Toglietegli tutto ma non la Notte Rosa… invece Melucci fa anche questo ad Andrea Gnassi

Toglietegli tutto ma non la Notte Rosa… invece Melucci fa anche questo ad Andrea Gnassi

Padre, ideatore, all'origine del concept. Così fino a ieri abbiamo associato il nome del sindaco di Rimini all'evento che ha fatto scrivere chili e chili di articolesse alla stampa locale, nazionale e internazionale. Invece nell'ultima puntata della sua storia amministrativa della città sotto il dominio di Chicchi e Ravaioli, Maurizio Melucci ha ribaltato la verità consolidata. Tutto è nato a ottomila chilometri di distanza dalle spiagge di Rimini. E colui che passava per il Logos del capodanno estivo in realtà ha ricevuto solo il mandato di organizzatore.

La Notte Rosa è stata «fortemente voluta da Andrea Gnassi». Ne è stato il «principale ideatore». Se preferite «l’inventore». Per qualcuno anche «la “mamma” di questo evento». Sono le tante formule circolate in questi anni e nelle quali ci si imbatte anche dopo una rapida ricerca sul web. Sul sito del diretto interessato, in un articolo del 2010, si legge che «è stato ideatore e organizzatore». Comunque la vogliate mettere, fino a ieri, che Andrea Gnassi fosse l’alfa e l’omega del capodanno dell’estate italiana (altro cliché abominevole), il creatore, colui che coniò il concept, sembrava una certezza granitica come il moto di rotazione della terra. Vatti a fidare. E’ proprio vero che viviamo in un mondo avarissimo di certezze e punti fermi.
Perché fino a ieri? Perché è uscita su Chiamamicittà l’ultima puntata della «storia amministrativa» di Rimini – scritta di pugno da Maurizio Melucci e quindi priva di intermediazioni – nei tempi in cui a palazzo Garampi c’erano un professore e un primario, Giuseppe Chicchi e Alberto Ravaioli. E il cattivone Melucci ha deciso di puntarlo sugli eventi il the end. Già se decidi di andare a mettere il naso negli eventi, a Rimini, regnante Gnassi con quel po’ po’ di curriculum in fatto di feste, musica e dj, ammetti di essere un attaccabrighe. Vuoi la guerra. Non fai altro che buttare il mozzicone della sigaretta ancora acceso nella polveriera.
Cosa dice sul busillis l’ex vicesindaco, ormai consegnatosi anima e corpo all’informazione, cioè sul big bang della Notte Rosa? Sentite qua: che l’obiettivo di «sdoganare la notte, per farla “tornare a essere una risorsa vera, forte, una qualità da vivere in modo dolce”, venne deciso in una notte a Santo Domingo». Dove c’era anche Andrea Gnassi, ma in veste di uno dei tanti che partecipavano alle vacanze di lavoro, chiamiamole così, in mete esotiche, organizzate dall’Associazione Albergatori di Rimini. E state bene attenti a cosa puntualizza il provocatore: «L’organizzazione fu affidata alla provincia e all’assessore Andrea Gnassi». Tradotto, sostiene Melucci, l’ombelico del mondo rosa, che ha goduto per 15 anni di gloria piena e splendente, di riflettori e articolesse a chili sulla stampa locale, nazionale ed estera, il Logos della Notte Rosa, in realtà sarebbe stato solo l’organizzatore. E solo in quanto occupante un posto da assessore in Provincia. Il manovale dell’evento e non la mente. Alla faccia delle rivoluzioni copernicane.
Stavolta Melucci si erge come uno scopritore di mondi nuovi e mette in ombra, in un colpo solo, il pianeta Gnassi che brillava più di Giove nel sistema solare. E’ grossa a tal punto che risulta anche difficile tentare di spiegare il senso più profondo di questa rupture. Può aiutare la fotografia che pubblichiamo, gelosamente custodita sul sito del “fu” ideatore della Notte Rosa. E’ giovane. Elegante. Un futuro davanti. Nel taschino il fazzolettino rosa (notare la finezza di saper evocare il tutto con un piccolo frammento: le style c’est l’homme) e col dito sembra indicare baldanzoso, a Rimini e alla Riviera tutta, la direzione di marcia per i secoli a venire. E’ talmente leggiadro in quello scatto che qualcuno che mastica la danza classica ci ha visto anche l’attimo che precede il pas de bourrée. Ecco, è tutto questo che Maurizio Melucci ha voluto cancellare con un tratto di penna dedicandosi all’ultima puntata del pale(p)olitico su palazzo Garampi e dintorni. Crudele. Non contento, infierisce anche: «Sulla Notte Rosa le “narrazioni” della sua genesi sono molteplici. Questa è quella vera, certificata e verificabile con i tanti che sono stati presenti». Crudelissimo.
Leggete invece cosa spiegava Andrea Gnassi sul proprio sito sempre in quell’articolo del 2010: «La Notte Rosa non nasce dal nulla, ma parte da una riflessione avviata nel luglio 2005 e sviluppata nei mesi successivi. L’evento è nato dalla volontà di vedere la Riviera di nuovo protagonista e leader nel mondo della notte. Il rilancio del nostro turismo passava attraverso la capacità di saper cogliere le nuove esigenze del divertimento. In questo modo la Notte Rosa ha coinvolto pubblico e privato, associazioni e singoli operatori, tutte le località della Riviera per la prima volta insieme. Un evento di sistema che ha reso protagonista ogni operatore-persona, dando la possibilità ad ogni protagonista di esprimersi. Così è scattato un senso di appartenenza e partecipazione. Tutta la comunità locale ha aderito offrendo il proprio contributo creativo. Si è ritrovato uno spirito di appartenenza ad una comunità, ad una terra. È scattato un sentimento comune».
Per Melucci c’era si da “recuperare” la notte e far dimenticare la Riviera dello sballo, ma semplicemente si voleva riempire «un mese di luglio “scarico” negli eventi ed anche nelle presenze turistiche». E soprattutto, giura quest’ultimo, decisiva fu l’allegra combriccola di Santo Domingo.
Ha il suo bel agitarsi Enrichetto Letta (parentesi: adesso piace a tutti anche a Rimini, da Jamil Sadegholvaad alla rivale Emma Petitti) per convincere il partito della Ztl che è ora di dire basta alle divisioni. Che serve un nuovo Pd. Che bisogna archiviare il passato. Che il dialogo, la coalizione, Papa Francesco, lo Ius soli, l’Europa, la rava e la fava. Da Rimini rispondono con Alice & Ellen Kessler: la notte è piccola per noi. Troppo piccolina.

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