Sua Maestà l’olio extravergine delle colline riminesi

Sua Maestà l’olio extravergine delle colline riminesi

L'unico primato che abbiamo a livello regionale nell'agroalimentare è quello dell'olio. Trecentomila olivi rendono la bellissima Valmarecchia e la dimenticata Valconca un patrimonio importante sia a livello di produzione sia a livello ambientale. Questa volta Enrico Santini si cimenta con il principe dei condimenti.

L’unico primato che abbiamo a livello regionale nell’agroalimentare è quello dell’olio. Fatto cento in Emilia Romagna, la provincia di Rimini (auguri di buon lavoro a Riz) ha il 75% del prodotto. Trecentomila olivi rendono la bellissima Valmarecchia e la dimenticata Valconca un patrimonio importante sia a livello di produzione sia a livello ambientale. Quest’anno il raccolto sarà contenuto, la qualità buona ma non eccezionale come nel 2017.

Partiamo. Dalla salsiccia con le olive (non male anche la variante con i gobbi), un classico della nostra cucina di terra, oggi ci cimentiamo con il principe dei condimenti: Sua Maestà l’Olio Extravergine (EVO) delle colline riminesi. Premessa doverosa e necessaria: se avete problemi di peso e fate malette sui kg di troppo sospendete la lettura e andate a fare un giro possibilmente a piedi. Sono tante le teorie di pseudo stregoni nel considerare l’olio un elemento negativo della alimentazione quotidiana. Cazzate enormi in tempi difficili dove il confine è labile tra il vero e il falso, fra la notizia e la bufala.

Punto primo: l’olio fa bene. Il resto è conseguenza. Un filo d’olio su una fetta di pane è il massimo per un bambino che cresce, la merenda più salutare per figli e nipoti.
Punto secondo: l’olio migliore è l’olio novello, e siccome la stagionalità per noi rurali è determinante, Novembre è il mese ideale.
Punto terzo: dove? Nel Riminese ci sono più di venti frantoi (le olive si frangono, non si macinano). Non faccio marchette e non dirò né nome e cognome e neppure la via, ma abbiamo a livello tecnologico ottimi riscontri. Andate dove volete, ma andate a vedere, ad annusare, a sentire il profumo dell’olio. Inoltre ci sono aziende agricole che hanno come nel vino sviluppato questo segmento estremamente importante a livello paesaggistico ma scarsamente remunerativo.
Punto quarto: può l’olio che mettiamo in tavola, che diamo ai nostri bambini, costare meno dell’olio sintetico che usiamo per la nostra macchina?

Concludendo: occhio!… Rurali sempre!

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