Non potrà essere un frammento di osso (come per Alberto Marvelli), né null'altro che provenga dal corpo della giovane di cui si celebra la beatificazione il prossimo 24 ottobre. Perché il corpo non esiste. Ecco perché la Chiesa riminese punta su altro per lasciare alla venerazione dei fedeli "segni fisici" appartenuti alla giovane che secondo don Oreste Benzi era «arrivata ad un punto di luce molto grande».
Annunciata la data della beatificazione, che si terrà il prossimo 24 ottobre, la Chiesa si sta occupando delle reliquie di Sandra Sabattini. La classificazione delle reliquie venerate dai fedeli, termine col quale non si definiscono solo i resti mortali ma anche qualsiasi cosa possa essere messa in diretta connessione con un beato o un santo, è talmente ampia che il problema col quale ci si deve misurare nel caso di Sandra Sabattini consente di trovare una non difficile soluzione.
Com’è noto il corpo della giovane appartenuta alla comunità Papa Giovanni XXIII non c’è. E’ sparito nel nulla. Nemmeno il minimo frammento delle sue spoglie mortali è stato rinvenuto in occasione della ricognizione canonica. Restano ancora tanti dubbi sulla totale assenza di quel giovane corpo, ma nessuno in Diocesi e tanto meno a Roma ha ritenuto di dover indagare e approfondire. Restano delle zone d’ombra che in futuro potrebbero riservare delle sorprese? Forse sì, forse no. Di certo la Chiesa ha ritenuto che «la figura di Sandra può essere segnalata come icona credibile e attraente della santità della porta accanto», come ha detto mons. Lambiasi annunciando la beatificazione, e «sarà la prima fidanzata santa ammessa all’onore degli altari». Tutto il resto non conta. Ormai, trascorsi quindici anni dall’avvio della fase diocesana del processo di beatificazione, tutto è proteso al traguardo a lungo inseguito e preparato, quello che sarà coronato in autunno.
Le reliquie però sono un elemento importante perché come ha sottolineato il Concilio Vaticano II «i santi sono venerati nella Chiesa, secondo la tradizione, e le loro reliquie autentiche e le immagini sono tenute in onore». Spiega la Congregazione delle Cause dei Santi che «le reliquie nella Chiesa hanno sempre ricevuto particolare venerazione e attenzione perché il corpo dei Beati e dei Santi, destinato alla risurrezione, è stato sulla terra il tempio vivo dello Spirito Santo e lo strumento della loro santità, riconosciuta dalla Sede Apostolica tramite la beatificazione e la canonizzazione».
Dunque le reliquie sono necessarie anche per Sandra Sabattini, un segno fisico della sua testimonianza in vita e un punto di “contatto” con la grazia. Che fare se il corpo manca?
«Oltre alla reliquia ex corpore, tratta cioè dai resti mortali del corpo, che in questo caso non abbiamo, esiste anche la reliquia ex indumentis, tratta dagli indumenti del soggetto in causa, come per Sandra, o per contatto. Oggetti che comunque vanno autenticati dal postulatore», ha dichiarato di recente al giornale della Papa Giovanni XXX (SempreNews) don Giuseppe Tognacci, presidente del tribunale diocesano che si è occupato della causa di beatificazione della Sabattini.
In realtà la gamma delle possibilità, se si parla di reliquie, è molto più ampia, ma la dichiarazione di don Tognacci probabilmente mette sulla strada per capire quale percorso abbia seguito la chiesa locale per arrivare al punto.
Le reliquie vengono classificate in quattro classi più una ulteriore e particolare. Nella “prima classe” sono comprese quelle che hanno a che fare con Gesù e con Maria, ad esempio la sacra sindone rientra in questa categoria. Se invece si parla di santi, tra le reliquie più preziose di prima classe si annoverano i corpi integri o parti di rilievo come il cuore o la testa, poi vengono le parti o i frammenti di corpo. Quindi ossa, sangue, capelli (ma può essere anche qualche pelo di barba nel caso di un uomo).
Si scende alle reliquie di seconda classe: abiti, vestiti, ma anche frammenti provenienti dalla tomba, ed altro ancora. Le ultime due classi identificano quegli oggetti che sono entrati in contatto con le reliquie di prima e seconda classe: collanine indossate, stoffe o comunque oggetti che sono venuti a trovarsi a stretto contatto con il beato o il santo.
Veniamo a Sandra Sabattini. Risulta dal verbale redatto dal notaio a seguito della ricognizione canonica dell’aprile 2009 nel cimitero di S. Andrea in Casale, che riconducibili alla tomba e al corpo sono emersi questi elementi:
«Dopo l’escavazione del terreno ad opera degli operai comunali apparvero i resti lignei del feretro, alcuni frammenti metallici ed un paio di calzini di materiale sintetico, ma non i resti mortali della Serva di Dio». E «una coppia di calze di piccola taglia rinvenute in posizioni diverse» risulta anche dalla relazione a firma del funzionario comunale, descritta come «unico ritrovamento degno di nota», oltre «ai resti della bara».
Al fine di elevare questi miseri ritrovamenti al rango di reliquie, potrebbero essere valutati sia i resti della bara (ex arca sepulchralis), sia i calzini (ex indumentis). Ma fra gli indumenti venuti a contatto con Sandra quasi certamente i familiari ne potrebbero custodire anche altri. Resta poi da capire se la famiglia abbia anche raccolto qualcosa di ancora più personale appartenuto al corpo di Sandra. Ed è molto probabile.
Seppure la Chiesa inviti a non esagerare con le reliquie, non solo proibendone il «commercio», «la vendita» (fenomeno fiorente anche online, a volte all’origine della trafugazione delle reliquie di santi), e «la loro esposizione in luoghi profani», ma anche stando attenti a non trasformare la devozione popolare in superstizione.
Sta di fatto che la richiesta di reliquie è forte. Per quanto riguarda Rimini è sufficiente sfogliare i numeri della rivista “Amici di Alberto e Carla” per accorgersi delle tante lettere di fedeli sparsi in giro per il mondo che chiedono una reliquia di Alberto Marvelli o di Carla Ronci. E’ fin troppo facile immaginare che la stessa cosa accadrà anche con Sandra Sabattini.
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