Sarà pronta solo nel 2021 l’alternativa al ponte di Tiberio: costerà quasi 6 milioni di euro

Sarà pronta solo nel 2021 l’alternativa al ponte di Tiberio: costerà quasi 6 milioni di euro

Molta fretta per l'inutile passerella mentre il progetto prioritario era rimasto fuori dal piano triennale dei lavori pubblici

La giunta deposita un progetto che dovrà passare per una variante al PRG e una giungla di permessi ambientali. Il Comune disegna 5 soluzioni per il nuovo attraversamento di fiume e parco, ma opta per un nuovo ponte all’altezza della rotatoria Tonale-Bagli. “Sarà incentivata la mobilità lenta”: tutti in bicicletta…

Occorreranno lavori pubblici per 5,4 milioni di euro, fra i quali 500mila euro di espropri, per realizzare la “viabilità alternativa” e di alleggerimento necessari a rendere sostenibile la pedonalizzazione del ponte di Tiberio. Non solo: l’operazione andrà in porto a prezzo di una variante al PRG e conseguente integrazione del piano triennale dei lavori pubblici 2017/2019.
La notizia è contenuta in una delibera-lenzuolo della giunta municipale dell’11 luglio, nella quale, in mezzo a un elenco di 8 mega-interventi, viene programmata la “messa in sicurezza, scarico e alleggerimento del traffico urbano su SS16 con collegamenti interni alternativi alla stessa SS16 – attraversamento del fiume Marecchia, in relazione alla chiusura del ponte di Tiberio (snodo ad elevata intensità di traffico)”.
Sommamente interessante, perché come ben si intuisce, senza la viabilità alternativa il sogno della pedonalizzazione del ponte bimillenario rischia di trasformarsi in un incubo per gli spostamenti di cittadini e turisti.
Sei degli otto interventi della delibera sono a carico del Comune di Rimini per quasi 20 milioni di euro, gli altri due (il miraggio della circonvallazione di Santa Giustina e della rotatoria di via Italia) sono dell’ANAS per 11,8 milioni. Il totale di quasi 32 milioni è oggetto di una ricerca di fondi all’interno del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020.

La delibera di 10 giorni fa approva il “progetto di fattibilità tecnico-economica”, redatto dai tecnici di palazzo Garampi e rubricato sotto la sigla B2.
Veniamo agli aspetti politici e di pianificazione. L’amministrazione comunale afferma che “è in corso l’adozione di apposita variazione del Piano Triennale dei Lavori Pubblici 2017/2019” per l’inserimento delle opere pubbliche nell’annualità 2018, dunque anche una variazione di bilancio, e già questa è una sorpresa: non si comprende come mai un intervento ritenuto strategico ed entrato da anni nell’agenda-Gnassi, fosse rimasto fuori dal piano triennale approvato dopo la riconferma del sindaco nel 2016 e perfino dal bilancio preventivo.

In più c’è un’altra sorpresa non da poco: l’intervento B2 “non è conforme al PRG e necessita per la sua realizzazione dell’adozione di idonea variante urbanistica”. Dovranno essere richiesti i pareri della Commissione per la qualità ambientale e paesaggistica, dell’ex Servizio Tecnico di Bacino, le autorizzazioni sismiche e forse persino la valutazione d’impatto ambientale (VIA). Inoltre “interessa aree di proprietà privata e pertanto occorrerà attivare le procedure necessarie per la loro acquisizione”, cioè gli espropri per circa 500 mila euro di spesa prevista. Tuttavia, nella delibera di giunta c’è ottimismo, perché nonostante l’opera sia “non conforme” alla pianificazione, si ritiene che questo problema sia “superabile con procedura normale”.

Le difficoltà non sono solo queste, ci sono anche quelle sul finanziamento. La Regione, dopo aver infilato i preventivi di costo all’interno di piani operativi approvati dal CIPE, “sta definendo gli strumenti per la gestione degli investimenti” e “si ricorrerà” – il verbo è al futuro… – ad un protocollo fra Regione, Ministero e Comune “per definire l’erogazione dei finanziamenti”. Attenzione ai tempi, perché “le risorse verranno revocate qualora non vengano assunte le obbligazioni giuridicamente vincolanti per l’affidamento dei lavori entro il 31 dicembre 2019”.

