"Stiamo esaminando le criticità dei nostri budget: in una di queste, nel 2015, ho usato il tuo nome — spiega rivolta a me —, e di questo mi scuso". Le
“Stiamo esaminando le criticità dei nostri budget: in una di queste, nel 2015, ho usato il tuo nome — spiega rivolta a me —, e di questo mi scuso”. Le chiama “criticità” il capo ufficio stampa di Apt Servizi Emilia Romagna, Fabio Grassi. E’ un’altra bomba che deflagra sull’azienda di promozione turistica sotto il diretto controllo della Regione e del suo assessore al Turismo Andrea Corsini, dopo quella dei giornalisti di testate italiane ed estere ospitati per scrivere servizi sul turismo.
La nuova vicenda la racconta oggi Anna Budini sul Corriere Bologna ed oltre a mettere in luce la gravità dei fatti specifici, solleva nuove ombre sul modus operandi di Apt. Grassi convoca tre giornalisti e spiega che ha utilizzato il loro nome (senza che i colleghi sapessero nulla) per ottenere il rimborso di pranzi. Cifre modeste nel caso raccontato dalla collaboratrice del Corriere (90 e 120 euro). “Ero con l’editore Mugavero, Dario e Jacopo (Fo, ndr) cene che io non potevo giustificare perché non mi passano queste pubbliche relazioni qui. Per questo ho usato il tuo nome. Di questo mi scuso oggi perché non immaginavo che venisse fuori tutta questa cosa qui. Non pensavo che fosse così scandaloso. Allora vengo per dire: mi dispiace, ho usato il tuo nome, ma l’ho fatto in buona fede per nascondere il fatto che altrimenti non mi avrebbero rimborsato la cena con Dario, Jacopo, la segretaria e l’editore. Si tratta di due bugie mie e lo vengo a dire. L’ho fatto per coprire una cosa che non mi avrebbero mai rimborsato ma che, sul piano delle pierre, mi serviva”, spiega Fabio Grassi secondo la testimonianza diretta messa in pagina da Anna Budini. Il capo ufficio stampa si allarga, nel tentativo di venirne fuori fornisce dettagli di altro. “Il fatto che sei venuta a mangiare con me non penso sia un problema grosso a fronte di 450.000 euro di spesa complessiva. Non sei te la criticità. Io sono abituato a fare cene e pranzi con tante persone, ma non solo io, anche i miei collaboratori”. E ancora: “Ma tu sai quante volte in Emilia Romagna ospitiamo giornalisti per la Notte Rosa? Tutte queste cose qui non sono regali, ma pierre che facciamo per i giornalisti. Siccome, due anni prima, avevo già presentato una fattura da 60 euro per una cena sempre con Dario Fo e il mio direttore mi disse “Dario Fo no”, allora lo scorso anno ho usato te. Insomma puoi sostenere questa tesi che siamo andati a mangiare insieme per parlare dei problemi di Cesenatico? Perché, se ti chiama un giudice supremo della Corte e ti chiede questa cosa, tu gli dici no, non c’ero? Che cosa ti costa?”, domanda Grassi. “Niente, solo la dignità di giornalista. E la falsa testimonianza”, conclude Anna Budini.
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