Rimini Tiberio, mezzo milione di euro di soldi pubblici nella matriosca del Comune

Rimini Tiberio, mezzo milione di euro di soldi pubblici nella matriosca del Comune

La gara vinta col “soccorso istruttorio” da Agenzia Piano Strategico e da Equilibrista porta risorse ai programmi di palazzo Garampi.

«Vedremo chi vincerà il bando», scriveva Riminiduepuntozero tre anni fa.
Mantenendo la promessa, lo abbiamo visto e ne abbiamo parlato ai lettori: due s.r.l. in “raggruppamento temporaneo d’impresa” – ancora “in via di costituzione” sebbene il progetto sia nato nel 2015, cinque anni fa! – si sono aggiudicate un appalto da 512mila euro di soldi pubblici. Grazie al “soccorso istruttorio” gentilmente concesso dal Comune di Rimini, visto che la ditta in via di costituzione aveva mandato la sua busta per la gara d’appalto, priva però del modulo di domanda del finanziamento, oltre che mancante di una lunga lista di dichiarazioni previste dalla legge.
Un soccorso – lo ricordiamo ai lettori – deliberato in un verbale datato 9 luglio 2020, il cui termine scadeva il 29 luglio (la legge di riferimento, il Codice appalti, dispone che per la regolarizzazione dei documenti di gara sia dato «un termine, non superiore a dieci giorni»). Era una gara un po’ delicata, infatti il Comune si è permesso il lusso di pagare 20.888 euro per due incarichi di consulenza esterna («Incarico per il supporto giuridico ed economico-finanziario atti di gara per l’affidamento della gestione del Laboratorio Aperto Rimini Tiberio») di preparazione.
Alla fine la ditta concorrente ha presentato le carte che mancavano ed il Comune non ha messo bastoni tra le ruote aggiudicando così l’appalto senza altri patemi: del resto l’offerta presentata era solo una, dal momento che le altre tre aziende che avevano inizialmente manifestato l’interesse ricevendo l’invito alla gara, non avevano risposto al bando lasciando campo libero.
Ed ecco i vincitori: la s.r.l. Agenzia Piano Strategico, mandante, e la s.r.l.s. Equilibrista, mandataria.

Maurizio Ermeti, sindaco in seconda (come lo definì Giuseppe Chicchi)

Chi sono costoro? L’Agenzia Piano Strategico (284mila euro di fatturato nel 2019; il 70% delle spese è per il personale; debiti per 76mila euro “verso dipendenti per retribuzioni e mensilità aggiuntive e verso amministratori”) è una creatura dell’amministrazione Gnassi con sede legale, per l’appunto, in piazza Cavour numero civico 27, Rimini, amministratore unico Maurizio Renzo Ermeti. Formalmente è di proprietà al 100% dell’Associazione Forum Rimini Venture, anch’essa con sede legale in piazza Cavour civico 27. Presieduta dal medesimo Ermeti di cui sopra, l’Associazione comprende, sì, una settantina di enti privati ma dipende in tutto e per tutto dal soggetto più forte del Comitato promotore del Piano strategico, il Comune di Rimini, il quale fin dal 2015 ha stabilito di versare ogni anno 80mila euro per il funzionamento dell’Associazione, se l’è tenuta fisicamente in casa, in uffici di proprietà comunale, dandole in dote anche due suoi dipendenti.
Per parlare con i documenti ufficiali, e non con parole nostre: «l’Associazione Forum Rimini Venture – recita la convenzione del settembre 2015 con il Comune di Rimini – concorre in maniera continuativa all’azione del Comune di Rimini come strumento che facilita la costruzione di progetti e che contribuisce a favorirne la realizzazione, soprattutto creando le condizioni di condivisione e concertazione più propizie per la loro implementazione». E per essere ancora più chiari, la stessa convenzione dice che «sulla base del programma di attività annuale definito di concerto tra i membri del Comitato Promotore, l’Amministrazione individuerà le proprie priorità e ne definirà la tempistica di attuazione da parte del Forum». Riepiloghiamo schematicamente: l’associazione del Piano strategico è uno strumento del Comune ed attua i programmi scelti dal Comune nella tempistica che il Comune richiede.

Da parte sua, Equilibrista è una s.r.l. semplificata, 100 euro di capitale sociale interamente versato, i cui soci sono due persone fisiche, uno dei quali, Roberto Biondi, si sta impegnando in politica facendosi vedere come referente di Calenda. L’aziendina ha già svolto in pochi anni 17 edizioni di Matrioska Labstore, la maggior parte delle quali in sedi comunali, è già entrata nel “sancta sanctorum” dell’attuale amministrazione locale (la fiera enogastronomica Al Meni, le cerimonie di celebrazione delle discoteche Velvet e Slego). Si qualifica legalmente come micro-impresa visto che ha solo 121mila euro di fatturato, perciò non è obbligata a presentare rendiconto finanziario e nota integrativa. Nel sito le sue attività sono fatte ricondurre a otto professionisti; nell’ultimo bilancio la società dichiara “5 unità di dipendenti occupati in media nell’esercizio”, un dato che però appare in contrasto con la dichiarazione di 0 (zero) euro di spese per il personale nel conto economico. Stranezze di equilibrismo.

