Improvvisamente il Governo Tosi Bis ha scoperto che l’Istituzione per la cultura “non ha portato benefici”. Te credo. Dal 2014 finanziamenti ghigliottinati, lotte politiche indecenti e convegni sul fascismo saltati con tanto di atto pubblico. Ecco cosa è successo – e come mi hanno fatto fuori – e cosa deve essere salvato.
Inutile. Da subito
Brava Renata. Ci sono voluti tre anni a Renata Tosi, neoeletto Sindaco a Riccione, per capire che l’Istituzione ‘Riccione per la cultura’, organo pubblico che espletava i compiti di un Assessorato alla cultura con bilancio proprio, era un inutile castello di carte. Già nel 2014, appena fui eletto consigliere dell’Istituzione, dissi, come primo atto, che l’Istituzione era inutile, culturalmente ed economicamente. D’altronde, la Tosi, quando faceva opposizione, sfotteva l’allora Sindaco Massimo Pironi (PD) reo di aver cavato dal cilindro l’Istituzione dalle uova d’oro, un tesoretto da usare come pareva a lui. Ora, la Tosi Bis dice, attraverso il megafono Stefano Caldari, che “l’operazione Istituzione non ha portato i benefici che ci si aspettava”. Al di là della rima, ridondante, tra operazione e Istituzione, ma chi l’ha mai visto Caldari nelle misere aule dell’Istituzione? Ora vi dico io cosa non è andato nell’Istituzione.
I numeri
Più che parlare a vanvera, sfarfallando estive vanità, occorre ancorarsi ai numeri. Nel 2014 l’Istituzione ‘Riccione per la cultura’ godeva di 714mila euro di fondi propri per far progredire l’attività culturale di Biblioteca (76mila euro), Musei (55mila euro) ed eventi vari (583mila euro). La maggior parte dei denari andava per la “programmazione annuale Teatro del Mare” (139mila euro), all’epoca guidata dalla compagnia Fratelli di Taglia. In due anni il Governo Tosi 1 ha ghigliottinato i finanziamenti. Stando al Bilancio del 2016 l’Istituzione ‘Riccione per la cultura’ gode di 390mila euro in investimenti propri, scegliendo di corrodere lievemente i servizi civici, Biblioteca (61mila euro) e Musei (51mila euro), segando di brutto la voce eventi culturali (251mila euro). Perché la Tosi nel 2014 ha salvato l’Istituzione culturale dalla biologica estinzione? Perché politicamente le faceva comodo. Doveva mettere a tutelare quel fortino l’amico di battaglie elettorali Giovanni Bezzi. Il quale, paradosso politico, era a capo dell’Istituzione culturale ma fuori dalle discussioni della Giunta. Ben presto l’antico sodale Bezzi si rivelò un problema per Madama Tosi. Io, comunque, nel 2016 ero già stato fatto fuori.
Il caso
Patti chiari, amicizia lunga, ho detto subito. Quando Madama Tosi mi chiese di fare il consigliere nell’Istituzione le risposi, guarda che faccio il giornalista. Che significa che per me ogni atto pubblico è pubblico per davvero, cioè va detto a tutti. Renata fece spallucce e sganciò un sorrisone. D’altronde, a Riccione della cultura frega un c***o a nessuno, ne so soltanto io. Le frizioni non tardarono ad arrivare. Come mai? Beh, scrivevo quello che, dell’Istituzione, non mi andava bene. In poco tempo mi inimicai: Presidente Bezzi, colleghi consiglieri, Sindaco, che mi richiamò all’ordine in più di una circostanza dicendomi fai il bravo, dai. Infine, visto che risultavo davvero indigesto, mi propinarono il ‘biscottone’. In data 13 gennaio 2016 Giovanni Bezzi comunica “le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di Presidente Istituzione Riccione Cultura”. Salvo poi revocarle qualche giorno dopo. Nel frattempo, però, caduto il Presidente e dimessosi la “maggioranza dei componenti” del Cda, tra cui il maestro Giorgio Leardini e l’attore Gianluca Vannocci, già candidato per Noi Riccionesi nel 2014 e per il PD alla scorsa tornata – ma perché si sono dimessi? come mai? mistero – il Comune di Riccione mi manda la letterina il 5 febbraio 2016 dicendomi che “il Cda deve ritenersi decaduto e che si rende necessario procedere nuovamente alla relativa nomina”. Ovviamente, Brullo il rompipalle dalle nuove nomine è escluso. Invece Giovanni Bezzi, il Presidente dimesso, torna ancora sul trono, col corteo di consiglieri appresso.
