Il porto dei sospiri

Il porto dei sospiri

La pomposa "riqualificazione del polo funzionale del porto” odora di una specie di ansia da prestazione che colpisce coloro che non hanno mai tempo per elaborare le dovute premesse, inquadramenti generali, obiettivi che s'intende raggiungere, rappresentazione d'insieme, conti economici... Manca uno studio organico che definisca le potenzialità della offerta che si vorrebbe perseguire col progetto dell'avamporto, l'eventuale utenza e tanto altro.

Già di suo un porto è sempre un sistema complesso. Quello di Rimini essendo parte integrante della città stessa, anche per le sue dimensioni, complica la questione in maniera gigantesca.
Leggere che si mette mano al porto, buttando lì malamente cinque sei questioni, l’impressione che se ne ricava è quella dei soliti noti che in una specie di ansia da prestazione non hanno mai tempo per elaborare le dovute premesse, inquadramenti generali organici, obiettivi che s’intende raggiungere, rappresentazione d’insieme, conti economici, eccetera.
Una metodica che fa scattare la netta sensazione di una specie di malefico déjà vu. Vedi, appunto: il centro storico, la Marina, la mobilità, ma anche i tanti lavori improvvisati sul porto stesso. Vedi l’insensato fabbricato della Casa degli Sposi, che mi dicono abbia superato la somma 300.000 euri di costi, peraltro da subito abbandonato a se stesso.
Pongo queste attenzioni perché il porto ha già vissuto grandi interventi senza senso come le banchine che scompaiono sott’acqua, che sono ancora tutte lì con tutti i loro problemi conseguenti, senza contare opere assai discutibili come l’assurda balconata e sottostante passerella adiacenti al ponte Tiberio.
Volendo procedere con un minimo di buonsenso, si parta aggiornando le suddivisioni urbanistiche del porto, poi, aperto un confronto con la città su cosa s’intenda tenere o cambiare, se ne definiscano le specifiche funzionalità, il tutto regolamentato in una dettagliata pianificazione del porto.
Per dare concretezza non puoi parlare di traffico marittimo partendo dall’allungamento delle scogliere a protezione all’imboccatura del porto, semplicemente perchè manca tutto.
Prima di tutto uno studio che definisca le potenzialità di questa offerta, che a sua volta indicherà anche quale sia l’eventuale utenza, che può andare da una semplice motonave a navi con l’imbarco di pullman, dove poi serve prevedere tutta la necessaria organizzazione a terra, compresa una definita zona doganale e relativo/i fabbricato/i di servizio.
Arrivando in piazzale Boscovich credo che lo stesso debba essere inserito e collegato con l’area del Triangolone tenendo anche conto dei suddetti articolati di trasporti marittimi, per terminare con quale sia il tipo di collegamento con S.Giuliano.
La cosa che però mi ha più stupito sono i diecimila metri che vengono destinati al solo nuovo mercato ittico e amenità varie, mentre storicamente si parlava di destinare 5.000 mq. per i cantieri navali e officine per creare il presupposto di liberare la banchina attigua alle suddette imprese da lavorazioni che vengono attualmente svolte a diretto contatto con i passanti ed una strada pubblica.
Se poi nella riprofilatura della banchina, citata dall’assessore, si voglia trovare spazio per i cantieri interrando buona parte dell’attuale specchio acqueo antistante lo scalo di alaggio, credo debba essere argomento che vada affermato chiaramente ed approfondito anche sotto l’aspetto paesaggistico.
Chiudo dicendo che se mi si vuole smentire su quanto sopra asserito lo si dimostri con i previsti elaborati grafici, anche perché è ora di dire basta a quella sorta di tattica del “vincere facile” che, grazie a indicazioni generiche con contorno di fuffa, permette di raccontare tutto l’incontrario di tutto.

Giulio Grillo

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