Don Turchini non veste gli ignudi: via la parrocchia dal Festival degli scandali

Don Turchini non veste gli ignudi: via la parrocchia dal Festival degli scandali

La parrocchia di Santarcangelo non compare più fra i "collaboratori" del Festival che quest'anno è riuscito a fare notizia grazie alla cul-tura. Proprio stavolta che ci sarebbe stata l'occasione per compiere un'opera di misericordia corporale. Il mago di Zelig, le interrogazioni e gli esposti. E uno sguardo ai "sostenitori" dell'evento: Maggioli e la Francia in prima linea.

Proprio quest’anno che ci sarebbe stata da compiere un’opera di misericordia corporale: vestire gli ignudi. Don Andrea Turchini si è sfilato dal Festival che ad ogni edizione punta ad uno scandaletto, anche perché in questo modo la copertura mediatica è assicurata e alla fine della fiera la rassegna stampa deve essere voluminosa, e chissenefrega di quali articoli si compone.

Lo scorso anno la parrocchia di Santarcangelo fu travolta dalle polemiche perché compariva nella nutrita corte dei “collaboratori” del Festival che inneggiava alla nonhumanity e che presentava spettacoli sugli ecosessuali, il sirenetto e tanto altro. Quest’anno si è scatenata un’altra tempesta a causa della performance dall’artista uruguiana Tamara Cubas che nella serata di apertura ha esibito persone nude come mamma le ha fatte nella pubblica piazza, portando anche sotto l’arco dei cornuti quel “Multitud” già cotto e condito perché da anni viene presentato in teatri, piazze e location varie in Italia e all’estero.

E’ partita anche questa volta una interrogazione parlamentare e se ne è fatto protagonista Galeazzo Bignami, neo parlamentare di Forza Italia, che come lo scorso anno l’onorevole Fedriga (ne presentò addirittura due) e il consigliere regionale di FdI Tommaso Foti, ha posto l’accento sui “finanziamenti ministeriali per il Festival” e sui suoi “contenuti decisamente discutibili”, chiedendo al Governo “se tali forme di ‘arte’ debbano restare fuori da progetti finanziati con ingenti risorse pubbliche”. Franceschini non rispose nemmeno. Chissà se lo farà il nuovo ministro tecnico ma in quota 5Stelle. Un po’ lo stesso spartito suonato dal consigliere regionale di Forza Italia, Andrea Galli, che ha sollecitato la giunta regionale a ridurre i finanziamenti e a richiamare l’organizzazione dell’evento a un maggiore rispetto dell’etica pubblica. Federico Brandi, portavoce provinciale di Fratelli d’Italia, ha invece annunciato un esposto in Procura. Reato di cul-tura. Indignati anche i leghisti.

Rispetto alle attese reazioni della politica, quest’anno c’è da segnalare la coraggiosa entrée del mago di Zelig, all’anagrafe Alessandro Politi, che ha sfidato il luogocomunismo di chi pensa che l’arte può tutto e si è chiamato fuori dal coro degli illuminati tolleranti e dalla claque di sinistra: “La prima regola di un artista è rispettare il pubblico che lo guarda e lo applaude. Se la nostra arte offende anche solo una persona che ci guarda, vuol dire che siamo in errore. Quella andata in scena al Festival non è arte”, ha detto.

Non si è ancora alzato un Pasolini per ricordare che un “nuovo Potere”, ormai vecchio, “ha “omologato” culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l’imposizione dell’edonismo e della joie de vivre”. L’omologazione imposta a suon di denari pubblici è la forma di Potere che in questa Regione sanno farci sciroppare come pochi altri al mondo.

Difficile pensare che siano state ragioni pasoliniane a far scendere dalla giostra del Festival il parroco di Santarcangelo, don Andrea Turchini. Fosse stato così l’avrebbe gridato a squarciagola, oppure avrebbe affidato le ragioni del suo allontanamento al web, come fece per tirare le orecchie ad Angelino Alfano. Sta di fatto che fra i “collaboratori” del Festival la parrocchia quest’anno non compare. E così si è almeno evitata un’altra estate di fuoco. Quatto quatto lemme lemme, però, il nostro “don”. Non alla maniera di Pasolini.

Uno sguardo ai “partner” del Festival fa emergere un bel parterre. Fra quelli istituzionali c’è anche la Camera di Commercio, che evidentemente vede nel Festival un modo per far crescere l’economia delle imprese presenti sul territorio. Maggioli fa la parte del leone fra i main sponsor: presidia il Festival col Gruppo Maggioli, la tenuta Saiano e la Sangiovesa, che com’è noto sfama molte bocche in quel di Santarcangelo. Fra i “marchi” esteri domina Macron: compare l’Ambasciata di Francia in Italia, l’Institut Francais e la Francia in scena. Vive la France!
Fra i media partner c’è Radio Icaro, network informativo che fa capo alla Diocesi. Evidentemente interessata agli ignudi.

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