Piazza Malatesta: bisogna piegarsi ai deliri di onnipotenza del nuovo signore di Rimini

Piazza Malatesta: bisogna piegarsi ai deliri di onnipotenza del nuovo signore di Rimini

Il consiglio comunale di ieri merita di essere tutto raccontato. Perché spiega bene come il sindaco regnante eserciti il comando e decida tutto da solo, anche le opere destinate ad incidere radicalmente sul presente e sul futuro della città. Ma la notizia è questa: i lavori per la ripavimentazione della piazza sono già stati appaltati, ormai non si può toccare nemmeno una virgola, e i consiglieri comunali le slide con quel che verrà realizzato le hanno viste ieri per la prima volta. Il podestà a confronto...

Mozioni provenienti dai banchi dell’opposizione respinte in blocco. Piazza Malatesta sarà pavimentata e ciò che gli archeologi hanno in questi mesi scavato resterà sotto la “piazza dei sogni” (tranne i boccali in maiolica del XIV-XV secolo). Perché ormai, secondo l’amministrazione comunale, non si può fare diversamente. C’è un finanziamento da utilizzare legato ad un progetto e non si può uscire dal seminato. Sia dagli esponenti della minoranza che da alcuni della maggioranza, l’amara constatazione che un intervento così importante è stato deciso tutto e solo dalla giunta, senza coinvolgere minimamente il consiglio comunale e la città. “Di tutto questo progetto in maggioranza ne abbiamo parlato solo tre giorni fa, questa è la cosa più grave in assoluto; io sono anche presidente della commissione cultura ma le slide del progetto così come ci sono state mostrate questa sera le ho viste lunedì scorso”, ha detto il consigliere di Patto civico Davide Frisoni. “Che un progetto di questa portata non sia stato condiviso dall’origine nemmeno con tutta la maggioranza credo sia molto grave e questo è un problema politico, non tecnico”. E ne hanno parlato tre giorni fa perché l’opposizione ha raccolto le firme per un consiglio comunale tematico, altrimenti tutto avrebbe continuato a rimanere top secret.
Il sindaco ieri sera c’era in consiglio comunale e più volte ha interrotto Frisoni nel suo intervento e non l’ha fatto solo con lui. Quando ha preso la parola l’ha tenuta per circa un’ora (a fronte di tempi contingentati per gli interventi dei consiglieri) ma su questo arriveremo fra poco.

Una parentesi, ma di non poco conto. Il consiglio comunale ai tempi del Covid non può essere seguito fisicamente (con la presenza in sala) nemmeno dai giornalisti. L’unico canale per ascoltare le sedute è la diretta trasmessa da Icaro Tv. Bene. Il consigliere Carlo Rufo Spina aveva appena iniziato l’illustrazione del suo ordine del giorno quando, trascorsi poco più di 5 minuti, è sparita la diretta e sul canale 211 del digitale terrestre è andato in onda il tg di Tv2000. Quando dopo parecchio tempo, sullo schermo immagini e voce si sono ricollegate col consiglio comunale di Rimini, stava terminando di parlare il consigliere Gioenzo Renzi. Ecco perché non possiamo riferirvi della prima parte del consiglio comunale, che pure dovrebbe essere pubblico e la stampa non dovrebbe incontrare ostacoli nello svolgere il proprio mestiere. Ma il difetto di trasparenza e anche di partecipazione non è meno grave per la parte che ricade sui consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, che solo – rispettivamente – da lunedì e da ieri sera, hanno potuto prendere visione di certi dettagli del progetto di piazza Malatesta che vale 3 dei 12 milioni di euro di soldi pubblici di costo del Museo Fellini, oltre a comportare una radicale trasformazione del cuore storico di Rimini. Solo adesso che non si può più toccare nemmeno una foglia (anche perché non ci sono più nemmeno quelle causa abbattimento di gran parte dei platani) sono state svelate le slide sulla piazza dei sogni (e noi ve le mostriamo così come abbiamo potuto estrarle dal video). Solo adesso che è già stata “appaltata la gara per la ripavimentazione e rendicontata da un punto di vista amministrativo al Mibact e prevede l’avvio dei lavori a novembre 2020 e la fine a febbraio-marzo 2021”, ha detto ieri in consiglio comunale la dirigente ing. Fravisini. Les jeux sont faits. Rien ne va plus.

