«Il Comune di Rimini intende attivare una campagna di campionamenti per la verifica della qualità delle acque marine di balneazione di Rimini Nord interessate dalla presenza di barriere frangiflutti». E si "appoggia" al laboratorio che lo scorso 26 luglio ha svolto i prelievi con esiti opposti a quelli dell'Agenzia regionale.
La decisione della giunta Jamil Sadegholvaad di affidare al laboratorio L.A.V. le analisi sulle acque di balneazione in sette punti di prelievo, con il caso che è rimbalzato sulla stampa nazionale, ha fatto parecchio discutere.
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Ad oggi sono ancora ignoti gli esiti dettagliati e i costi di quegli esami. Sappiamo solo quanto ha voluto farci sapere l’amministrazione comunale con un comunicato stampa, e cioè questo: «I risultati dei campioni analizzati dal Laboratorio LAV per le 7 acque di balneazioni del litorale nord di Rimini, svolti con una delle 2 metodologie certificate e previste dal decreto ministeriale 30 marzo 2010, sono tutti, nessuno escluso, ampiamente sotto i parametri normativi, sia per quanto riguarda la concentrazione di escherichia coli che di enterococchi, e dunque tutte e 7 le acque risultano perfettamente idonee alla balneazione». Mentre Arpae pubblica online sul proprio sito la risultante dei livelli di Escherichia coli ed Enterococchi con la formula MPN/100 ml.
E’ invece proprio di oggi la pubblicazione sull’albo pretorio del Comune di Rimini della determinazione dirigenziale n. 1852 che reca la data dell’1 agosto.
L’oggetto è il seguente: «Affidamento diretto (ex art.1 comma 2 lett.a del d.l. 76/2020 – convertito con modifiche dalla L. 120/2000 da ultimo modificato dall’art. 51 del D.L. 77/2021 e relativa Legge di Conversione L. 108/2021) delle prestazioni di caratterizzazione delle acque marine».
Si fa riferimento alla relazione tecnica sottoscritta dal responsabile della unità operativa Qualità ambientale: «Il Comune di Rimini intende attivare una campagna di campionamenti per la verifica della qualità delle acque marine di balneazione di Rimini Nord interessate dalla presenza di barriere frangiflutti. Pertanto si rende necessaria la caratterizzazione di tali acque marine secondo i parametri definiti dell’Allegato A del D.M.30 marzo 2010 (Escherichia coli ed Enterococchi intestinali). Il Comune di Rimini non dispone di laboratori interni di alcun tipo e pertanto ha necessità di rivolgersi esternamente». Non viene spiegato nulla di più sulle ragioni che spingono ad approfondire.
La richiesta di preventivo è stata inviata al laboratorio di analisi il 21 luglio e nella stessa data ha ricevuto una offerta così strutturata:
«€ 250,00 (oltre IVA 22%) per singola uscita di campionamento acque:
€ 21,50 (oltre IVA 22%) per singola analisi su campione:
– che prevedendo quattro date di campionamento l’importo corrisponde ad € 1.000,00 (€ 250 per 4 giornate ) per le uscite nonché € 602,00 (€ 21,50 x sette acque di balneazione x quattro date di campionamento) per singola analisi su campione, il tutto per totali € 1.602,00 oltre IVA 22% pari ad € 352,44 per complessivi € 1954,44».
Quali sono i punti di monitoraggio? Gli atti del Comune spiegano che le «prestazioni richieste all’affidatario riguardano la caratterizzazione delle acque marine secondo i parametri definiti dell’Allegato A del D.M.30 marzo 2010 (Escherichia coli ed Enterococchi intestinali), tramite 4 date di campionamento su 7 acque di balneazione». Nell’offerta-preventivo che il Comune ha ricevuto dal laboratorio si legge: «Campionamento in 3 o 6 punti presso la costa nord di Rimini (Cavallaccio, Brancona, La Turchia)».
Com’è noto la decisione del Comune era stata criticata, seppure non nei comunicati stampa ufficiali, anche dall’assessore all’Ambiente Irene Priolo: «Il Comune di Rimini ha deciso per scrupolo di effettuare una analisi tecnico-scientifica diversa dalla nostra, che invece è validata a livello nazionale. Ho detto al Comune che siamo disponibili al confronto, però la loro metodologia non è considerata scientificamente adeguata per le acque del mare Adriatico. Dal punto di vista istituzionale i rilievi vengono effettuati da Ausl e Arpae ed è da questi che dipendono i provvedimenti». Ma da L.A.V. era arrivata una replica: «La metodica utilizzata dal laboratorio è pienamente conforme alla normativa e idonea alla tipologia di campioni analizzati. La gran parte dei laboratori privati italiani utilizzata infatti questa metodica, in quanto richiesta esplicitamente dalla normativa vigente e applicabile alle acque di balneazione, ed è accreditato con essa come riscontrabile da banca dati ACCREDIA. Arpae da qualche anno utilizza la metodica ISO 9308 -2 per questione di tempistiche e di una più rapida gestione dei divieti di balneazione ma non perché scientificamente più adeguata. La metodica utilizzata da ARPAE è stata definita equivalente ai metodi di riferimento del D.M. 30/03/2010 come riportato a pagina 68 (paragrafo Criticità) del documento Linee Guida SNPA 31/2021 Delibera Doc 115/21 del Consiglio SNPA del 18/05/2021».
Nel frattempo la giunta tace, ma va detto che c’è un elemento abbastanza rilevante che poco giustifica la decisione di bypassare l’Agenzia regionale: Arpae possiede, oltreché una consolidata esperienza in materia, anche lo storico dei singoli punti di prelievo, che indica l’andamento degli E. coli rilevati in occasione dei vari prelievi di ogni stagione e per gli anni addietro. Una analisi estemporanea può dire poco rispetto allo stato di salute dei diversi specchi acquei.
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