Cantiere archeologico di piazza Malatesta: domani sarà il giorno della verità?

Cantiere archeologico di piazza Malatesta: domani sarà il giorno della verità?

Nel pomeriggio è in programma il consiglio comunale tematico. Si spera possa essere l'occasione per capire le reali intenzioni dell'amministrazione. La quale non avrà gioco facile ad imporre la "piazza dei sogni" sopra la piazza che racconta la storia della città.

Si spera possa essere la volta buona per conoscere finalmente le reali intenzioni dell’amministrazione comunale sul destino di piazza Malatesta. E’ convocato per domani pomeriggio alle 18,45 il consiglio comunale tematico dedicato ad un argomento che sta interessando non poco i riminesi ma sul quale domina il silenzio dei decisori. Un atteggiamento molto diverso rispetto a quello, ad esempio, che ha accompagnato gli scavi a Porta Galliana. Qui i lavori iniziarono il 31 luglio 2017, il primo agosto furono eseguiti due sondaggi archeologici, e prima di attendere i risultati l’amministrazione comunale informò con un comunicato stampa già il giorno 3 agosto che “gli scavi, diretti scientificamente dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini nella persona dell’ispettore archeologo dottoressa Anna Bondini, e per quanto attiene gli aspetti architettonici dall’architetto Vincenzo Napoli, sono coordinati dal Comune di Rimini ed eseguiti dalla ditta specializzata adArte di Rimini” e che “dai sondaggi eseguiti e tuttora in corso sono riemersi in primo luogo i resti della Porta medievale che dava accesso alla zona del Porto in epoca malatestiana e defunzionalizzata già nel 500. Nei prossimi giorni e settimane i lavori proseguiranno per cercare di comprendere ancora meglio lo stato di conservazione della Porta, delle sue pertinenze e valutare quali altri elementi di interesse archeologico e architettonico presenti nei suoi pressi così da poterne tenere adeguatamente tenere conto nell’ambito del progetto di riqualificazione dell’intera area”.

Tutta un’altra storia nel caso di piazza Malatesta. La notizia dei ritrovamenti è diventata di dominio pubblico grazie a Rimini 2.0, il 26 agosto, quindi l’attenzione si è alzata attorno al cantiere, con tutto quello che ne è seguito. Dal Comune solo una asettica conferma. Perché questa freddezza? Che c’entri qualcosa il percorso già pianificato dal sindaco Gnassi di completare in tutta fretta il Museo Fellini, che oltre al Fulgor e al Castello prevede anche la “piazza dei sogni”? Eppure, come ha detto di recente l’ex direttore dei Musei comunali, Pier Luigi Foschi, “si conoscevano perfettamente i rischi legati a ritrovamenti archeologici sotto la piazza ma purtroppo non se ne tenne conto in sede di progettazione del nuovo spazio felliniano. Così oggi si piange per il rischio di ritardi sull’esecuzione dei lavori e si paventano varianti al progetto”.

Ma così come si è cominciato a capire qualcosa sui tesori emersi grazie al sopralluogo del 14 settembre sul cantiere, voluto dal consigliere di Patto civico, Davide Frisoni, al quale è seguita una commissione ad hoc, il consiglio comunale si riunisce grazie alla iniziativa di alcuni consiglieri di minoranza (primo firmatario della richiesta di convocazione Carlo Rufo Spina) e di maggioranza facendo confluire anche mozioni e ordini del giorno inerenti la valorizzazione di piazza Malatesta.

Se Carlo Rufo Spina chiede di “sospendere l’attuale cantiere di Hera e la previsione di destinazione di piazza Malatesta quale piazza dei sogni”, per “portare alla luce il patrimonio storico-artistico ed archeologico” anche grazie a finanziamenti Mibact, scoprendo finalmente tutta l’opera di Brunelleschi (nella quale rientra anche il fossato) e il quartiere romano e medievale, Gioenzo Renzi con interrogazioni e mozioni batte sullo stesso tasto. Deve essere reso “pubblico l’esito dell’ampliamento e approfondimento dell’indagine archeologica richiesta dalla Soprintendenza”, la “fontana di 1.000 mq. lungo il perimetro del fossato e il vano tecnico sottostante, interrato a 4 metri di profondità”, sono “strutture permanenti, invasive, incompatibili nell’area tutelata del Castello e del “fossato”, non certo opere leggere e amovibili”. Vanno recuperate e valorizzate “le strutture archeologiche emerse, quali: “l’antemurale” o “controscarpa” del “fossato”, i “battiponte” di accesso al Castello e quelle che stanno venendo alla luce in tutta la piazza, (come avvenne nel 1989 con la scoperta della Domus del Chirurgo durante i lavori di ripavimentazione del Giardino Ferrari)”. E’ necessaria una “revisione radicale del progetto esecutivo “Museo Fellini-Piazza Malatesta”, riscoprendo di più e valorizzando la storia millenaria di Piazza Malatesta, quale naturale area archeologica compresa tra il Castello, il Teatro e la ex Cattedrale di Santa Colomba”. Dovrebbe quindi essere scartata l’ipotesi di ricoprire tutto ciò che è stato rinvenuto “per realizzare velocemente la Piazza delle “ambientazioni felliniane”, incompatibili con la valorizzazione del patrimonio storico, in particolare di Castel Sismondo, progettato dal Brunelleschi, e non necessarie dopo la Cineteca di Fellini al Fulgor e la “riduzione” anche di Castel Sismondo a “contenitore“ del Museo Fellini”.

Come si giustifica una fontana di circa mille mq lungo il perimetro del fossato, che “sparerà” acqua vaporizzata davanti al Castello? Valgono qualcosa i vincoli archeologici e di inedificabilità assoluta sull’area della Rocca Malatestiana e sulla piazza?

Dalla politica al mondo accademico e della cultura. Il prof. Giulio Zavatta è dell’idea che “lo spazio del fossato, a tutti gli effetti, è parte del castello e come tale dovrebbe essere sottoposto a vincolo. Proprio quel vincolo impedì la realizzazione del primo progetto Natalini. Si può allora fare una fontana in una zona vincolata? Mi chiedo, infine, se per una volta il “nostro” Fellini, così ampiamente celebrato, non possa cedere in piccola parte il posto a un recupero filologico di un segmento del fossato che si sta facendo ritrovare tutto attorno, e che tutto attorno si sta ignorando”. Il prof. Giovanni Rimondini: “Se la storia tutta intera e l’arte, non solo il nome di un regista, entrassero nella ‘vision’ del sindaco, in piazza Malatesta sorgerebbe un parco archeologico, ma lui vuole farci erigere il secondo museo Fellini e per questo hanno anche tagliato piante secolari”. Al riguardo la fotografia che pubblichiamo, di una piazza ormai senza più chiome verdi, parla da sé.

Domani si spera di poter avere almeno una parola chiara al riguardo da parte della giunta. La quale, nell’ipotesi della prosecuzione dei lavori felliniani come se nulla fosse stato disvelato dal lavoro degli archeologi, non avrà gioco facile ad imporre la piazza dei sogni sopra la piazza che racconta la storia della città.

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