Don Turchini ci tira l’orecchio destro, noi gli porgiamo anche il sinistro

Don Turchini ci tira l’orecchio destro, noi gli porgiamo anche il sinistro

Lo abbiamo importunato e lui giustamente si è arrabbiato. Dai una, dai due, dai tre, insomma, anche i preti s'incazzano. Don Andrea Turchini intorno alla mezzanotte di ieri (quindi gli abbiamo anche rovinato il riposo) ci ha inviato la lettera che pubblichiamo. Noi, cosparso il capo di cenere, tentiamo di spiegarci.

Gent.mo dott. Claudio Monti,
ho letto l’articolo pubblicato sulla testata da Lei diretta che mi chiama in causa per la mia mancanza di misericordia.
Deve essere una prassi estiva del Suo giornale quella di propormi ogni anno una correzione fraterna, forse seguendo il dettato evangelico; purtroppo anche quest’anno lo stile lascia a desiderare.
Mentre lo scorso anno sono stato attaccato “per aver dato sostegno” al Festival perché la parrocchia compariva tra i collaboratori, quest’anno vengo chiamato in causa perché la parrocchia S. Michele Arcangelo di Santarcangelo non appare più. Sono un po’ confuso. Qual è la notizia?
Nessuno che si sia premurato di chiedere perché; cosa sia accaduto; cosa sia cambiato…
Per un certo giornalismo che non si preoccupa affatto della verità delle cose, ma si accontenta di rimestare nel torbido e di fare il processo alle intenzioni, basta sbattere nel titolo di un articolo il nome di una persona mettendo insieme notizie già trite e ritrite, giudizi sommari e illazioni. Se per Lei questo è corretto sul piano giornalistico, continui pure per la sua strada; si trova in buona compagnia purtroppo.
Se la prossima volta vi interessa approfondire qualcosa che mi riguardi, potete contattarmi, Lei o i suoi collaboratori.
Le posso assicurare due cose: nei modi e nei tempi dovuti, fuori dalle polemiche e dai pruriti estivi, la parrocchia di Santarcangelo sta portando avanti un dialogo critico e costruttivo con il Festival e con la città, anche se questo non appare sui giornali.
A proposito di opere di misericordia le assicuro che, grazie a Lei e al suo giornale, avrò l’occasione di metterne in pratica ben due: sopportare le persone moleste e perdonare le offese subite. Mi piacerebbe viverne anche una terza (insegnare agli ignoranti), ma sono troppo poco umile per presumere di poterlo fare.

Don Andrea Turchini

Esimio Reverendo,
felice di leggerla in maniera diretta, perché invece in passato ha risposto ad una lettera pubblicata su Riminiduepuntozero attraverso il suo blog. Ed io mi sono domandato: forse teme di contaminarsi inviandoci una lettera? Che idea avrà del dialogo questo sacerdote? Se invece lei adesso ha deciso di dialogare in modo critico e costruttivo, oltre che col Festival e con la Città, anche con certo giornalismo e in particolare con me che non sono nessuno (oltre che rappresentante di un certo giornalismo), e che ad occhi superficiali potrei apparire un suo “avversario”, beh, allora lei comincia a starmi anche un po’ simpatico.
Mi creda, mi dispiace, in apertura, doverle proporre un’altra correzione fraterna: la testata non è da me diretta (potrà, volendo, sbirciare in “chi siamo”) e questo “foglio” online non è il mio giornale. Certo, ci metto del mio, a volte mi firmo e a volte no, ma non tutto quello che non è firmato è mio. L’articolo che l’ha fatta un po’ arrabbiare – almeno sembra a me, però potrei sbagliare, nel qual caso mi invii pure una correzione fraterna, però le ultime righe (“A proposito di opere di misericordia…”), col finale dal sapore vagamente socratico, le scrive un sacerdote incazzato, diciamo la verità! – l’ho vergato io.
Don Andrea, capiamoci bene: scrivendo che mi dispiace doverle “proporre un’altra correzione fraterna”, sto solo facendo dell’ironia.
Devo farle ora una confessione, verso la quale la libero dal sigillo sacramentale, non dovrà tenere fede ad alcun segreto: c’era della innocua ironia anche nell’attacco del pezzo (e mi dispaccio nel caso le avesse fatto salire un pochino la pressione). Non era affatto un richiamo fraterno. Non sono un suo confratello e nemmeno il suo vescovo e i richiami fraterni mi fanno venire l’orticaria. Questa mattina mi ha telefonato un amico prete, proprio mentre scrivevo (ma lui non lo sapeva) queste righe a lei indirizzate, ma non mi ha fatto un richiamo fraterno, mi ha fatto inaspettatamente e gratuitamente riflettere su poche essenziali verità e forse – indirettamente – anche leggere con occhi diversi la sua letterina arroventata.
Non ho mai pensato, ma proprio mai, alla sua poca o tanta misericordia. E men che meno ho inteso giudicarla.
“Proprio quest’anno che ci sarebbe stata da compiere un’opera di misericordia corporale: vestire gli ignudi”. E’ un attacco ironico del pezzo, visto quel che è successo al Festival 2018. Verstanden? La notizia è che “Don Andrea Turchini si è sfilato dal Festival” e “fra i “collaboratori” del Festival la parrocchia quest’anno non compare”.
Don Andrea, visto che ormai le ho confessato tutto, non posso tenermi dentro queste ultime due cosucce che vorrei condividere, a questo punto con amicizia (perché più le scrivo e più mi accorgo che da parte mia sta nascendo una certa stima per lei).
La prima. A me personalmente ha fatto piacere che la parrocchia di Santarcangelo non compaia più fra i collaboratori del Festival. Che ci stava a fare? Certo, lei spiegò che si trattava di una collaborazione marginale, ma sempre collaborazione era. Se non sbaglio la sua parrocchia si chiama “San Michele Arcangelo”. Ha presente Michele Arcangelo nel quadro di Guido Reni? Spadone e piede sulla testa di Satana. Ha presente l’Apocalisse, il drago, la milizia celeste… Pare sarà lui, San Michele Arcangelo, a squillare la tromba annunziatrice del giudizio finale. Si rende conto quale parrocchia è la sua? Perdonerà, allora, chi, dopo essere saltato sulla sedia nel vedere il logo della sua parrocchia fra i collaboratori del Festival, ha scritto qualcosa, magari di irruente, ma non di irrispettoso?
La seconda. Coltivi un po’ più di predisposizione all’arguzia, soprattutto quando legge cose d’altri. Non pensi subito male. Ma lei tutto questo lo sa perché è docente di Bibbia e Liturgia (oltre che di tanto altro).
Prima di salutarla, proprio trovandomi già sulla porta dopo averle stretto la mano… perché aspetta che siano altri a chiederle la ragione per la quale la parrocchia non compare più fra i collaboratori del Festival e non lo spiega lei? E quale dialogo critico e costruttivo sta portando avanti? Non aspiro a pubblicare lo scoop su Riminiduepuntozero, ma almeno a poterlo leggere sul suo blog.

Con stima

Claudio Monti

Immagine: Caravaggio, Sette opere di Misericordia (1607, Pio Monte della Misericordia – Napoli) “Vestire gli ignudi”

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