Pochi giorni di pioggia e per raggiungere la passerella galleggiante bisogna camminare sulle acque

Pochi giorni di pioggia e per raggiungere la passerella galleggiante bisogna camminare sulle acque

Coloro che oggi hanno provato a scendere gli scalini che conducono alla banchina d'accesso al mitico "palco" galleggiante, per un attimo hanno pensato di trovarsi a Venezia.

La mattinata di sole ci porta bel belli a fare una passeggiata fino all’amato ponte di Tiberio. Trotterelliamo fischiettando sereni, mani in saccoccia e fronte al sole. La giornata è propizia per provare l’ebrezza di attraversare per la prima volta la celebre passerella Gnassiana. Un alito di tempo e saremo depositati in Pirinella Square (l’inglese fa sempre figo, svecchia un po’ e fa tendenza), nel cuore del Borgo San Giuliano.

Giungiamo in via Bastioni Settentrionali, ci inoltriamo lungo la pedana artigliata alle antiche mura invano difese da quell’incompetente (!) di Sgarbi (qui). In un baleno siamo pronti a scendere gagliardi gli scalini che conducono alla banchina d’accesso al mitico palco galleggiante. Sarà come attraversare “le acque”. Invece no; o forse sì. Appena la punta del piede destro lambisce il primo gradino, ci accorgiamo che il passaggio è ostruito da due giovani ragazze. L’incontro è anche piacevole, ma la domanda che fanno non lascia presagire nulla di buono: “Lei sa nuotare?”.

Ahi! Allunghiamo il collo subito dietro al loro sorriso sarcastico: in un attimo ci troviamo davanti a un “mare” di interrogativi. Hanno inaugurato la passatoia meno di cinque mesi fa e dopo pochi giorni di pioggia (non certo un uragano d’acqua) siamo già in crisi? Se la banchina dava problemi prima ancora della costruzione del controverso pontile, perché non si è provveduto per tempo? Che avessero ragione le associazioni ambientaliste (Italia Nostra e i borghigiani difensori del ponte di Tiberio) e Sgarbi e il professor Rimondini (tanto per citarne solo due, tra i tanti non saliti sulla pedana di Gnassi) e Rufo Spina e Gioenzo Renzi e altri, da sempre contrari al pontile, operazione ritenuta forzata, non così indispensabile e costosa? I risultati, quelli più volgarmente apprezzabili sul piano della praticità, sono dunque questi?

Lo storico delle precipitazioni degli ultimi dieci giorni parla di 76 millimetri (li abbiamo contati, giorno per giorno) di pioggia con un picco di 18 mm. nella giornata di ieri. Il giorno prima erano stati 7 e quello appresso solo 2. Trattasi pertanto di normale amministrazione. Con le giovani (di Pisa) incontrate sulla scala scambiamo qualche impressione e pochi, ma incisivi commenti, specialmente da parte loro (di espressioni colorite se ne intendono) e tra un “grullo” e un “bischero” fendiamo in velocità la delusione delle ragazze per conquistare ugualmente piazza Pirinela. Oramai è questione di principio. Passiamo sopra l’intramontabile Ponte e dopo pochi passi guadagniamo l’agognata “rive gauche”. Qua la situazione è meno umida, ma la banchina ha subìto pure lei l’allagamento. Di primo acchito ci sembra di vedere perfino una vecchia Fiat 126 semi sommersa, ma con un residuo guizzo di lucidità ci accorgiamo che è solo un murales.

Invece, ironia della sorte, il salvagente arancione sotto la scalinata di accesso al pontile è reale e tangibile: un segno del destino o degli dei del mare?

Riusciamo a raggiungere finalmente il centro della passerella. Da qui ammiriamo il superbo ponte d’Augusto e di Tiberio in tutto il candido splendore delle cinque arcate. Un incanto; ma a pensarci bene anche dall’altra parte, quella dell’invaso, si riesce ad ammirare il monumento romano con risultati analoghi, se non migliori. A questo punto, ci assale l’ennesimo interrogativo: era proprio necessario trivellare mura teoricamente intoccabili (per molti, ma non per tutti) per farci vedere il lato B del ponte di Tiberio?

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