Monumento a Scureza, per riappropriarsi di Fellini

Monumento a Scureza, per riappropriarsi di Fellini

Nell'estate del Fellinianno Rimini avrebbe potuto avere una mostra attrattiva e rombante dedicata a Federico Fellini. "Rubata" da altri perché il Comune non ha battuto ciglio. Nemmeno davanti alla proposta del monumento al motociclista da realizzare in una piazza di Rimini. Parla Costantino Frontalini.

Sarà un equivoco. Non può essere che un equivoco. Nell’estate del Fellinianno Rimini avrebbe potuto avere una mostra attrattiva e rombante dedicata a Federico Fellini. A pochi euri. Nell’anno del ventennale della morte di Fellini (31 ottobre 1993), un percorso espositivo allestito a Castel Sismondo attraverso otto film del Maestro raccontati in sella a due e tre ruote. Nell’anno del quarantennale di Amarcord, Rimini avrebbe potuto riascoltare con l’orecchio della memoria il rombo della Harley Davidson di Scurèza ‘d Corpolò, eco delle incursioni fulminee in piazza Cavour o al molo. “Dai Scurèza! Bravooo!”
Se non ora, quando? La Casa museo Enzo Ferrari, che sul sogno ha costruito un mito rampante, non si è fatta scappare la coincidenza e dal 18 maggio al 9 giugno la mostra l’ha allestita. E mica per niente il centro commerciale le Befane, che al proprio centro dimostra di tenere parecchio, la mostra l’ha inaugurata sabato e andrà avanti fino al 7 luglio. Con un messaggio di benvenuto che la dice lunga: “In occasione del 20° anniversario della scomparsa di Federico Fellini, la città di Rimini rende omaggio al suo illustre figlio con la mostra Fellini: le moto del maestro…” La città di Rimini interpretata dalle Befane.
La motocicletta nel cinema è il regno nel quale domina incontrastato Costantino Frontalini (nella foto), che a Cingoli custodisce il tesoro, il Museo del sidecar. Dalle prime monocilindriche utilizzate nel cinema muto, quelle che hanno visto protagonisti Charlie Chaplin, Ridolini, Stanlio e Ollio o Buster Keaton, passando per le “moto impossibili”, tipo il sidecar degli Aristogatti e il Bat-Cycle di Batman. Ci sono anche i simoboli del sogno americano: l’Harley-Davidson Hydra Glide di Easy Rider, la Triumph Thunderbird del Selvaggio Marlon Brando, la Honda con porta chitarra inclusa che scarrozza il cantante del luna park, cioè Elvis Presley, il sidecar di Indiana Jones e l’ultima crociata. Un’altra sezione del Museo, in tutto sono sei (con nove moto per ciascuna), raccoglie “rombi da Cinecittà” e qui ci sono tre Guzzi con carrozzino passate alla storia: quella di Don Camillo e l’onorevole Peppone, Il federale (con Luciano Salce e Tognazzi) e I tartassati (Totò e Aldo Fabrizi), il “Falcone” inforcato da Alberto Sordi nei panni del vigile, la bicicletta motorizzata di Pane, amore e fantasia. Il resto sono vespe e lambrette, compresa la 125 di Vacanze romane, e le “moto del Maestro”. Torniamo così a bomba da dove eravamo partiti. Sono i mezzi di locomozione su due e tre ruote che recitano nelle pellicole di Fellini: il motocarro Guzzi Ercole de La Strada, la vespa “Paparazzi” de La dolce vita, l’Harley 750 di Amarcord, la Laverda di Roma, il Gilera Saturno dei Clowns. Fino al Guzzi militare che vede protagonista la motociclista della Città delle donne, il Ducati Indiana della Voce della luna, il motocarro Innocenti delle Notti di Cabiria, e – senza motore ma non senza fascino – il triciclo sul quale hanno giocato i fratelli Federico e Riccardo Fellini nella loro infanzia di Gambettola. Il Museo si completa poi con varie tipologie di sidecar, praticamente tutte.
“Ho iniziato più di 40 anni fa a raccogliere queste moto”, spiega Frontalini.
Con la sua mostra su Fellini l’hanno invitata a Modena alla Casa Museo Ferrari e alle Befane, ma l’amministrazione comunale di Rimini si è mai fatta viva con lei?
No. Sono io che in passato ho fatto arrivare il messaggio in Comune, per proporre la mostra su Fellini in occasione del ventennale di quest’anno.
La risposta quale è stata?
Nulla di fatto. Attraverso alcune persone, tra cui Francesca Fellini (ma non solo), avevo fatto una proposta al Comune di Rimini, ritenendo che l’anniversario potesse essere una occasione molto valida.
