Nella mappa della Rimini romana c’infilano anche l’Anfiteatro “integro” e ripulito del Ceis

Nella mappa della Rimini romana c’infilano anche l’Anfiteatro “integro” e ripulito del Ceis

Piazza Ferrari, mappa di Ariminum. Ma anche visitor center, praticamente la stessa mappa. In entrambi i casi l'anfiteatro romano c'è, bello, integrale, imponente. Ma vai sul posto e scopri che non è cambiato nulla. Però un po' si vergognano dello stato di fatto in cui versa l'opera di Adriano. E da nessuna parte scrivono di un asilo, mezzo italiano e mezzo svizzero, costruito su un'area archeologica.

Chi si è emozionato per la riapertura del Galli, e magari ha versato anche qualche lacrima, si tenga a portata di mano un fazzoletto. E’ risorto l’Anfiteatro romano, fra l’altro più bello e superbo che pria, direbbe Petrolini. All’improvviso è lì, grandioso, magnifico, imponente. Come l’Arco d’Augusto e il ponte di Tiberio. Quasi quasi si sentono le voci, i rumori di gladio e armature, le grida dei ludi gladiatori. Eretto sotto Adriano, è tornato alla luce sotto Gnassi II, panem et circenses non hanno età. Attraversano le epoche.

Piazza Ferrari. Quasi davanti all’ingresso della Domus del chirurgo, una bella “segnaletica” vi dice che “voi siete qui”. Anche in inglese: you are here. E’ la mappa di Ariminum, la Rimini romana. Cos’è quella struttura dalla forma ellittica che attira, viste anche le dimensioni, subito l’occhio? Ma sì è lui. In alto a destra (nella foto), notate? E’ l’Anfiteatro romano. Vuoi vedere che mentre la città protestava (via il Ceis, ridateci l’Anfiteatro!) hanno scavato, nottetempo, in gran segreto, per farci la sorpresa? Vuoi vedere che l’amministrazione comunale ha applicato alla lettera le richieste venute dalla minoranza, e anche da qualcuno della maggioranza, ed ha già sloggiato l’asilo? Sarà sicuramente così. In questo nuovo rinascimento che sta rinnovando la città, vuoi che non sia rinato anche l’Anfiteatro?

Visto che “siamo qui”, a due passi dall’Anfitetaro, facciamo una rapida verifica online prima di riempirci gli occhi di stupita ammirazione sul luogo del rinato “colosseo” di Rimini. Smartphone in mano, andiamo subito alla fonte, per trovare conferme. Visitor Center di “ARimini”, www.riminiromana.it. In home page ecco la mappa. Accidenti, ma allora è risorta davvero la creatura di Adriano! Ha il numero 5 sulla mappa. Clic. “Anfiteatro romano, via Vezia Rimini”. Poi: “Con l’arco d’Augusto e il ponte Tiberio forma la triade dei principali monumenti risalenti all’epoca romana custoditi dalla città”. Le gambe tremano. Riminesi di poca fede, eccovi serviti: l’Anfiteatro romano c’è. Lo dice anche il visitor center allestito in Corso d’Augusto al numero 235.

Non resta che fare un altro clic: “vai alla pagina”. Scorrono tre immagini. Le solite. Quattro ruderi. Non si vede altro. Tutta un’altra storia rispetto a quella narrata sulla mappa di piazza Ferrari e sulla home page del visitor center. Ma non si vede nemmeno il Ceis, asilo italo-svizzero. Per lui nemmeno una fotina. Leggiamo: “Con l’Arco d’Augusto e il Ponte Tiberio forma la triade dei principali monumenti risalenti all’epoca romana custoditi dalla città. Eretto sotto Adriano nel II secolo d.C., come attesta il ritrovamento in una muratura di una moneta con l’effige dell’imperatore, rivenne alla luce in seguito agli scavi del 1843-44 a cui seguirono quelli più importanti del 1926 e del 1935. La costruzione nel II secolo d.C. dell’Anfiteatro da parte dell’imperatore Adriano interpreta la strategia del panem et circenses nella ricerca del più ampio consenso e dell’allentamento delle tensioni sociali con la concessione di momenti di evasione collettiva. Le vestigia del grandioso edificio che ospitava i ludi gladiatori, sono le più significative di tutta la Regione.
Il monumento sorgeva in una zona periferica, vicina al porto e ben inserita nel sistema viario per agevolare il flusso del pubblico che accorreva anche dal territorio.
La struttura in laterizio, di forma ellittica, misurava nell’asse maggiore m 118 e nel minore m 88 ed era formata da quattro anelli concentrici dello spessore complessivo di m 21,80. Le dimensioni dell’arena ellittica (m 73,76 e m 44,52) lo avvicinano al Colosseo. L’altezza era di m. 16-17. Il portico esterno si componeva di 60 arcate; ne sono ancora visibili due, inglobate nelle mura quando per fronteggiare le invasioni barbariche la città si dotò di una nuova cinta difensiva.
Nel medioeveo fu adibito a orti e nel XII secolo a lazzaretto. Subì i danni più gravi durante la seconda guerra mondiale. Dal grandioso complesso, capace di ospitare in origine fino a 12.000 spettatori, ora sono visibili le due arcate del portico esterno a parte dell’arena e della cavea”.

Cadono le braccia. Non è cambiato nulla. Però sembra si vergognino un pochino a far sapere che l’anfiteatro più significativo di tutta la regione, che insieme ad Arco d’Augusto e ponte di Tiberio “forma la triade dei principali monumenti risalenti all’epoca romana custoditi dalla città”, è ostaggio di un asilo. Non lo scrivono da nessuna parte. Non pubblicano nemmeno una fotografia per mostrare l’insieme dell’area, perché si vedrebbe l’okkupazione. Si vedrebbero strutture in cemento sparse sull’area archeologica.

Riavvolgiamo il nastro. L’Anfiteatro non è ancora risorto. Il popolo lo reclama ma il palazzo risponde a panem et circenses. Gnassi II si fa bello con la segnaletica e col visitor center ma il “monumento” che compone la triade delle “perle” assolute della Rimini romana, continua ad essere calpestato e nascosto. Biasimo. Quasi quasi anche pubblicità ingannevole.

COMMENTI

DISQUS: 0