Il felice connubio fra Mozart e San Gaudenzo: il 15 ottobre in Duomo oltre cento musicisti per il Requiem

Il felice connubio fra Mozart e San Gaudenzo: il 15 ottobre in Duomo oltre cento musicisti per il Requiem

Non potrebbe vedere celebrazione migliore la solennità di San Gaudenzo, patrono di Rimini. Quest'anno in Basilica l'ultima grande composizione del prodigioso Mozart, la cui creatività musicale si è nutrita dalle radici cristiane dell'Europa.

Sarà il Requiem di Mozart, uno dei massimi capolavori della storia dell’arte musicale cristiana, a celebrare il momento culmine della solennità di San Gaudenzo patrono della città e della diocesi. Il concerto sarà eseguito sabato 15 ottobre alle ore 21 nella Basilica cattedrale da circa 110 musicisti, tra 35 strumentisti dell’orchestra dell’istituto Lettimi e 75 del coro della Cappella Musicale Malatestiana, tutti diretti dal maestro Filippo Maria Caramazza. I quattro solisti saranno il soprano Isabella Orazietti, il contralto Sara Rocchi, il tenore Marco Mustaro e il basso Lee Shuxin. Durante l’esecuzione, nell’abside sopra il Crocefisso di Giotto, verranno proiettate immagini di Pier Paolo Zani (a cura di Kaleidon).
La scelta del Requiem si inserisce felicemente nell’anno straordinario del Giubileo sulla Misericordia, visto che Mozart, autore supremamente cristiano, nel Requiem ha voluto rappresentare tutto il male dell’uomo, il rifiuto e il peccato del mondo (e il suo stesso rifiuto e peccato) nei confronti di Dio tuttavia dentro “il riverbero della Misericordia di Dio”, come dice Don Giussani nell’introduzione al cd del Requiem pubblicato dalla Deutsche Grammophon nella collana Spirto Gentil. Lo sappiamo perché lo scrive la moglie Costanze, che Mozart (che ebbe l’incarico di scrivere il Requiem da un misterioso committente che volle restare anonimo) si butta a capofitto in questo lavoro, scrivendo il 4 aprile 1787: “Siccome la morte, presa per sé è il vero scopo della vita, da un paio d’anni ho fatto tale conoscenza con questa vera ed ottima amica dell’uomo che la sua immagine non ha più nulla di spaventoso per me, ma qualcosa di tranquillizzante e di consolante… Non mi corico mai la sera senza considerare che io, per quanto giovane, il giorno dopo non ci sarò più, e nessuno di quelli che mi conoscono potrà dire che in compagnia sono scontroso e triste”. Fu vero profeta, visto che nemmeno quattro anni dopo l’autore salisburghese morì, all’età di 35 anni, proprio mentre componeva la musica del Requiem che forse lui stesso pensava per il suo funerale.

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La Cappella Musicale Malatestiana di Rimini

La ‘Cappella Musicale Malatestiana’ di Rimini ha origini molto antiche (alcuni documenti attestano la presenza di una Schola Cantorum dell’allora cattedrale riminese di Santa Colomba addirittura al 1073) ma in tempi più recenti rinasce nel 2007 come prosecuzione e insieme rinnovamento del coro polifonico ‘In Terra Viventium’, fondato nel 1970 per il desiderio di riscoprire nella musica sacra l’educazione all’incontro con l’avvenimento cristiano e per una decina d’anni diretto da Marco Gemmani, ora maestro della Cappella Marciana a Venezia. All’attività concertistica della Cappella Malatestiana, ora diretta da Filippo Maria Caramazza, si affianca il servizio liturgico nella cattedrale di Rimini. Nel 2008 è nata la tradizione dei concerti per la festività del patrono. In queste occasioni sono stati eseguiti il Magnificat di Bach, le messe K337 e K167 di Mozart e negli ultimi anni due messe di Schubert e una di Haydn.

