Non indovinarne una: senza identità l’ex Sferisterio dopo il restyling

Non indovinarne una: senza identità l’ex Sferisterio dopo il restyling

Una piazzetta brulla e grigia, che fa il paio con piazza Malatesta cementata. Panchine al sole. Lo stemma trafugato è stato sostituito da una sorta di enorme blatta marrone. E la scultura che evoca il gioco della palla al bracciale...

Ieri pomeriggio, con quattro compagni di escursione mi avventuro baldanzoso a rimirar piazzetta Sferisterio che mi dicono essere finalmente riordinata, la nuova pavimentazione rivista e ciò che rimane della svilita facciata dell’ex campo di gioco della palla al bracciale, restaurata.

La piazzetta com’era e com’è oggi.

Appena entriamo nell’area, evitiamo per un pelo un tizio con un grosso scooter che da via Circonvallazione Occidentale ha escogitato di utilizzare lo scivolo di accesso (per le sole biciclette) alla piazzetta appena rimessa a nuovo.

Speriamo che riposizionino quanto prima il mancante paletto divisorio. Terminati i commenti all’indirizzo dell’ignorante motorizzato, di subito fellinianamente battezzato “scureza ad Corpolò”, cominciano quelli all’opera appena terminata.
Sarà che da recente piagnisteo «oggi il sindaco è un sacco delle botte», come prima considerazione, dopo essersi guardato intorno, uno della sporca cinquina esordisce così: «Gnassi (o chi per lui) non ne fa una giusta». Riporto di seguito tutte le critiche mosse ai lavori eseguiti, senza attribuire paternità e per questo, per non accampare scuse, mi denuncio subito come sodale alla cricca dei quattro.

Come premessa va detto che la piccola piazza andava rimessa in ordine. Ma come sempre, c’è modo e modo.

Il Fellini Museum lo infilano ovunque.

Per cominciare, chi mai si azzarderà a sedersi su quelle panchine in pieno sole dalle quali l’incauto fruitore rischia di alzarsi con le chiappe in fiamme? Anche se localmente lo sport in voga è un altro, avrebbero potuto piantare un paio di alberi a ridosso del muretto lato Riccione.

A uno dei presenti era stato assicurato che le colonnine di varia altezza e grandezza dipinte di marrone sarebbero state coperte da un più elegante e meno invadente box lamellare, ma non è stato fatto.

Per contro, forse per attenuare visivamente la presenza della cabina ENEL tuttora incastonata nella parete dello sferisterio è stata passata una mano omogenea di calce su tutta la superficie dei mattoni sicché la parete ha perso identità, è come appiattita e non si scorge quasi più la parte che un tempo era il portale d’ingresso al campo, poi tamponato.

Sarebbe stato utile, a detta di uno dei cinque (quello più tecnicamente preparato), creare invece una sorta di contrasto per metterlo in risalto. Più sopra, al posto dello stemma trafugato negli anni ’70, svetta una sorta di enorme blatta marrone. Ma a terra le cose non vanno meglio.

La scultura (?) di resina bianca e nera raffigurante una palla e un bracciale che evocano gli attrezzi di cuoio usati per praticare l’antico sport, hanno ricevuto unanime selva di pollici versi.

Seppur senza utile traduzione a latere, si salva invece l’epigrafe ottocentesca. I leggiadri leggii, come sempre marroni (due) narrano la triste storia del glorioso campo che fu di palla (una) al bracciale. Armandosi di lente d’ingrandimento, se ne legge la vicenda tutto d’un fiato. Avercelo!

COMMENTI

DISQUS: 0