Eugenia Roccella: “Solo il centrodestra può garantire agibilità politica per i cattolici”

Eugenia Roccella: “Solo il centrodestra può garantire agibilità politica per i cattolici”

Intervista alla parlamentare impegnata da anni nelle battaglie sui temi etici. "La prima cosa che intendo fare nella prossima legislatura sarà cambiare radicalmente o abolire le leggi che hanno ferito la vita e la famiglia, in particolare la legge sulle unioni civili e quella sul biotestamento".

Originaria di Bologna, figlia di uno dei fondatori del partito radicale (Franco Roccella), ha partecipato alle storiche battaglie femministe, humus dal quale è maturato il suo interesse per i temi legati alle biotecnologie in materia di procreazione. Poi una lunga lontananza dalla scena pubblica, maturando “un cambiamento profondo, pur mantenendo molto della mia formazione culturale”, spiega lei stessa. E’ stata portavoce del Family Day nel 2007 “per ricordare che siamo tutti figli di un uomo e di una donna, e che la famiglia non può che fondarsi su questa semplice evidenza”. Eletta alla Camera nel 2008 per il Pdl, nell’ultimo governo Berlusconi è stata anche sottosegretario alla Salute. Con Lucetta Scaraffia è autrice di “Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione europea come nuova ideologia” e con Assuntina Morresi di “La favola dell’aborto facile. Miti e realtà della pillola Ru486”. Massimo Gandolfini, presidente del Comitato difendiamo i nostri figli, ha dichiarato: “In questa tornata elettorale io sostengo Eugenia, e altri valorosi combattenti del centrodestra, perché hanno già dimostrato con le loro battaglie che con loro possiamo portare avanti il nostro programma in difesa della vita”. A proposito dell’appello di Matteo Renzi al voto dei cattolici Eugenia Roccella ha detto: “Proprio lui che è stato l’estremista delle unioni civili e del biotestamento, quello che li ha voluti ad ogni costo, umiliando il parlamento e ignorando le richieste, queste sì, di moderazione, da parte dei cattolici. Il suo discorso appare così esplicitamente strumentale da essere patetico. Non è credibile chiedere all’ultimo momento della campagna elettorale, un consenso proprio a quei cattolici finora ignorati se non maltrattati”. Eugenia Roccella è candidata per Noi con l’Italia – Udc. E’ capolista alla Camera nel Plurinominale anche nei collegi riminesi (al Senato il capolista è Maurio Ioli).

Onorevole Roccella, conosciamo le sue battaglie sui temi etici: verso quali obiettivi sarà rivolto il suo impegno nella prossima legislatura, soprattutto riguardo alle leggi approvate dalla sinistra che hanno ferito la vita e la famiglia? Quali proposte alternative ha in mente per favorire, ad esempio, la libertà educativa delle famiglie e contrastare l’indottrinamento gender nelle scuole?
Come ho già avuto modo di dire, la prima cosa che intendo fare nella prossima legislatura sarà cambiare radicalmente o abolire le leggi che, come dice lei, hanno ferito la vita e la famiglia, in particolare la legge sulle unioni civili e quella sul biotestamento. La prima perché apre all’utero in affitto e alle adozioni gay che, contrariamente a quanto ci hanno detto, ora sono possibili grazie al comma 20 della legge (lo stralcio della stepchild adoption di fatto è una truffa). Tanto è vero che chi ricorre all’estero alla pratica della maternità surrogata ha l’assoluta certezza che una volta tornato in Italia potrà registrare l’atto di nascita e tenere con sé il bambino nato attraverso il contratto di utero in affitto senza nessun problema né burocratico né legale in quanto ci sono decine di sentenze che di fatto hanno legittimato questa pratica che, lo ricordiamo, è ancora vietata dalla legge italiana dalla legge 40. Per quanto riguarda le Dat, invece, la legge stabilisce il diritto a morire e soprattutto configura quella che altri – l’associazione Coscioni ad esempio – hanno definito “la via italiana all’eutanasia”. Come dire: non c’è più bisogno di fare una legge sull’eutanasia perché c’è già una legge che consente di sottrarre ad una persona alimentazione e idratazione e quindi lasciare che muoia non della propria patologia bensì di disidratazione e denutrizione. Detto ciò, si possono fare leggi su questi temi? Certamente, a patto che garantiscano, nel caso del biotestamento, il favor vitae, quindi la libertà e insieme il diritto di cura, e per quanto riguarda le unioni civili, l’unicità dell’istituzione matrimoniale e il diritto di ogni bambino di avere non solo una mamma e un papà ma possibilmente la propria mamma e il proprio papà. Questo favorirebbe quel cambiamento culturale a favore della famiglia di cui abbiamo tanto bisogno: senza questo, si può si lottare per difendere la libertà educativa e contrastare il gender nelle scuole, ma non si andrebbe alla radice del problema.

Proprio alcuni giorni fa, sul ruolo del radicale Marco Cappato nel suicidio assistito di Dj Fabo, i giudici della Corte di Assise di Milano hanno rinviato la decisione alla Corte Costituzionale affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio. Come giudica ciò che ha fatto Marco Cappato? E soprattutto, secondo lei, dovrebbe finire in galera?
Quella di Marco Cappato è stata una tipica azione di disobbedienza civile. Una provocazione politica per cambiare la legge e per arrivare a legalizzare in Italia il suicidio assistito e l’eutanasia. Quindi, il problema non è tanto se Marco Cappato finisce in galera o meno, quanto se, attraverso questo percorso, la Corte Costituzione, alla quale è stata demandata la questione, dovesse arrivare a sostenere che i nostri padri costituenti hanno in qualche modo prefigurato il diritto a morire. Ormai mi aspetto di tutto, ma se questo accadesse ritengo che sarebbe estremamente grave. Per questo, mi auguro che la Corte stia attenta a non dare interpretazioni troppo creative e profondamente ingiuste del nostro dettato costituzionale.