Le cose
Durante il Governo Tosi 1, per quello che ho visto, l’Istituzione culturale riccionese funzionava così. Renata Tosi voleva comandare e Giovanni Bezzi, che voleva comandare anche lui, s’incazzava. Bezzi s’incazzava e la Tosi gli toglieva i soldi. Insomma, un delirio. Eppure, in questo delirio sono state fatte alcune cose che vale la pena ricordare, altrimenti, sapete com’è, la Giunta cambia e il primo Caldari che passa, l’ennesima minestra riscaldata del Governo precedente, parla e gli si crede, zitti tutti. Vi faccio la lista:
a) Accorpamento del reparto ‘teatrale’ riccionese con l’Associazione Riccione Teatro, che cura lo storico Premio Riccione, a gestire la stagione del Teatro del Mare intitolato a Pier Vittorio Tondelli. Ciò ha consentito: aumento della qualità culturale e congruo risparmio economico (compreso l’affitto alla Casa del Popolo);
b) Avanzata discussione sulla gestione degli spazi riccionesi con il bando – poi saltato: lo rifaranno? – per la direzione della Biblioteca civica e della Galleria di Villa Franceschi, allo stato attuale due inutilizzati sbadigli culturali nella calura estiva;
c) Progetto di creare gli ‘Archivi Città di Riccione’, un grande bacino di indagine storica (che permetterebbe un super lavoro sull’immagine e l’immaginario riccionese), che comprendano i documenti di: Azienda di Soggiorno, Premio Riccione e TTV, fu Premio ‘Ilaria Alpi’ e vari archivi di privati;
d) Creazione di un format – da perfezionare negli aspetti della gestione – estivo di grandi incontri, in concordia con il Giornale Off e la presenza scenica di Edoardo Sylos Labini che ha portato a Riccione, nell’estate 2015, Vittorio Sgarbi e Carla Fracci, Alessandro Sallusti e Matteo Salvini, Antonio Moresco e Luca Ward e l’arbitro Nicola Rizzoli e Ignazio La Russa e Alessandro Di Battista… è stato fatto qualcosa di simile da allora? Niet.
e) In seguito all’intitolazione a Gaspare Tirincanti – il massimo musicista del territorio, tra i massimi clarinettisti italiani di ogni tempo – dell’Istituto musicale riccionese si è progettato uno sviluppo del medesimo insieme a Fabio Severini, interprete assoluto dell’oboe in Italia. Ovviamente, non s’è fatto nulla per incuria politica.
L’assurdo
L’evento micidiale, comunque, capita nell’ottobre del 2015. Madama Tosi, evidentemente, si sente minacciata da Giovanni Bezzi. Il quale, ha una idea culturalmente provocatoria, provocante. Ideare a Riccione, la patria estiva del Duce, un convegno sul Fascismo. Contattiamo Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera. Ci sta. Contattiamo Marcello Veneziani e Giuseppe Parlato. Ci stanno. Io contatto personalmente Giordano Bruno Guerri. Patteggio anche la cifra per il suo intervento, su D’Annunzio, Marinetti e Malaparte, affinché non gravi troppo sulle finanze del Comune. Ci accordiamo per 700 euro, ma l’albergo se lo paga lui. Tutto bene. Finché Madama Tosi, con un atto pubblico, blocca tutto, manda tutto all’aria. Come mai? Perché “non sapevo nulla”, disse lei – ma come, se te lo diciamo noi? In verità, l’alter-ego del Sindaco, Natale ‘Nanà’ Arcuri, dalla moschea via Fecbook proclamò “prendo le distanze” da “iniziative che si prestano a facili strumentalizzazioni, di per sé, aberranti”. Dichiarare aberrante Paolo Mieli che parla di fascismo? Ad ogni modo, Madama Tosi obbedì al trinariciuto ‘Nanà’ e chiusa lì (sul fatto, per chi ha voglia, scrissi un pezzo, qui).
E ora?
A Riccione, si è capito, la cultura è un battibecco tra primedonne. Perciò, più per vendetta che per strategia culturale, Madama Tosi ha scolpito su quel fusto di Stefano Caldari un assessorato assurdo a Turismo, Sport e Cultura. Che a Riccione è come dire: dopo Turismo e Sport, se c’è tempo ci occupiamo pure di quegli sfigati che fanno cultura. D’altronde, basta guardare il programma elettorale di Madama Renata, dove la parola ‘Cultura’ non c’è tra i bisogni principali, bisogna leggere alla voce ‘Turismo’, per capire dove tira il vento culturale. “Anche la cultura deve entrare a pieno titolo nell’offerta turistica della città spaziando dalle mostre d’arte, alle rassegne di musica (dal Blues al grande Jazz) e canto sino al grande e fascinoso mondo del cinema”. Che vuol dire? Che faranno come gli pare, come viene. Bizzarro che si esalti “il prestigioso Premio Riccione Teatro gloriosa ‘istituzione culturale’ della nostra città”. Nell’anniversario dei 70 anni del Premio (quest’anno, nel 1947 lo vinse tale Italo Calvino) sono stato incaricato dall’Associazione Riccione Teatro di redigere un saggio sugli archivi storici, recuperando materiali di Enzo Biagi, Tullio Pinelli, Dacia Maraini, Stefano Massini e molti altri. Ovviamente, coglione io, ho lavorato pieno di felicità per tre mesi, senza lo straccio di un contratto né di un compenso. Appena varato il Governo Tosi Bis mi vien detto che al momento non ci sono i soldi per finanziare il tomo. Evviva.
Epilogo
Sapete cosa mi fa girare le balle? Che la cultura – che è una cosa seria – sia ostaggio della politica. Che la cultura, come è (quasi) sempre stato in questo paese comunista nel cervello, sia l’arma ricattatoria con cui bonificare alcune amicizie ed estinguerne altre. Nei paesi civili non funziona così. Esempio. Sono tornato a casetta mia dopo una gita a Cles, Trentino. Dovevo parlare di una mostra in atto nel bellissimo Palazzo Assessorile. Il Comune di Cles, nel cuore della Val di Non, investe ragionevolmente in una grande mostra estiva: roba che a Riccione non si fa da anni. La mostra la fa un bravissimo curatore. Insieme a lui presenziano il Sindaco e il Vice. Con il curatore, difetto giornalistico, parliamo di politica. Lui, il curatore, sta nei banchi dell’opposizione. Ma… come? Già. Il Sindaco ha riconosciuto in lui, un avversario politico, la persona giusta per santificare la cultura del paese che governa. Che gesto culturale superbo, oltre i paraocchi delle convenienze di partito.
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