Slide. E’ toccato all’ingegner Fravisini e all’architetto Boschi commentarle mentre scorrevano sul grande schermo (non sempre e non tutte mostrate in tv durante la diretta del consiglio comunale). Il Museo Fellini è un “progetto ben preciso finanziato dal Mibact e inserito all’interno dei progetti culturali strategici del Paese”. Un concetto ben rimarcato per far capire che i giochi sono fatti e non è possibile accogliere le istanze della minoranza ma anche di studiosi e storici che reclamano la valorizzazione degli scavi. C’è un cronoprogramma da rispettare, ha ribadito la dirigente, che prevede “la fine dei lavori per l’installazione del Museo Fellini a dicembre-gennaio 2020 e per piazza Malatesta a marzo-aprile 2021”. Giusto in tempo per la campagna elettorale che verrà.
“Scavi ad una profondità maggiore di quella già autorizzata dovranno eventualmente essere condotti con un progetto archeologico del Mibact e con risorse dedicate”. Mettiamoci una pietra sopra.
Naturalmente il Museo Fellini “è inserito in un più ampio progetto di valorizzazione urbana”, siamo alle prese con “un processo di rigenerazione urbana”, di “luoghi che fino a poco tempo fa erano privi di identità”. Pensano così tanto di “valorizzare Castel Sismondo” che nel corso della presentazione è stato definito “immobile”. Il motivetto ripetuto fino alla noia è: “suggestioni”. Legate a quelle “installazioni” che il consiglio comunale ha ammirato, non senza stupore, ieri per la prima volta. Altra sottolineatura della dirigente: “tutto autorizzato dalla Soprintendenza, che ha anche prescritto indagini di approfondimento”. Il 25 e il 29 maggio sono state effettuate le prime verifiche archeologiche “che hanno permesso si confermare la presenza di un riempimento costituito da terreno di riporto di macerie risalenti al 1826, questi riporti e macerie costituivano l’antico fossato e hanno confermato tutte le conoscenze legate alla campagna di scavi archeologici che è stata condotta da ottobre 2015 fino a marzo 2016”. L’amministrazione comunale sapeva già, quindi, dove andava a mettere le mani, come ha spiegato nelle scorse settimane anche l’ex direttore dei Musei comunali.
“Queste indagini hanno confermato ciò che noi avevamo già indagato in precedenza”, sono state le parole dell’ing. Fravisini.

Si farà anche la “fontana” con nebulizzatore davanti al castello (secondo l’arch. Boschi “può ricordare la sistemazione di Place de la Bourse a Bordeaux”; ndr: chi lo desidera può vederla in rete e farsi un’idea di quanto c’azzecchi con piazza Malatesta), autorizzata pure questa dalla Soprintendenza. Compreso il vano tecnico interrato. L’ing. Fravisini: “Eravamo a conoscenza del vincolo e il progetto è stato inviato per la preventiva autorizzazione alla Soprintendenza”. Nei giorni 11 e 22 settembre, sotto la sorveglianza della Soprintendenza sono stati svolti approfondimenti che “hanno permesso di confermare l’assenza di ulteriori strutture pertanto tutte le verifiche effettuate, permettono di collocare il vano tecnico e il piano d’acqua senza alcuna interferenza con le strutture del fossato e del ponte. Saranno condotte comunque ulteriori indagini al momento dell’avvio dei lavori del secondo lotto, in modo da tutelare e conservare le strutture archeologiche individuate come da prescrizione della Soprintendenza”.
Un altro particolare significativo. Se l’ing. Fravisini ha tenuto ad evidenziare che tutti i reperti sono “al momento studiati e vagliati dalla Soprintendenza”, molti dei quali “saranno oggetto di ulteriori approfondimenti” e che “le indagini proseguiranno di pari passo coi lavori in corso in modo da avere una conoscenza adeguata e approfondita di quanto emerso”, il sindaco nel suo intervento fiume ha detto altro. Si sa già tutto.

