Sicurezza, questa sconosciuta: il nuovo bollettino del crimine costringe ad aprire gli occhi

Sicurezza, questa sconosciuta: il nuovo bollettino del crimine costringe ad aprire gli occhi

Risse, accoltellamenti, botte, schiamazzi, liti e urla sono la norma di ogni notte in molte zone di Rimini. E' ora di ammettere un fallimento, impegnandosi sul serio. Inutile fare grandi discorsi. O meglio, bisogna fare grandi discorsi partendo da fatti concreti e reali. Risolvere i piccoli, specifici problemi ci aiuterebbe a creare le condizioni necessarie per avere una speranza di futuro. Appello al sindaco e alle istituzioni: “Riusciamo a fare qualcosa?”

In poco meno di 10 ore si sono verificati due accoltellamenti. Poco male si dirà, è la norma a Rimini. Nel caso specifico mi hanno colpito perchè avvenuti in luoghi che frequento quotidianamente.
Il primo caso è avvenuto ieri sera tra via Roma e via Gambalunga. Le cronache parlano di accoltellamento a seguito del furto di un cellulare. Il secondo caso è andato in scena all’alba a pcochi metri da casa mia. Di questo fatto so tanto, ma poco importa la cronaca per quanto intendo scrivere.
Nel primo caso sono passato in bici pochi minuti prima che si sguainasse la lama, nel secondo caso ero nel dormiveglia ma c’era chi mi faceva la cronaca degli avvenimenti, che sono stati preceduti da un inizio di rissa nel cuore della notte.
(A scanso di equivoci affermo già che non sono né l’autore dei crimini, né la vittima, né il testimone diretto).
Risse, accoltellamenti, botte, schiamazzi, liti e urla sono la norma di ogni notte in molte zone di Rimini: il Centro, Marina Centro e soprattutto tutta la zona Mare che va da da piazzale Marvelli a Miramare. Non parliamo di Riccione, ma la situazione è simile.
Pleonastico fare la lista dei fatti di cronaca nera che riguardano la nostra città, basta aprire un giornale o un sito o i social in una qualsiasi giornata e mettersi a contare. C’è di tutto e di più.
Ogni giorno, assieme al bollettino meteo, compulsiamo il bollettino crimine.
Quando lavoravo nei giornali cartacei, in zone d’Italia più tranquille, ogni fatterello di “nera” diventava un’«apertura» di pagina. Arrivato a Rimini ho subito capito che il tentato omicidio diventava una “breve”. Il che dice molto.
La scorsa estate, sull’onda di casi eclatanti e delle elezioni comunali, si era parlato molto di sicurezza. Dodici mesi dopo la situazione è la stessa, anzi in alcune zone è peggiorata perché si è tornati alla “normalità” dopo la pandemia.
In queste ore poi impazza sui social il video di uno dei tanti rapper che mostra “l’invasione” di Rimini, del suo viale più importante e della spiaggia, il tutto suggellato da un testo di cui le uniche parole che ho compreso sono che bisogna “fottere i poliziotti”.
Poveretti ‘sti poliziotti, non bastano gli stipendi da fame che prendono per rischiare la vita, c’è anche il continuo richiamo a “fotterli”. Poi se le forze dell’ordine s’incazzano, noi soloni alziamo il ditino, spiegando che no, non si fa così ecc. ecc.
Va bene, non facciamo drammi anche perché il trombonismo è deprimente. Dopo l’accoltellamento, sulle terrazze di alberghi e palazzi sono partite anche le battute: “Oh ma è Csi… ecco, delimitano la scena del crimine… arriva il coroner…” il che testimonia il successo delle serie tv americane e il disincanto della gente.
Un’ampia comunità improvvisata di decine di persone, subito dopo il fattaccio, si è affacciata alle terrazze. Turisti e riminesi. Foto d’ordinanza e facce preoccupate, per non dire schifate. Finiti i rilievi di rito si è cominciato a spazzare e lavare le macchie di sangue che copiosamente impregnavano la strada e macchiavano le auto, alcune delle quali danneggiate. E’ stato annunciato persino l’arrivo di Hera per concludere l’opera di pulizia. Al momento in cui scrivo non è arrivata. Comunque era necessario riportare tutto in ordine.
Questa è l’immagine che tante parti della città, soprattutto turistica, offrono. Da una parte moltitudini che vogliono riposarsi e divertirsi, servite e riverite da albergatori, ristoratori, bagnini che lavorano duramente. Dall’altra orde di balordi che pensano che tutto sia lecito.
Forse sono la faccia della stessa medaglia, gli estremi di una società smagliata, cresciuta in maniera disarmonica dove non c’è più senso di comunità o dove questa comunità si ricompone brevemente per assistere sdegnata ad un delitto.
Dettare slogan e ricette è ridicolo, buttarsi in analisi sociologiche è grottesco, suggerire rimedi normativi o metodi di contrasto è patetico, fare moralismo è odioso. Sono decenni che ci produciamo in questi esercizi e il risultato è la totale disarmonia che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi.
Personalmente non ho alcuna ricetta, lascio queste cose ai sedicenti esperti.
Sono però abbastanza persuaso da due pensieri.
Uno astratto e generico: nella nostra città, potenzialmente bellissima, manca totalmente l’armonia, sotto tutte le sue forme, e se si vuole sperare di avere un futuro bisogna creare una Comunità, che nasca da una Cultura che poi si traduce in Politica. La Politica a sua volta realizza i valori di questa Cultura. Impresa titanica e evidentemente fallita dalle ultime amministrazioni, sprovviste di Cultura e Politica.
L’altro pensiero è reale e pratico: ognuno di questi accadimenti è frutto di situazioni molto chiare e localizzate. Conoscerle e intervenire per risolverle sarebbe già un passo in avanti.
L’accoltellamento in via Gambalunga è il frutto del mancato governo di alcuni isolati, ben individuati, della città che si sono trasformati da tempo in un ghetto. L’accoltellamento di questa mattina nasce perché non si chiude un locale aperto h24 che ogni notte accoglie balordi di ogni risma. Quindi l’immagine della città, in questa zona, il lavoro di alberghi e ristoranti e la quiete delle persone di tante abitazioni sono negate perché un’attività deve incassare qualche euro la notte. Non è logico, non è giusto e nessuno, nonostante la situazione fosse nota, è intervenuto.
Cominciamo dalle piccole cose, poi anche le imprese titaniche diventeranno almeno affrontabili.

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