Vediamo, dando una sbirciata allo striminzito progetto reso pubblico dal Comune, che cosa stanno pensando i tecnici.
“L’amministrazione comunale precedente – recita la spiegazione interna – aveva già avviato da tempo degli interventi nell’area del Parco Marecchia … e si era posta l’obiettivo di avviare un dibattito nella Città per giungere all’auspicato obiettivo della pedonalizzazione del ponte di Tiberio”. “L’amministrazione comunale attuale intende preservare il ponte di Tiberio attraverso la chiusura al traffico veicolare di questa infrastruttura storica … pertanto emerge l’esigenza di predisporre uno studio da parte degli uffici per individuare una nuova viabilità che sia sostitutiva per i flussi veicolari che attualmente transitano sul ponte di Tiberio di modo che questi flussi non vadano a gravare ulteriormente la SS16, già congestionata”.
“La nuova infrastruttura – continua il testo del progetto – determinerà un allungamento degli attuali percorsi carrabili e quindi aggravando la viabilità su gomma ma soddisferà altri bisogni della città. Precondizione per l’incentivo della mobilità lenta alternativa alla macchina è rendere la prima più attraente rispetto alla seconda. Questo intervento va in questa direzione”. Inoltre, “volendo attuare uno spostamento del traffico dal centro verso la periferia si determineranno percorsi più lunghi e quindi si attuerà indirettamente un aumento dell’utilizzo di mezzi sostenibili che saranno incentivati. La realizzazione di rotatorie in corrispondenza delle nuove o esistenti intersezioni produrrà dei benefici ambientali”. La destinazione urbanistica attuale delle aree oggetto di intervento è “Strade marciapiedi – area fluviale”, dove sono presenti vincoli ambientali e paesaggistici, ma non monumentali.

La tempistica: “realizzazione del progetto 24 mesi”, “realizzazione dell’opera 18 mesi”, “data di prevista utilizzabilità 2021”.
In che consiste l’intervento previsto? In realtà l’incartamento propone 5 disegni per altrettante soluzioni, “che dovranno essere vagliate nel prosieguo dell’analisi progettuale”, ma “si considera la n° 1” quella preferita, sulla quale è stato tarato il preventivo dei costi e che richiederà “modalità di esecuzione in alveo per la realizzazione del nuovo ponte”.
Il testo non si dilunga nella descrizione analitica della “soluzione n° 1”, per cui possiamo solo mostrare la slide gnassiana e immaginare il percorso.
L’attuale rotatoria Caduti Marzabotto-Marecchiese sarà trasformata in uno svincolo, o doppia rotatoria “ad otto”: di qui si aprirà una nuova strada di attraversamento dell’attuale spina verde, per arrivare all’innesto all’altezza di via del Volontario. Dopo l’incrocio con via Luigi Nicolò, ci sarà un attraversamento del deviatore Ausa, e di qui si effettuerà verso nord il “taglio lineare” del parco Marecchia, con un nuovo ponte sul fiume il cui esito si indovina più o meno all’altezza dell’attuale rotatoria Tonale-Bagli.
E’ da capire, perché il progetto non è esplicito al proposito, quali limitazioni ci saranno alle auto. Per ora sappiamo solo – come dichiarato nel testo – che la “precondizione per l’incentivo della mobilità lenta alternativa alla macchina è rendere la prima più attraente rispetto alla seconda”.
E allora, tutti in bicicletta nel nuovo tragitto alternativo? Se così fosse, l’unica alternativa al ponte di Tiberio per chi si muove su quattro ruote, sarebbe la SS16-Nuova circonvallazione, già oggi sconsigliabile nei giorni fieristici. “Fila dritto”, sì, ma in mezzo al traffico.

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