Don Turchini rimprovera Alfano: perché la cittadinanza italiana a Alfie Evans e non lo ius culturae?

Don Turchini rimprovera Alfano: perché la cittadinanza italiana a Alfie Evans e non lo ius culturae?

Il parroco di Santarcangelo ha scritto una lettera aperta al ministro Angelino Alfano. Gli tira le orecchie perché nella scorsa legislatura non ha approvato la legge che avrebbe consentito a bambini nati e vissuti in Italia, figli di genitori di origine straniera, di ottenere lo stesso diritto riconosciuto ad Alfie Evans. "Perché questa differenza?", si chiede don Andrea Turchini. Come si fa a non capirlo da soli, tanto più se si è sacerdoti della Chiesa cattolica?

La sortita ha dell’incredibile. Don Andrea Turchini è il parroco di San Michele Arcangelo a Santarcangelo, la parrocchia che compariva fra i collaboratori della scorsa edizione del Santarcangelo Festival, con ospiti come il Museo della Non Umanità, gender e ecosessuali. Ha annunciato le scorse settimane di aver deciso di cancellare il suo account personale da Facebook, però tiene un blog, “poco più che un taccuino per gli appunti quotidiani”, che si chiama Tecnodon – Andrea Turchini. Ed è qui che oggi ha pubblicato un intervento che non passa inosservato.

Carissimo Ministro Alfano,
devo confessarLe che sono rimasto molto sorpreso nell’aver appreso la notizia che Lei, insieme al collega Minniti, vi siete prodigati – in tempi da record – per concedere la cittadinanza italiana al piccolo Alfie Evans, azione che gli consente di poter essere trasferito in Italia ed essere curato, aggirando la sentenza di morte che gravava su di lui.

Poiché per qualcuno potrebbe non essere scontato, affermo senza alcuna incertezza che plaudo a questa iniziativa, testimonianza dell’intraprendenza tutta italiana che, quando vuole, sa andare al punto della questione ed ottenere ottimi risultati.

La mia sorpresa, però deriva dal fatto che proprio Lei e il suo partito, nella precedente legislatura, vi siete battuti con molta determinazione per evitare l’approvazione di quella legge (lo Ius culturae) che avrebbe consentito che altri bambini e bambine, nati e vissuti sempre in Italia, figli di genitori di origine straniera potessero ottenere lo stesso diritto che, giustamente, avete pensato di riconoscere ad Alfie Evans.

Perché questa differenza?

A me, che sono un uomo semplice, educato a riconoscere la dignità di ogni persona, indipendentemente dalla nazionalità, dalla cultura e dalla religione di appartenenza, è sembrata una grande discriminazione, soprattutto confrontando il grande impegno di opposto valore che Lei ha messo nei due casi.
Le chiedo se Lei, Signor Ministro, non nota questa contraddizione.

Con sensi di rispetto.

don Andrea Turchini

Mentre papa Francesco chiede che venga ascoltata la sofferenza dei genitori di Alfie Evans ed esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento, mentre il mondo intero è attraversato da una forte emozione perché il piccolo vuole continuare a vivere e respira da solo dopo che il giudice dell’Alta Corte britannica ha deciso di staccare la spina dei macchinari ai quali era collegato, il parroco di Santarcangelo attraverso una “lettera aperta” rimprovera il ministro perché avrebbe usato due pesi e due misure nel caso del bimbo inglese e in quello dei bambini ai quali non è stato riconosciuto lo ius culturae. Pari sono?

Don Turchini “plaude” alla iniziativa del governo italiano – e ci mancherebbe altro – ma lo fa con una motivazione strana, parla di “testimonianza dell’intraprendenza tutta italiana che, quando vuole, sa andare al punto della questione ed ottenere ottimi risultati”. Quel che sembra sfuggire al sacerdote è che il Consiglio dei ministri ha deciso per “il conferimento della cittadinanza italiana ad Alfie Evan, nato a Liverpool (Gran Bretagna) il 9 maggio 2016, in considerazione dell’eccezionale interesse per la Comunità nazionale ad assicurare al minore ulteriori sviluppi terapeutici, nella tutela di preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia della salute”. Mischiare una questione di questa portata con lo ius culturae significa, nel migliore dei casi, non avere capito quel che sta avvenendo al piccolo Alfie.

Il cardinal Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, a proposito di Alfie Evans ha commentato che “non si capisce perché si diventi così crudeli e così succubi di una dittatura del pensiero che travolge tutto, non solo la fede o la scienza ma persino la laica libertà dei genitori sulla vita del loro figlio”, aggiungendo che “dobbiamo educare a poter dire anche dei “no” a questo pensiero che appare dominante. Ma temo che abbiamo oltrepassato una frontiera che rischia di essere oramai senza ritorno”. E’ questa la partita che si sta disputando nell’Alder Hey Hospital di Liverpool attorno alla vita di Alfie, altroché lo ius culturae.

Una lettera aperta vergata da un sacerdote oggi sarebbe stata molto più opportuno indirizzarla al giudice Anthony Hayden, per ricordargli che nessun uomo sulla faccia della terra ha il potere di spegnere la vita, oppure ai genitori di Alfie, Kate e Tom, che gridano il loro bisogno di aiuto e chiedono preghiere. Don Turchini, invece, si domanda “perché questa differenza?”. Drammatico che non lo capisca da solo, e che parli anzi di “grande discriminazione”. Tanto più drammatico perché sacerdote della Chiesa cattolica.

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