La candidata capolista di Fratelli d’Italia in tutti i collegi dell’Emilia Romagna, Ylenja Lucaselli, ha affermato di non voler abolire le unioni civili. Lei, invece, che visione ha in merito?
Abrogare una parte della legge o cambiarla radicalmente non vuol dire negare i diritti dei conviventi, gay o etero che siano. Ma ricordo che nella seconda parte dell’attuale legge sulle unioni civili, riservata ai “conviventi di fatto”, troviamo esaudite tutte le richieste avanzate dalle associazioni gay. Ad esempio, andare a trovare e assistere il compagno in ospedale, poter voltare un contratto di affitto in caso di separazione o morte e via dicendo. Basterebbe quindi mantenere questa parte della legge. Invece, cosa si è voluto fare? La prima parte della legge è riservata solo alle coppie omosessuali, con l’equiparazione sostanziale delle unioni gay al matrimonio, per giunta aprendo alla stepchild adoption (che come ho già detto è stata solo formalmente stralciata) e all’utero in affitto. Basta pensare che alle coppie gay è garantita la reversibilità della pensione, che per i conviventi etero invece non è prevista. E’ evidente che questa legge ferisce l’istituto familiare così come concepito dai nostri padri costituenti e cioè come un unicum, un’istituzione finalizzata soprattutto a garantire i figli, fondamentali per il futuro di una comunità. Se ci pensiamo, perché mai allo Stato dovrebbe interessare con chi ho rapporti affettivi? Il matrimonio come istituzione nasce per offrire un quadro giuridico che garantisca la filiazione naturale. Invece, per ragioni puramente ideologiche, si è voluto fare il simil-matrimonio gay, che non serve a garantire i diritti dei conviventi, bensì a stabilire per legge che le famiglie non sono quelle riconosciute dalla nostra Costituzione, bensì “qualunque cosa noi vogliamo”. Tanto che si parla di “famiglie” al plurale.

Il segretario della CEI Galantino sponsorizza lo Ius Soli e dentro gli ambienti ecclesiali c’è chi tifa per la politica sull’immigrazione degli ultimi governi progressisti. Lei cosa pensa dello Ius Soli? E come affronterebbe il problema dell’immigrazione clandestina?
Esiste già un processo che porta alla cittadinanza italiana un numero consistente di persone (circa 180mila all’anno). Questo dimostra che non siamo in una posizione di chiusura nei confronti di chi arriva nel nostro paese e vuole integrarsi. Io penso, anzi, che la procedura debba garantire di più e meglio che i nuovi cittadini accolgano appieno la nostra Costituzione, le nostre leggi e la nostra cultura. Sull’immigrazione clandestina, in questa legislatura ci è stato detto in tutti i modi che non si poteva fare altro che accogliere quanti sbarcavano sulle coste italiane e che quindi non era possibile varare una politica di controllo dei flussi come proposto dal centrodestra. Poi con l’arrivo al Viminale del ministro Minniti tutto è miracolosamente cambiato e sono state adottate proprio alcune soluzioni avanzate dalle forze di centrodestra. La verità è che in questi anni una politica vera e propria in materia non c’è stata: non c’è stata nemmeno una politica dell’accoglienza, dato che le persone vengono sbattute all’interno dei vari centri, abbandonate a se stesse. Ed è molto facile che persone lasciate per molto tempo senza un’occupazione, in attesa di sapere se possono avere lo status di rifugiato o no, dopo un po’ diventino facile preda della criminalità organizzata. Non c’è stata una politica di controllo dei flussi, né una politica di accoglienza, e nemmeno una politica di integrazione, cioè un percorso per insegnare la lingua ai nuovi arrivati, fargli conoscere le nostre leggi, le regole da rispettare, le basi della nostra cultura. Tutto questo ha prodotto la situazione esplosiva che ci troviamo ad affrontare. Bisogna ricominciare da capo. A partire dal governo dei flussi e da una legge che stabilisca in tempi brevi se una persona ha diritto di rimanere nel nostro paese oppure no.

Ha deciso di candidarsi in Noi con l’Italia, anche se il suo partito, è giusto ricordarlo, rimane IDEA. L’apparentamento con Maurizio Lupi e altri, che hanno sostenuto governi di centrosinistra, producendo anche leggi sbagliate, può essere intesa come una contraddizione? Cosa risponde a chi le porge questa critica?
Intanto una cosa deve essere ben chiara: oggi come oggi solo il centrodestra può garantire agibilità politica per i cattolici, cosa che, invece, non è possibile all’interno del centrosinistra (e lo si è visto) ormai appiattito alle ideologie del politicamente corretto e dei cosiddetti “nuovi diritti individuali” (che in fin dei conti diritti non sono dato che spesso violano quelli dei più deboli). Detto questo, è chiaro che in tutti i partiti della coalizione ci sono posizioni diverse. Se andiamo a vedere come hanno votato i rappresentanti delle varie forze relativamente ai temi sensibili nella legislatura appena conclusa, queste contraddizioni si vedono tutte. Per dirne una: sul divorzio breve, su 630 deputati solo 28 hanno votato contro. Una ristretta minoranza. Non mi sento quindi di chiedere certificati di coerenza personale, di giudicare chi ha “tradito” e chi no. Quello che mi sta a cuore e che ritengo fondamentale è che con questa legge elettorale si sia finalmente ricreata la possibilità di una coalizione di centrodestra che possa vincere, e all’interno della quale ci sia spazio per una minoranza convinta e combattiva, in grado anche di trascinare con sé tutto il centrodestra, come è avvenuto tante volte, per esempio sul caso Englaro.

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