “alla Ravaioli“, che è un po’ anche quanto auspica Maurizio Melucci, lei ha i connotati quasi giusti. Risponde al nome di Gloria Lisi. E’ cattolica “francescana” (i poveri, i migranti, la Caritas… ma silenzio assoluto sui temi più divisivi come l’aborto, anche quello farmacologico), è introdotta nel mondo diocesano e in particolare in quello delle associazioni di volontariato. Alla laurea in giurisprudenza ha aggiunto quella in Scienze religiose, è abilitata all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. Tanto introdotta che quando è entrata a palazzo Garampi ha dovuto lasciare di tutta fretta la presidenza della Cooperativa Sociale Madonna della Carità, dove si era insediata il 19 maggio 2011, al punto che il consigliere di Fratelli d’Italia, Gioenzo Renzi, con una interrogazione sollevò il tema della incompatibilità fra la funzione pubblica della Lisi e quella di rappresentante legale dell’organismo che fa capo alla chiesa riminese e che si occupa di gestire le strutture di accoglienza e reinserimento sociale di persone italiane e straniere in stato di disagio, abbandono ed emarginazione. Quando fu nominata vicesindaco, il 17 giugno 2011, questo il rilievo di Renzi, “Madonna della Carità” era il soggetto attuatore di servizi retribuiti e svolti per conto del Comune di Rimini, capofila del Distretto di Rimini Nord. E le dimissioni da presidente della cooperativa furono rassegnate da Gloria Lisi “con raccomandata del 16 giugno e ratificate il 20 giugno”. Per non parlare della “inopportunità di aver attribuito alla Vice Sindaco e Assessore Gloria Lisi le deleghe, welfare e protezione sociale, politiche di integrazione, politiche socio sanitarie, che comportano un rapporto diretto tra l’Amministrazione Comunale e l’Associazione Madonna della Carità” nella quale era inserita, con vari ruoli, sin dal 2004. Acqua passata.

Nel suo curriculum ci sono la partecipazione a corsi per mediatori internazionali di pace, uno in diritto delle migrazioni, e poi catechista e animatrice di campeggi, volontaria nella Caritas, per l’Enaip ha insegnato italiano agli stranieri, quindi la lunga esperienza con l’associazione Madonna della Carità: informazione agli immigrati e consulenza legale, centro di prima accoglienza, “giro nonni”, servizio civile rivolto ai ragazzi, il progetto “detenuti stranieri” e tanto altro. E’ stata anche presidente e legale rappresentante della cooperativa sociale Eucrante. Un lasciapassare niente male per intercettare determinate sensibilità e anche interessi, sebbene legittimi, elettorali, che assegnano all’arcipelago cattolico a Rimini un notevole peso nel segreto dell’urna.

Potrebbe essere l’erede naturale di Gnassi. La continuità – ripulita di qualche eccesso – in quella visione pianificata e attuata nei dieci anni del suo mandato, fatta di arredi, contenitori culturali, piano strategico, eventi e tutto l’armamentario associato al sindaco “che fa”. Eredità è parola grossa. Tutti capiscono, ad esempio, che l’arte del “mangiafuoco” o quella del ringmaster del circo politico è mestiere che non si improvvisa, non si impara frequentando il maestro nelle sedute di giunta e non si tramanda da sindaco a vicesindaco. Ma cosa offre in alternativa la piazza? Se su Gloria Lisi c’è da scommettere che Gnassi (e dunque anche Bonaccini) non si opponga, lo stesso si può dire per Emma Petitti? No, non si può dire.

Che ci faceva Gloria Lisi in veste di padrona di casa all’incontro fra il prof. Zamagni e il sindaco Gnassi promosso dai cattolici del centro culturale Paolo VI? Nessuno l’ha ufficialmente spiegato. Rimini 2.0 avrebbe voluto saperlo dagli organizzatori ma pur avendo inviato una mail per chiedere di poter interloquire col presidente, dal centro culturale che ha nel proprio Dna il “carisma del dialogo” (Paola Affronte introducendo il primo incontro Non aver paura di tirare un calcio di rigore) nessuno ha risposto. Però anche solo simbolicamente, la sua presenza in quel luogo e con quei due interlocutori è stata piena di significati. Non da ultimo perché Gnassi ha lasciato una sorta di testamento politico da raccogliere e proseguire mentre Zamagni (che ha appena fatto nascere il nuovo partito di centro e di ispirazione cristiana battezzato “Insieme”) ha chiesto che Rimini torni al dialogo e si decida a “passare dalla città creativa alla città virtuosa”, punteggiando una sorta di identikit di sindaco cattolico. Sarà lei la sindaca delle virtù? “Troppo presto per esserne certi”, dice una persona che ben conosce quel che si muove nel Pd e dintorni. “Ma potrebbe essere il nome che mette d’accordo il maggior numero di realtà politiche e civiche che dovranno convergere per non perdere nella sfida col centro destra, perché al di là dei proclami interessati tutti sanno perfettamente che la partita si giocherà, prima che sulle bandiere di partito, sulla qualità dei candidati a sindaco e sulla rete delle alleanze, chi sarà più bravo da questo punto di vista andrà a governare la città”.

Siccome siamo anche entrati nell’era della incredibile (solo fino a poco tempo fa) alleanza fra Pd e 5 stelle, che in varie parti d’Italia ha già ricevuto il suo battesimo ufficiale e che, pur accompagnata da un tracollo di voti per i pentastellati, è stata all’origine dell’exploit di alcuni sindaci del centro sinistra (come a Faenza), va detto che davanti a Gloria Lisi è difficile che i grillini possano mettersi di traverso. Risulta molto più «digeribile» della candidata di lungo corso del Pd. Momenti di Gloria all’orizzonte.

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