Gli innamorati del Comune sul lungofiume dei Capanni

Gli innamorati del Comune sul lungofiume dei Capanni

Un vecchio manufatto per la pesca sul deviatore Marecchia doveva divenire “un pensatoio” ma adesso è stato deciso di abbatterlo. Al suo posto sorgeranno un portale e una panchina. La Commissione Paesaggio e la Soprintendenza ridimensionano il progetto di palazzo Garampi: “troppo enfatico”.

C’è una novità sui progetti, nati tre anni fa e non ancora realizzati, di “valorizzazione” dei capanni da pesca sulle due sponde del deviatore del Marecchia. Anziché aprirli al pubblico, uno di questi verrà demolito, per fare spazio ad un portale segnaletico in legno e ad una panchina da contemplazione.
La faccenda viene da lontano ed ha una storia tortuosa. La sistemazione dei capanni da pesca era un’opera pubblica inserita nel 2014 come un accessorio del nuovo ponte sul deviatore, ed impegnava 40mila euro nell’ambito degli 822mila euro di finanziamento statale.
Ma a palazzo Garampi le preoccupazioni e predilezioni erano altre ed ondivaghe.
Si decretò di abbassare il finanziamento a 35mila euro. Si progettò di impiegarne uno come “casa della canoa”, finché nel febbraio 2015 la giunta Gnassi decise di virare a favore di Ci.Vi.Vo.
Infatti l’unico dei tre capanni sulla sponda destra effettivamente libero, il n. 103 (“ex Sautto”), fu individuato come sede del futuro «Spazio aperto alla cittadinanza, “pensatoio”, per lo sviluppo di progetti creativi, artistici, culturali da intendersi come luogo privilegiato per lo sviluppo di idee dato il contesto dall’elevata valenza naturalistica e paesaggistica». Gli altri due capanni (101 e 105), futuribili, sarebbero dovuti diventare sede del gruppo Ci.Vi.Vo San Giuliano e per la valorizzazione della storia della marineria. Sono costruzioni risalenti ai primi anni Sessanta. Ma per sistemarli tutti e tre occorrevano 112mila euro, “importo ampiamente superiore a quanto inizialmente ipotizzato”.
Per il capanno 103 si fece in agosto 2015 un accordo con la Regione, che concedeva al Comune il “pensatoio” (per 19 anni e senza fargli pagare il canone demaniale), lasciando a bagnomaria il progetto degli altri due.
In settembre, poi, il Comune pensò anche al futuro degli altri capanni (102, 104 e 106), quelli sulla sponda sinistra. Uno da destinare alla “protezione civile in mare e logistica”, un altro per luogo di ritrovo e deposito attrezzature Ci.Vi.Vo Rivabella, il terzo per la canoa e come sede di incontri, corsi tecnici e luogo di esposizione.
In ottobre 2015 entrarono a far parte del patrimonio comunale i tre capanni della sponda di Rivabella, gli altri lo erano divenuti nei mesi precedenti.
Il tutto, a quanto pare, è rimasto nel campo delle intenzioni e degli annunci per quasi due anni.
E’ infatti dei giorni scorsi il primo passo ufficiale concreto: l’autorizzazione paesaggistica per un’opera diversa da quelle che erano state progettate, e cioè “la demolizione dell’ex capanno 103 e installazione di un portale in zona sponda destra deviatore Marecchia”.
Sorpresa: il “pensatoio” non si fa più, anzi viene demolito. Si vede che il “contesto ad elevata valenza naturalistica e paesaggistica” non aveva fatto partorire lo “sviluppo di idee”.
Ma non è così semplice: infatti la Commissione per la Qualità Architettonica e per il Paesaggio in giugno ha dato un parere favorevole, purché sia revisionato il progetto del “portale di accesso al lungofiume degli artisti, che appare eccessivamente enfatico”. Dicono i commissari comunali: “pur riconoscendo la necessità di una segnaletica si invita a valutare una soluzione alternativa meno impattante”. Una mezza stroncatura, confermata dalla Soprintendenza ai primi di luglio.

Senonché, appare strano al cittadino medio che un progetto di valorizzazione della cultura marinara e dei luoghi stia dando, come primo risultato, quello di una demolizione. Gli uffici comunali la giustificano così: “Il Capanno in questione si presenta infatti privo delle caratteristiche tipologiche dei capanni da pesca, realizzato in struttura prefabbricata ad uso deposito attrezzi, versa in uno stato di evidente degrado e presenta lastre di amianto in copertura”.
In altre parole, lo chiamano capanno, era stato inserito in un progetto di valorizzazione dei capanni da pesca, ma ora si scopre che non è un vero capanno e quindi sarà buttato giù. Il buttarlo giù, secondo il Comune, “si inserisce nel più ampio progetto territoriale di riqualificazione dei Capanni da pesca e di riqualificazione/realizzazione della pista ciclo pedonale del parco fluviale Marecchia”.
E le “lastre di amianto in copertura”? Come mai si scoprono solo adesso e non sono state bonificate prima?
Gli slanci poetici del Comune relativi agli altri capanni, vengono ora ridimensionati come segue: il 105, futura casa della marineria, non si sa come finirà perché “è in corso di definizione l’Istanza di Condono Edilizio”; per il 101, futura sede Ci.Vi.Vo San Giuliano, “non è
ancora stata rilasciata la Concessione in favore del Comune di Rimini, in quanto la richiesta è in fase di valutazione da parte del Servizio Tecnico di Bacino Romagna”. Come a dire: anni di progetti, rimasti a languire nei cassetti.
Ma ora veniamo al portale con panchina. Nei sogni del municipio l’opera “determinerà una nuova fruizione del percorso verso la foce del fiume Marecchia e dell’argine, portando le persone a vivere direttamente l’ambito naturalistico della riva fluviale dell’argine destro del Deviatore Marecchia denominata «Lungofiume degli artisti»; per la presenza di una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto costituita
dalla presenza di coloratissimi murales arricchiti da poesie dialettali sui muri delle case dei pescatori e sulle facciate dei capanni da pesca”.
E’ strano: il progetto lo chiama “Lungofiume degli artisti”. Ma il layout del progetto reca sul portale la scritta “Lungofiume dei capanni”.
Sarà anche questo il frutto dello spumeggiante “pensatoio”: poche idee ma ben confuse.
Ci rifletteranno sopra i due innamoratini (maschio e femmina) mentre contemplano il paesaggio seduti sulla panchina.

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