Crédit Agricole si disfa dei preziosi libri pubblicati da Carim

Crédit Agricole si disfa dei preziosi libri pubblicati da Carim

Via le insegne di banca Carim, tutta la governance concentrata nelle mani di Crédit Agricole, adesso l'istituto di credito italo-francese ha fatto anche la "pulizia dei magazzini" liberandosi di centinaia di volumi che nel corso degli anni erano stati stampati a spese della banca di piazza Ferrari. A salvare dal macero i libri è stato il Fai di Rimini.

Dopo aver sostituito le insegne di Carim, mandando in pensione il pellicano, simbolo dello storico istituto di credito riminese passato in mani francesi, e dopo avere accentrato tutta la governance della ex banca (l’assemblea che ha deliberato la fusione per incorporazione di Banca Carim – ma anche di quelle di San Miniato e Cesena – in Crédit Agricole Cariparma si è svolta lo scorso 14 giugno) tolta dal controllo della Fondazione Cassa di Risparmio, adesso Crédit Agricole si è anche liberata delle tracce culturali lasciate da Carim.

Si potrebbero chiamare pulizie di magazzino. Centinaia di volumi stampati da Carim nel corso degli anni sono stati messi fuori dalla porta. Quattro bancali contenenti scatoloni di libri hanno preso la direzione del Fai di Rimini, che ha così “salvato” questo tesoro.

Sono libri preziosi, stampati grazie alle finanze di Carim. Uno è il volume di fotografie dalla Romagna (1958/1963) di Davide Minghini, che aveva visto la luce nel 2007, curato dal prof. Roberto Balzani e da Oriana Maroni della Biblioteca Gambalunga. Altri due sono dedicati al Tempio Malatestiano: quello dedicato ai restauri realizzati in occasione del Giubileo, a cura di Ferruccio Canali e Cetty Muscoini (uscito nel 2008, “Il Tempio della meraviglia. Gli interventi di restauro al Tempio Malatestiano per il Giubileo 1999-2000”), e un altro di Pier Giorgio Pasini (“Il Tempio Malatestiano splendore cortese e classicismo umanistico”) uscito nel 2000. Entrambe le pubblicazioni sono davvero preziose. La prima è introdotta dall’allora presidente della Fondazione Carim Luciano Chicchi, dal prof. Antonio Paolucci e dal soprintendente Giorgio Cozzolino. La seconda ha la prefazione di Antonio Paolucci e vede anche il contributo di Oreste Delucca.

Ci sono poi il recente Luigi Pasquini “un cronista del pennello” e “Città d’autore, tesori d’Italia tra cultura e storia” a cura di Fabrizio Binacchi e Andrea Samaritani, stampato nel 2016: 128 pagine, numerose illustrazioni a colori, formato 28 x 24 centimetri. La pubblicazione dedicata a Pasquini è diventata anche una mostra (anch’essa realizzata col contributo di Carim, sponsor unico) molto apprezzata, inaugurata nel dicembre dello scorso anno al Museo della Città, la cui apertura è stata prorogata di una settimana in ragione del gradimento del pubblico ed è stata allestita fino al 25 febbraio 2017. “Banca Carim è lieta di aver contribuito alla realizzazione dell’evento espositivo su Luigi Pasquini, artista particolarmente amato e apprezzato dalla cittadinanza riminese: per questo la Banca gli ha dedicato il libro strenna che sarà anche il catalogo della mostra. Come ho già avuto modo di osservare, la ricostruzione della vita culturale di una città passa anche attraverso lo studio dei suoi artisti più rappresentativi e Luigi Pasquini è certamente tra questi”, dichiarò il presidente di banca Carim Sido Bonfatti.

La vicenda dei volumi è approdata anche ai piani alti della Fondazione, ma pare che i vertici non sapessero nulla della decisione di Crédit Agricole di disfarsi della corposa e ricca biblioteca messa insieme da Carim, in veste di editore, affrontando anche ingenti spese. “Mi sembra scandaloso quello che è successo”, dice l’ammiraglio Aleardo Cingolani, “pare che i vertici di Crédit Agricole non vedano l’ora di tagliare definitivamente i ponti con Carim. La presidente della Fondazione ha assicurato che chiederà spiegazioni e verificherà l’accaduto”. Ma la Fondazione ha ormai il peso del due di coppe quando comanda denari.

Senza tanti complimenti, uno dopo l’altro spariscono anche i simboli della presenza di banca Carim sul territorio e della sua attività per la valorizzazione della cultura e dell’arte riminesi. Nel silenzio generale. Il Fai farà sicuramente buon uso del malloppo che ha ricevuto, ma resta la domanda: perché tagliare i ponti col passato anche per opere che sono comunque legate alla storia di Carim e della città di Rimini?

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