Dal voto utile di Veltroni a quello inutile per Gnassi

Dal voto utile di Veltroni a quello inutile per Gnassi

L'ex sindaco di Rimini viaggia col paracadute: il partito gli ha assicurato una candidatura blindata. Ma il simbolo del Pd è del tutto assente dalle sue prime uscite pubbliche. Per lui, stando ai sondaggi che danno il centrodestra per vincente con ampio margine di scarto sul centrosinistra, si prepara la legge del contrappasso: dopo aver governato per dieci anni a colpi di decisionismo, senza confronto in consiglio comunale - a volte nemmeno con la propria maggioranza - e nella città, in vista c'è un posto all'opposizione. Lettera.

Il manifesto per la prima uscita pubblica di Gnassi, il 30 agosto a Riccione, non presenta il simbolo del Pd.

Dal memorabile voto utile di Veltroni, all’attuale voto inutile per l’ex Sindaco Andrea Gnassi il passo non è breve. Sono passati anni da quella campagna elettorale del 2008 dove anche a Rimini presso l’Arco di Augusto intervenne l’allora Segretario del PD Walter Veltroni, che arringò la cittadinanza sulla necessità di un voto utile per governare l’Italia e non sprecare tale occasione per votare chi non avrebbe potuto vincere. Presente ad accompagnarlo sul palco c’era l’allora segretario provinciale riminese del PD Andrea Gnassi.
Oggi viene da chiedersi cosa sia rimasto a Gnassi di quel discorso. Ma andiamo per gradi e scomponiamo questo assunto per spiegare agli eunuchi della politica la situazione.
I sondaggi fanno emergere che la coalizione di centro destra è in vantaggio rispetto al centro sinistra di oltre 20 punti, quindi con un margine così rilevante che fa poco sperare i contendenti. C’è poca trippa per gatti!
Nulla di personale ma il pragmatismo politico porta a questa conclusione obbiettiva. Di ciò anche il candidato non paracadutato è consapevole ma l’io della persona sopraffà la realtà dei fatti e lo vede impegnato in una propaganda locale a lui congeniale.
Con il risultato scontato accennato sopra, diventa facile capire l’inconsistenza nell’incidere sulle scelte da parte di chi è in minoranza. Questo lo sa pure Gnassi, è sufficiente che si guardi allo specchio e rifletta sul suo regno di dieci anni e in particolare su quanto avvenuto in consiglio comunale. Qui, nel massimo organo amministrativo della città, la voce della minoranza non ha potuto incidere minimamente perché mai è stata ascoltata dalla maggioranza. Nemmeno sui grandi temi ci sono state opportunità di confronto pubblico in cui discutere quanto già deciso dal Sindaco, il quale non ha ascoltato neppure la sua coalizione, tanto che alcuni consiglieri di maggioranza si sono poi collocati all’opposizione perché trovavano non collegiali le decisioni, se non addirittura autoritarie. La democrazia è bella e giusta per la sua alternanza politica che si fonda sulla libertà di esercitare la propria opinione nell’agorà pubblica facendo emergere una maggioranza e una opposizione. Ma la democrazia non può essere intesa a senso unico quando si è al governo, cioè chi vince decide senza ascoltare e cercare di condividere le scelte con la minoranza, e a doppio senso quando si è all’opposizione. Un andazzo che si è constatato a Rimini in più occasioni negli ultimi dieci anni. Solo per citare qualche esempio: Ponte Tiberio, Anfiteatro, piscina zona Palacongressi poi dirottata a Viserba, Piazza Malatesta, Castelsismondo, vari Strumenti Urbanistici, Stazione, Zona Porto con il Triangolone, scarichi a mare, tagli alberature, eliminazione del verde, sicurezza, Novarese, Murri, Aeroporto eccetera eccetera.
Intanto Gnassi viaggia con il secondo (il primo gliel’ha garantito il partito) paracadute aperto: le sue prime uscite pubbliche (vedi foto) sono rigorosamente senza il simbolo del PD, che evidentemente non raccoglie consenso ed anzi spaventa gli elettori, e punta invece sul rassemblement civico che ha portato Jamil a palazzo Garampi.
Viene poi da ridere nel vedere il candidato del Pd dichiarare il suo piano di export a Roma del sistema “governo di Rimini” da lui esercitato. Con questo slogan ha lanciato un boomerang pericoloso: visto che si troverà in minoranza, non toccherà palla a Roma e dunque la bilancia dell’export per i riminesi che lo voteranno sarà pari a zero. Voto inutile, perciò, quello dato a Gnassi. E, una volta a Roma, potrà solo consolarsi con dei tour a Cinecittà, già frequentata da Veltroni, per una rimpatriata felliniana, in un Amarcord del “fu” voto utile ora diventato inutile.

Giulio Grillo

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