Sotto assedio della zanzara tigre: a Rimini i dati regionali più alti, a livello dei “paesi bassi” ferraresi

Sotto assedio della zanzara tigre: a Rimini i dati regionali più alti, a livello dei “paesi bassi” ferraresi

Lo dicono gli indicatori ufficiali: nelle prime settimane dell’estate, la popolazione di “tigre” nella nostra provincia è aumentata di quasi il 110% rispetto al 2017. Che cosa non va? Di risorse se ne spendono parecchie nella lotta alla temibile zanzara, ma è lei che continua a vincere.

Le “bassure” della provincia di Ferrara, tradizionalmente un vivaio naturale per le popolazioni di insetti, non stanno peggio della riviera riminese quanto a densità di zanzare tigre. Potrà sembrare sorprendente, ma è quello che dicono i dati emersi nelle prime rilevazioni ufficiali, rese note dalle autorità sanitarie-ambientali dell’Emilia-Romagna (www.zanzaratigreonline.it) nel bollettino diramato sabato 29 giugno. E lo conferma il confronto rispetto a cinque anni fa.

Nel periodo dal 21 maggio al 3 giugno 2018 la provincia di Rimini ha fatto segnare il dato peggiore dell’intera regione, con un numero medio di uova (somma numero di uova totali/numero di ovitrappole raccolte) di 253,92. Al contrario Ferrara è stata la quarta più virtuosa (media 186,53) delle nove province.

Nel secondo periodo monitorato, dal 4 al 17 giugno, Ferrara è passata invece a 398,66 seguita da Rimini (386,95): entrambe contrassegnate nella mappa regionale dallo stesso colore arancione, le altre province in verde. Ma mentre a Rimini il tasso di positività delle ovitrappole (numero di ovitrappole con numero di uova superiore a 0/numero ovitrappole raccolte X 100) è stato del 100%, a Ferrara è stato più basso di sette punti percentuali.

Domandiamoci ora: Rimini è davvero messa peggio di Ferrara quanto a zanzare?

Guardiamo la situazione nel medio periodo prendendo un indicatore annuale, la densità media di uova misurata (anche in questo caso, dati ufficiali regionali provenienti da quasi tremila ovitrappole in tutto il territorio dell’Emilia-Romagna), e confrontiamo i dati annuali disponibili del 2013 e 2016.

Nel 2013 la provincia di Rimini aveva un solo comune “in rosso”, cioè con la classe di densità più alta (>500), e a scendere quattro comuni della seconda classe (400-500), quattro della terza (300-400), dieci della quarta (200-300) fra cui il comune capoluogo;
nello stesso anno la provincia di Ferrara era letteralmente infestata con sette comuni della classe più alta, e a scendere quattro della seconda, cinque della terza, sei della seconda.

Nel 2016 la situazione ha visto invece la provincia di Ferrara colorarsi di verde: due comuni con media 651-1000, otto comuni con media 351-650, tutti gli altri fra 1 e 350, mentre la provincia di Rimini ha avuto due comuni con media 651-1000 e ben 14 comuni con media 351-650.
La catalogazione in classi di densità media è cambiata nel corso degli anni (il colore rosso ora viene riservato solo ai comuni con una media >1.000), ma confrontando i numeri dei due anni e guardando la cartina salta all’occhio il miglioramento della fetta maggioritaria del territorio provinciale ferrarese.

Torniamo ora al dettaglio riminese-romagnolo ed al confronto di corto periodo.

L’anno passato (vedi), nelle prime settimane estive considerate dagli analisti, fra il 22 maggio e il 4 giugno, Rimini contava un numero medio di uova “solo” di 105,01, cioè un livello migliore delle altre due province di Ravenna e Forlì-Cesena; nel secondo periodo (fra il 5 e il 18 giugno) con una media di 189,66 Rimini era comunque seconda a Ravenna.

Dunque a Rimini il confronto fra il 2017 e il 2018 ha segnato un balzo del 141,8% della media di uova per ovitrappola; nel secondo periodo l’aumento è del 104%.

Del resto è lo stesso dato medio ponderato regionale – cui purtroppo concorrono i dati negativi di Rimini – ad apparire inquietante: nel primo periodo estivo monitorato nel 2017 la “media di riferimento” di uova era di 67, quest’anno salita a quota 206,52 con un aumento percentuale del 208%.
Nel secondo periodo estivo la media di riferimento dell’anno 2017 si era fermata – per modo di dire – a quota 162, quest’anno invece è salita a 285,42 (più 76,2%).

Certo è ancora presto per fare un bilancio: si dovrà attendere almeno la seconda metà di luglio, perché è in quella fase che storicamente si cominciano a registrare i picchi (media ponderata regionale di riferimento: 373). Ma purtroppo i primi segnali non sono incoraggianti, perché le temperature fresche del giugno 2018 nel territorio riminese non hanno impedito di arrivare a sfiorare quota 300.

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