Padre Pasquale Tosi, il missionario esploratore sanvitese che arrivò fino in Alaska

Padre Pasquale Tosi, il missionario esploratore sanvitese che arrivò fino in Alaska

Ricordato a San Vito in una interessante serata organizzata dal parroco don Giuseppe Celli, grazie alla tesi di laurea presentata da Michele Tombesi e seguita dalla proiezione di un film sulla vita del missionario.

Troppo pochi, purtroppo, ancora oggi conoscono l’entusiasmante storia della vita di Padre Pasquale Tosi, il missionario esploratore nato a San Vito in una casa colonica del tempo (poi riconvertita nel ristorante-albergo Verde Mare) nel lontano 27 aprile 1835. Proprio per questo la “frazione del pontaccio” ci tiene a tenere vivo il ricordo di quest’uomo di fede facendo conoscere la sua grande opera.
Pochi giorni fa durante un incontro tenuto nella parrocchia di San Vito, il Parroco don Giuseppe ha auspicato che l’interesse nei confronti della vita del missionario si espanda oltre il paese, rimarcando l’importanza della serata, una continuazione di tante altre iniziative che sono state realizzate in onore di Pasquale Tosi. Tra queste la stesura di diversi libri, uno con l’introduzione dello stesso don Giuseppe, l’altro con la prefazione di Enrica Cavalli, attuale presidente della Banca Malatestiana, dedicato al compianto presidente Umberto Mazzotti che in vita aveva sempre desiderato la realizzazione di un libro che parlasse della vita e delle opere di Padre Tosi, per far conoscere alle nuove generazioni, nella sua terra natale, questo personaggio che è stato animato da profonda fede religiosa e inesauribile coraggio e si è prodigato nella realizzazione di un grande progetto.
Del resto l’arcivescovo mons. Pietro Sambi, nativo di Sogliano sul Rubicone spentosi a Baltimora nel 2011, il quale fu Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America dove Padre Tosi svolse il suo apostolato, disse di lui: “Ho sentito dire più volte che per chi muore lontano da casa il penultimo pensiero è al proprio paese e ai propri cari e l’ultimo alla misericordia di Dio. Su quella tomba mi sono sentito un po’ il rappresentante di San Vito dei familiari e dei concittadini di Padre Tosi. Non nego di aver provato due sentimenti molto profondi: l’emozione di trovarmi così lontano sulla tomba di un vicino di casa ed una grande ammirazione per questo missionario intrepido che ha portato all’Alaska la parola della vita, ma anche l’istruzione e i primi passi del benessere”.
Ma chi era questo grande personaggio? Pasquale Tosi entrò in seminario a Bertinoro nel novembre del 1854, per poi essere ordinato sacerdote il 25 maggio 1861. In seguito all’ordinazione tornò a San Vito e ci restò per diciotto mesi. Poi partì per la Missione delle Montagne Rocciose americane, cui si dedicò per circa un ventennio.
Nel 1886 venne incaricato dai superiori di accompagnare il Vescovo Seghers nella prima spedizione missionaria all’interno dell’Alaska, una terra ancora inesplorata. Il Vescovo fu assassinato dal suo servitore Fuller. Tosi non demorse e gli succedette nella guida della spedizione nel 1887. Fu così che iniziò l’avventura del Padre missionario. Avventura che lo portò ad esplorare un territorio scomodo e difficile, quasi sconosciuto, per evangelizzare le popolazioni del posto.
Dopo essersi rammaricato con lui del fatto che non si potessero cresimare coloro che egli aveva convertito al cristianesimo, il Papa stesso lo esortò: “Andate, fate voi da Papa in quelle regioni”. Quest’uomo che partì dalla piccola San Vito fu il fondatore della Chiesa d’Alaska, diventandone Prefetto Apostolico, nominato da Papa Leone XIII.
Durante l’incontro di sabato 5 agosto, il salesiano Michele Tombesi, che ha frequentato la triennale nell’Istituto di Scienze Religiose Marvelli di Rimini realizzando la tesi su Pasquale Tosi, ha introdotto la serata prima della visione del video-film “Cercatore d’anime” sottolineando di essersi innamorato della figura di Padre Tosi, che gli ha fatto capire come i valori del Cristianesimo si possono far conoscere in ogni parte del mondo. Nessuno ha mai tanto viaggiato in Alaska quanto Padre Tosi e ciò appare ancora più incredibile se si pensa che era un uomo esile, cardiopatico. Eppure, nonostante ciò, ha percorso immense distanze, varcato ripide montagne, in un contesto di ghiacci perpetui (o nevi perenni) e temperature gelate per offrire il suo prezioso contributo a evangelizzare e a civilizzare gettando le basi dell’istruzione e innovando in campo architettonico, agricolo e alimentare le condizioni degli indigeni delle “inospiti lande della scabra ghiacciata Alaska” (come riporta la lapide commemorativa eretta in occasione del centenario della nascita di padre Pasquale Tosi sul portico della Chiesa di San Vito).
Soffriva di cuore, ma non volle andarsene, stette a Juneau, non lasciò mai quelle persone e quei luoghi, lasciando così trasparire dalla sua vita il grande amore che ha avuto per l’Alaska e per il prossimo. Sulla sua tomba, onorata dalla visita di Mons. Sambi nel 2009, si legge la scritta: “Né la muta solitudine delle nevi perpetue né il barbaro linguaggio né le nemiche insidie né la mancanza di ogni provvidenza umana poterono atterrire la sua intrepidezza nei 12 anni di apostoliche fatiche e di viaggi pericolosi attraverso regioni desolate”. Memorabile resta la visita del Vescovo Burns, ex vescovo di Juneau località dove è sepolto P.Tosi, ora trasferito a Dallas, durante la quale è stato saldato il legame tra San Vito e la diocesi di Juneau.
Speriamo, come auspica don Giuseppe, che l’ opera di P.Tosi un po’ trascurata anche dai Gesuiti, l’ordine religioso a cui apparteneva, non venga dimenticata ma “la sua fiaccola passi nelle mani delle nuove generazioni per realizzare ancora opere di fede e di civiltà con lo stesso generoso impegno”.

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