Il card. Zuppi a capo della Cei apre una fase nuova, alla faccia della melassa sul prete di strada

Il card. Zuppi a capo della Cei apre una fase nuova, alla faccia della melassa sul prete di strada

«Rabbrividisco al pensiero che un così alto ruolo, fra l'altro in un momento così difficile e complicato della vita della Chiesa Romana, possa essere trattato al pari di un incarico pubblico o di rappresentanza elettiva. A Lei l'arduo compito di riportare l'iniziativa ecclesiale di numerosi ambiti diocesani nell'alveo della dottrina sociale». Lettera.

A me in realtà fanno molto ridere tutte queste felicitazioni, esternazioni compiaciute, congratulazioni da parte di una marea di rappresentanti istituzionali che nei fatti è lontana anni luce dalle posizioni ecclesiali della Chiesa su tanti temi del dibattito politico, sociale, culturale e via andare.
Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ad esempio, si è affrettato a sottolineare il Suo essere «portatore di un messaggio di pace e solidarietà» e «la sua lettura della società», uniformando la Chiesa alla melassa del comune sentire e, al massimo, ad innalzarla quale agenzia morale chiamata a riempire di etica tempi segnati dallo spadroneggiare di poteri pronti a strumentalizzare la religione e a distruggere i fondamenti della civiltà europea.
Rabbrividisco, poi, al pensiero che un così alto ruolo alla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, fra l’altro in un momento così difficile e complicato della vita della Chiesa Romana, possa essere trattato al pari di un incarico pubblico o di rappresentanza elettiva. Come in pratica viene considerato dai tanti che vedo e leggo prendere pubblica posizione con fare disinvolto, quando non superficiale, a dire il vero improprio.
Li perdoni Sua Em.za Cardinale Matteo Maria Zuppi, loro non sanno ciò che dicono e scrivono. A Lei, Presidente Cardinale, l’arduo compito di distinguere l’attività ecumenica della Chiesa italiana dall’inciucio della politica, di riportare l’iniziativa ecclesiale di numerosi ambiti diocesani nell’alveo della dottrina sociale senza impantanarsi in posizioni politiche lontane anni luce dai Santi Vangeli e di chiarire senza tentennamenti che non si può essere cristiani e aderire a partiti o associazioni che di fatto vorrebbero servirsi della Chiesa solo per ciniche convenienze elettorali, quando non annannientarla del tutto. In poche parole, resti in guardia: il PD lettiano non è la DC di zaccagniniana memoria! 
Noi umili sagrestani intravediamo in questa Sua tappa al vertice della C.E.I. un altro passo verso il Soglio pontificio.  
Che Dio La benedica.

Marino Straccialupi

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