Qual era la sua idea per ricordare Fellini a Rimini?
Avevo proposto di allestire l’esposizione “le moto del Maestro” a Castel Sismondo durante questa estate. Ovviamente non nella forma che si può vedere alle Befane, dove gli spazi sono limitati e non è possibile creare scenografie elaborate. A Castel Sismondo avrei contestualizzato ogni moto con le gigantografie dei film di Fellini, un maxi schermo per le proiezioni e così via. Vede questa Harley di Scurèza ‘d Corpolò? Avrei creato un allestimento cinematografico, come il set di Fellini: la neve, i simboli di Rimini, la moto… il tutto osservato da un oblò. Solo a pensarci viene la pelle d’oca a me che non sono riminese.
Le hanno detto di no per i costi troppo alti?
Alti? Dodicimila euro chiavi in mano, come si suol dire. Mi sembra una cifra abbordabile per un Comune come Rimini che in eventi durante l’estate immagino investa molto. Ma io non voglio pensare che il problema siano i 12 mila euro, forse, anzi spero, che il mio messaggio non sia arrivato sufficientemente chiaro al Comune, forse non avendo visto le moto non hanno compreso. Sarà stato un equivoco. Sa un’altra cosa?
Dica.
Avevo anche proposto il monumento al motociclista da realizzare in una piazza di Rimini.
In onore di Scureza?
Certamente, perché è il mito del centauro, l’archetipo del motociclista ed il personaggio di un film, noto in tutto il mondo, strettamente legato a Rimini. Valorizzarlo qui permetterebbe finalmente di legare il nome di Rimini a Fellini, con un simbolo di grande impatto.
Anche dal punto di vista turistico, quindi.
Assolutamente si. Gli americani che vengono a vedere il mio Museo si inginocchiano davanti alle moto di Fellini e non esagero. In particolare davanti al motocarro de La Strada, col quale Fellini vinse la prima statuetta e venne inaugurato il premio per il miglior film straniero agli Academy Awards. Rimini ha per le mani una ricchezza inestimabile ma non la fa fruttare.
Il Comune di Rimini sta anche pensando ad un museo felliniano. Non è che lei sarebbe disposto a vendere le moto dei film del Maestro?
Perché no… Io sono il direttore dell’associazione culturale che gestisce il Museo del sidecar. Sicuramente resterà aperta per tutto il 2013 ma poi… E’ sempre più difficile mantenerla in vita, la sede non è più adeguata, le moto col tempo hanno bisogno di restauri. Con le mostre non si riesce più a sopravvivere. Ma se chiude l’associazione si mette fine anche ad una attività di ricerca, ad un patrimonio culturale che nessun altro al mondo possiede.
Ha già ricevuto delle offerte da qualcuno?
Mi piange il cuore solo a pensarci perché a questo Museo ho dedicato la vita, ma sì, la possibilità di vendere tutto ad un acquirente c’è, e andrebbe tutto all’estero, forse in Russia.
Che valore ha il suo Museo se dovesse quantificarlo in termini economici?
Le posso dire quanto ho speso per metterlo insieme: circa 550 mila euro per le moto e altre 100 mila per gli accessori vari, i pannelli, i diritti di utilizzo delle immagini dei film, molte delle quali sono andato a recuperarle in giro per l’Europa, dove ho anche realizzato diverse mostre.
Dove?
Nel 2007 a Parigi, ad esempio, poi tre volte in Spagna, poi ancora a Parigi…
La sua mostra è appena stata alla Casa Ferrari, che accoglienza ha ricevuto?
Straordinaria, anche della stampa. I responsabili del Museo Ferrari avevano visto la mostra sul sogno americano alla Fiera di Parma e mi avevano chiesto di portarla a Modena. Io dissi loro che quella mostra avrebbero potuto averla in ogni momento, ma perché non approfittare del doppio anniversario che cade proprio quest’anno, cioè il ventennale di Fellini e il venticinquesimo della morte di Enzo Ferrari? Sono stati due grandi sognatori, tra le pochissime persone al mondo che sono riuscite a realizzare qualcosa di più grande del loro stesso sogno. Giovanni Pascoli ha scritto che il sogno è l’infinita ombra del vero. Purtroppo in tanti non hanno ancora la percezione di questo, mentre il mondo ce li invidia uomini come Fellini e Ferrari.

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