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Spaventosa e consolante, i due avverbi usati da Mozart per la morte, sono accostati nella sua musica in modo paradossale perché, come dice il direttore Filippo Caramazza, “sono parole presenti entrambe in Dio, tremendo e pietoso, che condanna e perdona ma su tutto predomina la misericordia, un gesto di Dio che sovrasta infinitamente la nostra povertà e il nostro peccato, la nostra dimenticanza di Dio che genera ogni male”. Spiega ancora don Giussani nella sua introduzione al Requiem: “L’ingiustizia del mondo è la dimenticanza di Dio, questo è il delitto da cui tutti gli altri delitti derivano. Il rifiuto di Gesù, venuto al mondo per salvarci da questa dimenticanza, prende posto nel cuore degli uomini quando costoro pretendono di sapere ciò per cui la vita è giusta; se non avviene quello che si desidera possedere, e nel modo in cui lo si desidera, allora spunta la ribellione. Questa è una ingiustizia… Eppure nel Requiem siamo davanti ad un paradosso che nella stessa frase ci fa dire ‘Re di tremenda maestà… dona il tuo perdono, Gesù Signore pietoso, dona loro il riposo’”.
Il genio di Mozart viene magistralmente spiegato dal maestro Caramazza fino ai dettagli tecnici musicali, agli accordi in ‘minore’ (che suggeriscono mestizia) che devono però essere cantati come se fossero in una tonalità ‘maggiore’ (in modo da generare letizia e speranza). E’ una vera gioia e un privilegio partecipare alle prove di questo concerto. Come casualmente è accaduto ad alcuni turisti che nei lunedì sera estivi passavano per caso davanti alla chiesetta di Santa Croce in via Serpieri, nel centro di Rimini, che per l’occasione restava col portone spalancato per il caldo.
Per tornare alla spiegazione del Requiem alcuni esempi ce li dice lo stesso Filippo Caramazza: “La sequenza funebre è aperta con il Dies irae. Parole terribili, davanti alla morte si apre inesorabile l’oscuro baratro nel quale tutto precipita nell’opposizione tra Dio e l’uomo; noi uomini siamo sgomenti e abbiamo paura del giudizio eterno. Mozart qui anticipa Beethoven, di cui l’ascoltatore del tempo ancora non conosce la potenza sinfonica, ergendo minacciosa tutta la grandiosità orchestrale e il forte grandioso del suono degli strumenti. Il coro attacca aggressivo il Dies irae, dies illa, scandito con accenti e grida sull’irae e sull’illa (quel giorno d’ira che dissolverà i secoli nelle fiamme). Timpani marcano perentoriamente e le trombe svettano segnalando l’evento: è immediata la percezione del timore e tremore. Interviene qui la severità del Giudice supremo”. Ma, dopo il ‘risveglio’ dei morti compare il Re, ventidue battute musicali che introducono il corteo e che sfociano nel coro che molto forte grida per tre volte Rex, Rex, Rex Tremendae majestatis, un grido che inaspettatamente viene addolcito dagli uomini che cantano ‘Qui salvandos, salvas gratis’ (Che salvi gratuitamente chi deve essere salvato) ripetuto dalle donne che con una melodia angelica cantano ‘salva me’ imitate dalle voci maschili con il finale ‘Salva me fons pietatis’. Ecco che avviene il miracolo della Misericordia.
Il Requiem, reso famoso anche per il film Amadeus, girato nel 1984 dal regista Miloš Forman prosegue con il Confutatis maledictis (Ti prego col cuore contrito come cenere: prenditi cura della mia fine, dopo avere condannato i maledetti) e il Lacrimosa (Perdona il peccatore, o Dio. Pio Signore Gesù dona loro la pace). Ma è proprio all’ottava battuta del Lacrimosa che Mozart muore. Il Requiem viene terminato dall’allievo Süssmayr e vista comunque la coerenza stilistica dei pezzi successivi, il direttore Filippo Caramazza ritiene che questo allievo avesse comunque degli ‘appunti’ su cui lavorare. “E’ una mia convinzione – spiega – che il Signore si sia ripreso Mozart, come a dirci, è un Altro che deve completare il lavoro. Insomma anche in questa incompiuta c’è una traccia del Mistero di Dio”. Quindi il Requiem prosegue col Sanctus, l’Agnus Dei e il canto di Comunione.

Serafino Drudi

Il Maestro Caramazza

caramazza-minll Maestro Filippo Maria Caramazza è nato a Roma, entrato a 11 anni nel Conservatorio di S.Cecilia, ha studiato flauto, violino, composizione, strumentazione per banda e direzione d’orchestra. Ha perfezionato gli studi presso la Hochschule für Musik di Vienna, all’Accademia Musicale Chigiana e alla Scuola di Musica di Fiesole (Firenze). Con Gisela Rohmert si dedica allo studio della voce e della ‘fenomenologia musicale’ al Lichtenberg Institut für Gesang und Instrumentalspiele in collegamento con la facoltà di Ergonomia dell’Università di Darmstadt. Collabora alla diffusione del metodo tenendo corsi di canto funzionale. Come direttore la sua attività ha inizio nel 1976: ha tenuto concerti in Italia, ospite di enti lirico-sinfonici, associazioni concertistiche e festival, ha registrato per emittenti radio-tv italiane ed estere. Primo direttore stabile dell’Orchestra da Camera “Accademia Bizantina” di Ravenna, successivamente dirige stabilmente l’Orchestra dei ‘Giovani Musici Italiani’ di Roma e a Macerata. Attualmente è direttore della Cappella Musicale Malatestiana della cattedrale di Rimini. Autore di composizioni sinfoniche e da camera, tra l’altro per il cinema ha composto la colonna sonora del film ‘La comunità dell’Arché’ di J. Varnier. Dopo diverse esperienze di insegnante in varie città italiane, dal 1991 insegna composizione e direzione d’orchestra al conservatorio Rossini di Pesaro.

 

 

 

 

 

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