Ma torniamo al Laboratorio Aperto Rimini Tiberio, per il quale l’Agenzia Piano Strategico ed Equilibrista incasseranno 512mila euro per un anno e mezzo di gestione di attività.
Perché interessarsene? In primo luogo perché i soldi che girano sono soldi pubblici. E questo è lo strano giro di questi denari: escono dalle tasche dei contribuenti, per poi entrare nelle casse europee, statali, regionali e comunali, dalle quali sono infine dirottati verso i conti correnti di due s.r.l., ad esempio Agenzia Piano Strategico che solo formalmente è privata ma, come abbiamo visto, è in realtà uno strumento dell’Associazione Forum Rimini Venture che a sua volta è uno strumento del Comune. A quanto pare, un sistema a scatole cinesi. O, se si preferisce, a bambole russe, una dentro l’altra dalla madre al seme e dal seme alla madre, come una matriosca.

Si dirà: ma questo mezzo milione di euro viene speso per dare servizi alla collettività, per ravvivare l’ex ospedale (altrimenti detta Ala moderna del Museo, dove già si sono svolte 4 edizioni di Matrioska), per ridare attrattività all’area dell’antico ponte romano, insomma per il bene comune. Ma è tutto da vedere, e dipende sia dal “come” che dal “quanto”.

Vediamo il “come”. Il Laboratorio Aperto Rimini Tiberio in realtà esiste già da qualche anno ed è presente anche sul web con un sito di informazione e promozione. La gestione se l’è tenuta il Comune, lasciando però aperta la porta al “partenariato pubblico-privato”, e quindi promuovendo la gara appena conclusa. Si propone come missione l’“innovazione”: questa parola è associata, in una foto, alla passerella sull’acqua davanti al ponte di Tiberio. Un’altra sua parola-chiave, “creazione”, è associata sempre alla stessa passerella. Infine, il Laboratorio si propone addirittura di fare una “rivoluzione”: parola assai impegnativa, illustrata dalla foto del prato e delle panchine allestite ai bordi dell’invaso del ponte (vedere per credere). Non è una gran rivoluzione ma almeno è incruenta, perciò accontentiamoci.

Il timoniere. Davanti il sindaco, subito dietro il rappresentante della Soprintendenza e poi il popolo al taglio del nastro della passerella che nel frattempo è finita all’attenzione della Procura della Repubblica.

A pensarci, viene una domanda: non sarà che l’insistenza sulla passerella – innovativa, creativa, rivoluzionaria – sia un tantino celebrativa dell’amministrazione Gnassi? Lo fa pensare il fotone (home-page del Laboratorio) nel quale il timoniere è ritratto a capo di una folla che sembra seguirlo come un oracolo.

Andrea virtuoso. Fra le parole chiave del Laboratorio c’è anche questo accostamento.

Il versante del “come” spendere i soldi pubblici corre comunque sul filo dell’opinione. Noi abbiamo la nostra, i lettori si faranno liberamente la loro. Vediamo allora il “quanto”, ancorandoci ai dati oggettivi.

Secondo la “Relazione sulla Performance degli uffici comunali”, anno 2019, pagina 66, «il Laboratorio Aperto ha proseguito la sua attività per tutto il 2019 realizzando 19 eventi (seminari, workshop e incontri); 1 corso sull’usabilità dei siti web, 4 incontri formativi riservati agli insegnanti sul tema “Ragazze in stem”, 8 incontri mensili con il Coderdojo (“incontri gratuiti per insegnare ai ragazzi la programmazione. Promuove il software open source e la cultura digitale”, ndr). Svolte attività di coinvolgimento della cittadinanza e delle scuole per la diffusione della conoscenza e l’uso delle informazioni: CityHack19 e Ok, Rimini-scriviamo per la città. Realizzati due tour virtuali, 6 video registrazioni 1 campagna di crowdfunding e 1 concorso spot video. Per il progetto Pane e Internet realizzati 2 incontri in collaborazione con Agenzia dell’Entrata (sic) e 1 per conoscere e ottenere lo SPID. Continua ad essere attivo lo Spazio web con 5 postazioni internet messe a disposizione dei volontari del Ci.Vi.Vo e la collaborazione con il gruppo».

Se però andiamo a vedere il monitoraggio del progetto, svolto dai finanziatori europei e regionali, vediamo fra gli “indicatori di realizzazione” che era previsto un alto numero di “soggetti coinvolti attivamente nelle attività”, 5mila, ma il “numero effettivo” è ancora piantato a quota zero, quando sono stati effettuati pagamenti per il 18% del totale. Altro indicatore di realizzazione, gli “applicativi e sistemi informativi”: 3 quelli previsti, solo uno quello effettivo. Alla faccia del progetto che inizialmente aveva presentato il Comune: “prodotti e/o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”, “soluzioni integrate hardware e software specifiche nel settore della prototipazione rapida”, “fornitura di servizi di progettazione, di consulenza e di trasferimento di know how a enti pubblici e a privati” (vedi qui).

Non ci resta che attendere l’inizio delle attività da mezzo milione di euro, per verificare se l’arrosto prevarrà sul fumo.
Si vedrà come sarà utilizzato il “contenitore principale del laboratorio aperto”, quel terzo piano dell’ex ospedale, in corso di ristrutturazione ormai da tempi biblici: nella mappa sono disegnati tre Lab Space da 37 mq ciascuno, due spazi co-working per 24 posti, due spazi meeting per 47 posti, uno spazio aggregazione da 54 posti, più depositi e disimpegni per circa 200 mq. Terrazzo panoramico, al quarto piano, di ben 650 metri quadrati. Posti che Equilibrista conosce molto bene tanto da dichiarare di “essere di casa”.

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