«Chi paga per le responsabilità politiche del fallimento di Aeradria?»

«Chi paga per le responsabilità politiche del fallimento di Aeradria?»

Dalla richiesta iniziale della curatela fallimentare che aveva presentato un conto di 20 milioni di euro, i soci pubblici se la cavano con 50mila euro a testa. Resta però aperto un fascicolo che scotta alla Corte dei conti e l'opposizione in consiglio comunale si è augurata che non finisca tutto a tarallucci e vino. Perché sono stati persi soldi dei cittadini. E il "Fellini" non si è più ripreso.

A metà gennaio è attesa la sentenza di primo grado sul fallimento Aeradria, ma a parte gli aspetti penali, è stata già messa una pietra tombale sopra l’azione di responsabilità civile mossa dalla curatela fallimentare e per una cifra molto al di sotto delle richieste iniziali. Il giudizio dal 2014 si è protratto con diversi passaggi fino ad arrivare al 2021, ma il conto presentato ai soci di Aeradria e in particolare a Comune, Provincia, Rimini Holding e Rimini Fiera, rimaneva salato: 20 milioni di euro. A loro veniva infatti contestata «l’attività di direzione e coordinamento in asserita violazione dei corretti principi di gestione societaria e imprenditoriale di Aeradria». Grazie ad un accordo transattivo, però, e a seguito di una lunga trattativa, la partita si è chiusa con soli 200mila euro (50mila per ogni ente), lo 0,25% della pretesa iniziale, già versati alla curatela fallimentare.
La giunta comunale lo scorso novembre aveva approvato questo accordo, in quanto evidentemente molto conveniente, ma nel consiglio comunale del 23 dicembre scorso il tema è tornato in discussione perché si è resa necessaria una variazione di bilancio. E si è riaperta una vecchia ferita, con l’opposizione, ma non tutta, che ha colto la palla al balzo per “infilzare” le «responsabilità politiche» che hanno portato al fallimento della società di gestione dell’aeroporto e al polverizzarsi di una montagna di soldi.
«Il fallimento di Aeradria è costato 53 milioni di euro, il Comune ha visto vanificare la propria quota sociale e il denaro investito con aumenti di capitale fino a 35 milioni di euro», ha detto il consigliere di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi. «Adesso tutto si chiude con 200mila euro ma il danno resta. In questo paese chi sbaglia difficilmente paga e i danni ricadono sul “pubblico”. Aeradria era una società a controllo pubblico e ha visto dilapidare soldi dei cittadini».
Molto critico anche Enzo Ceccarelli (Lega): «siamo in presenza di una sorta di ammissione di responsabilità politica e oggi abbiamo un aeroporto che funziona in modo parziale e le conseguenze ricadono sull’economia della città e della intera provincia. L’amministrazione comunale si dovrà rivalere verso chi rappresentava questo ente in Aeradria».
Luca De Sio (Lega): «Se c’è stata una mala gestio di Aeradria sarebbe bene che il tutto non finisse a tarallucci e vino e il Comune ha il dovere di andare avanti da questo punto di vista». Sulla stessa linea anche Loreno Marchei (Lega) che ha parlato di «elementi più che fondati di responsabilità politica e quindi c’è la necessità di procedere con le azioni di rivalsa anche per dare un segnale di responsabilizzazione nell’interesse della città».
Di diverso avviso Giuliano Zamagni (Pd) che ha ricordato come l’accordo abbia avuto l’avallo fra l’altro del comitato dei creditori, del giudice delegato e della curatela fallimentare che hanno ritenuto adeguata la transazione. Dunque bene ha fatto il Comune di Rimini ad aderire, mentre non è affatto vero che sottoscrivere la transazione equivalga ad ammettere una colpa.
Tutto finito dunque? Resta margine per un eventuale “intervento” della Corte dei conti presso la quale rimane un fascicolo aperto.
La delibera è stata votata dal consiglio comunale con 18 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto. Da segnalare la presa di posizione di Gloria Lisi: «Questa vicenda ha provato umanamente in maniera considerevole molti degli ultimi dieci anni trascorsi in amministrazione. L’accordo tombale che pone termine ad una storia molto dolorosa e preoccupante non solo per chi l’ha vissuta direttamente, per me è un momento di soddisfazione e voglio ringraziare gli uffici che si sono adoperati per giungere a questo risultato. E’ anche una bella cosa sapere che l’importante somma accantonata torna “libera”». Il Comune aveva infatti accantonato non 20 milioni ma comunque una cifra significativa, 1.800.000 euro, che adesso si alleggerisce solo di 50mila euro, lasciando al fondo rischi 1.750.000 mila euro per eventuali altre future necessità.
Va detto che a favore dell’accordo transattivo si sono espressi i legali di Comune e Rimini Holding, e i loro pareri hanno ovviamente avuto un peso rilevante nella decisione finale dell’amministrazione comunale. I legali hanno evidenziato non solo la convenienza (sulla quale non ci sono dubbi) della transazione, ma anche altri due aspetti: il giudice istruttore del tribunale di Bologna aveva disposto una consulenza tecnica d’ufficio sulla perdita del capitale sociale di Aeradria, come aveva chiesto la curatela fallimentare, e quindi andando a mettere il naso in una controversia complessa di natura giuridica ed economica, ci sarebbe stato il rischio di un esito negativo, oltre che di dover sostenere ulteriori ingenti costi di difesa e consulenze. Infine, la transazione consente di poter svincolare le somme accantonate in bilancio per questa partita, come si è ricordato pari a quasi 2 milioni di euro.
Ma l’aeroporto aveva un indotto economico quantificato in 900 milioni di euro l’anno. Altri tempi, si dirà, certo, ma anche altri numeri rispetto a quelli che si vedono ormai da diversi anni a questa parte.

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