E arriviamo al sogno di Gnassi. Quasi un’ora di comizio, partito dal “rapporto fra innovazione e tradizione, architettura, paesaggio, urbanistica e tecnologia”, passando per “l’hardware e il software”, il piano strategico, le fogne, piazzale Kennedy, al Meni e il nuovo museo (“coltura e cultura”), il circo enogastronomico che “non è le luci della ribalta di Bottura ma è ribaltare le luci sui grani antichi della Valmarecchia…”.
Si è sentito “provocato”, così ha detto, è ha sbrodolato di tutto per spiegare “dov’è il pensiero” che sottende il progetto del Museo Fellini.
Già, dov’è? “Fellini è la chiave… uno strumento, una scusa per un progetto che riqualifica la terra di Sigismondo”. Fellini come leva per lanciare nel mondo il Rinascimento riminese. “Il centenario di Fellini, non perché l’abbiamo deciso a Rimini ma perché il mondo usa altri occhiali rispetto ai nostri, è stato celebrato in tutto il mondo, purtroppo non è avvenuta la stessa cosa per i 600 anni di Sigismondo”. Che però sono stati gestiti malissimo, bisognerebbe integrare. Ci vuole Fellini per fare grande il Castello di Brunelleschi, insomma. Col Museo Fellini “attraverso il sogno, il paradigma immaginifico felliniano”, si è “deciso di creare una città diversa mettendo al centro il castello. Per questo non c’è dicotomia ma tradizione e innovazione insieme”.
Mica è tutto. “Brunelleschi era un folle, non era solo un architetto e un ingegnere, era un artista, che lavorava con le tecnologie, la cupola di Brunelleschi è nata contro le leggi della statica e della tradizione”. E la tecnologia Gnassi vuole applicarla “al castello e alla piazza Malatesta”.

Ha scomodato anche Ratzinger e Bergoglio. “Tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri”, citando Mahler. “Il concetto di tutela e non di valorizzazione sta facendo decadere la tradizione”.
Il sogno, il sogno e il sogno. “Un sogno per riqualificare una piazza usando un paradigma che nel mondo è conosciuto, Fellini”. L’alfa e l’omega è Fellini.
Gnassi è convinto che “nel 2024” (anche se si augura possa accadere prima), quando il turismo tornerà a girare a pieno regime e la pandemia sarà definitivamente archiviata, col Museo Fellini, il Part, il lungomare più bello del mondo, al Meni e ogni altra mirabilia da lui creata, “il visitatore sceglierà Rimini”, frotte di turisti arriveranno da ogni dove. Perché “Rimini sogna a differenza dell’Italia che non sogna più”. Il sindaco sogna e immagina che piazza Malatesta diventi uno spazio per eventi “per fare 4-5mila biglietti e così reggere i costi dell’opera, e quando non sarà arena sarà una piazza”.

Si diceva della cautela con la quale la dirigente Fravisini ha ragguagliato sulle verifiche in corso circa i ritrovamenti emersi in piazza Malatesta, indagini che proseguono e non sono concluse.
Per il sindaco è invece tutto già chiaro: “Stiamo al fatto scientifico: se lì sotto ci fosse il tesoro di Tutankhamon lavoreremmo per quel tesoro, ma oggi i rilievi tecnico-scientifici, l’organismo preposto, la Soprintendenza, sta dicendo purtroppo che non è così. Gli scavi hanno riportato alla luce dei lacerti, dei residui di mura…, ci sono sotto tutte le case presenti nel centro storico di Rimini, più o meno dei pozzi dove buttavano le ceramiche…, su quello che vorremmo che ci fosse non si può costruire un progetto”.

“La lama d’acqua è un segno importante per costruire un sogno di fronte al castello e far rivivere la suggestione di quello che era, sennò facciamo della Italia in miniatura posticcia”. La storia come suggestione e installazione. Anche in chiave turistica. “Io quando vado in giro dico che lì (nel castello, ndr) ci ha vissuto Piero della Francesca”, è una “licenza storica”. Così come si sfrutta la presenza di Azzurrina nel castello di Montebello, o Romeo e Giulietta a Verona, sempre esempi fatti dal sindaco.
Tutti “meccanismi emotivi di fascinazione”, unica arma, sembra di capire, per rivitalizzare la storia e i monumenti. E staccare biglietti. Dall’altra parte c’è la morta “ideologia del beneculturalismo, della tutela della decadenza, i difensori di una tradizione senza senso e senza prospettiva”. Ma “il mondo cambia” e chiede altro. E Rimini “è l’unico posto in Italia che dà una chiave del tutto si immagina”. Al termine di un’ora di lezione di questa caratura e vastità, il sindaco ha richiesto la parola per un annuncio: “Dentro questo progetto di valorizzazione materiale e immateriale, nelle prossime settimane faremo una delibera di giunta per istituire un comitato promotore, per il quale abbiamo già avuto l’adesione di autorevoli personalità e altre se ne affiancheranno, per chiedere che il Tempio Malatestiano e le terre malatestiane (Valmarecchia e Valconca) diventino patrimonio dell’Unesco e dell’Umanità”. Impegno già annunciato nel 2018 (qui) e che comunque circola da più di dieci anni.

Un progetto, quello del Museo Fellini, tenuto segreto a tutti, “calato dall’alto, utilizzato in maniera strumentale per incassare dei soldi del Mibact, che ha il fiato corto da un punto di vista culturale e politico, la gente dice basta con Fellini, non se ne può più”, secondo Gioenzo Renzi.
Filippo Zilli ha detto che trattandosi di un’area di 11mila mq “potrebbe esserci la possibilità di recuperare e valorizzare almeno qualcosa di quel che è emerso negli scavi di piazza Malatesta”, aggiungendo: “Mi sembra strano che la Soprintendenza vada a distruggere delle attività economiche perché hanno 20 centimetri in più di tenda e invece non dica nulla su quello che accade in piazza Malatesta”. Ogni riferimento ai dehors non è puramente casuale.

L’assessore Piscaglia è convinto che Rimini si stia “trasformando in una città d’arte” e che questa sia la percezione diffusa. Ha ammesso che “c’è stata una reticenza nel rendere evidenti i risultati degli scavi archeologici alla città, ma sarà fatto”. A tempo debito, partendo dal Festival del mondo antico. “Cambiare progetto in corso d’opera non si può fare” e occorrerebbero “moltissime risorse, molti anni, col rischio che non arrivino i finanziamenti e si debba lasciare la città con un “buco” nel pieno centro”. Infatti il tema non è cambiare il progetto adesso, ma semmai preoccuparsi di condividerlo per tempo almeno col consiglio comunale e arrivare ad una decisione informata. Poi è chiaro che l’ultima parola ce l’ha chi governa.
Resta un grande dubbio, che Gioenzo Renzi ha sintetizzato così: “Il circo Amarcord si può fare ovunque, a Cesena, in America …, invece l’unico che sta sotto piazza Malatesta ce l’abbiamo solo a Rimini”. Sarà il tempo a dire se la decisione del sindaco che sogna sarà la svolta per Rimini. E quale svolta.
La mozione di Renzi (“Riscopriamo e valorizziamo la storia millenaria di piazza Malatesta”) all’appello nominale stava per raccogliere anche il voto di Gnassi. Il segretario ha cominciato la chiama: “Gnassi..”. E lui: “Sì”. Il segretario: “Si!?”. Gnassi: “Ah no!”. Era ancora preso dal sogno.
Risultato: 12 favorevoli, 18 contrari, 1 astensione (Davide Frisoni).
La mozione di Rufo Spina (“Cantiere archeologico piazza Malatesta – tracce del quartiere medievale”) 18 contrari, 13 favorevoli (fra cui Davide Frisoni).
Fine. Mezzanotte e trenta dell’8 ottobre. Anno del Signore (di Rimini) 2020. Primo dell’era del sogno. Della fascinazione. Dell’immaginazione. Speriamo non del Pataca.

Italia Nostra di Rimini e l’Associazione Rimini città d’arte Renata Tebaldi si rivolgono al ministro Dario Franceschini e alla Soprintendenza di Ravenna per bloccare l’installazione/fontana di mille metri quadrati davanti alla Rocca.
“Non si mette ora in discussione la decisione della Amministrazione comunale (2018) di insediare nel Castello l’immaginato Museo Felliniano (pur se a noi non appare appropriata destinazione della fabbrica quattrocentesca), ma sorprende che il Ministero abbia fatto proprio e generosamente finanziato il complessivo progetto che del Museo prevede la espansione all’esterno negli spazi circostanti con installazioni permanenti nella piazza Malatesta in aperta violazione del ministeriale divieto di fare qualsiasi costruzione e con la distruzione del vincolato sottosuolo archeologico. Proprio in corrispondenza del fossato su una superficie di circa mille metri quadrati si vuole erigere una fontana che da un grande braccio metallico ad arco rampante cala un velo d’acqua, suggestivo e liquido schermo per ricevere la proiezione delle più celebri sequenze filmiche felliniane. Nel sottosuolo fino alla profondità di circa cinque metri il vasto volume delle complesse attrezzature meccaniche di governo della fontana, il serbatoio, la camera di ispezione, in luogo e a definitivamente coprire gli strati archeologici”. Le due associazioni sperano che Franceschini “si adopererà efficacemente perché non sia consumata a Rimini, e proprio con le risorse e la responsabilità del suo Ministero, una tanto grave offesa al patrimonio storico e artistico del nostro paese”.

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