“Il processo educativo non può essere lasciato solo agli strumenti virtuali”

“Il processo educativo non può essere lasciato solo agli strumenti virtuali”

Va fatto ogni ragionevole sforzo per aiutare la Pubblica Istruzione nella didattica frontale per i nostri studenti. Ed è ora di pensare a infrastrutture didattiche polifunzionali. La lettera, particolarmente efficace, di un genitore.

Ascolto e assisto ai vari dibattiti sulla scuola, in religioso silenzio, ma pervaso da vari sentimenti che spaziano dal mio pragmatismo analitico teso a comprendere i fatti e le problematiche con metodo scientifico alla mia immutata ingenuità di stupirmi ancora del dibattito surreale generato dalla nostra nuova classe dirigente.

E allora il mio pensiero corre indietro nel tempo e rifletto sui giorni del lockdown così vicini e, nel contempo, distanti anni luce, come se avessimo vissuto in un’altra dimensione spazio-temporale in un viaggio interstellare. Una situazione analoga a quella che Coleridge chiama la willing supenson of disbelief (sospensione dell’incredulità) che ci coglie quando per esempio leggiamo un libro di fantasy o di fantascienza e per un attimo pensiamo che, pur nella consapevolezza che quella situazione non sia reale, comunque la crediamo vera e la viviamo così nel vortice delle emozioni. Ma questa volta la realtà ha superato il sogno e la fantascienza e quello che credevamo un libro o un film di pura Utopia o Distopia si è trasformato in realtà.

Nel silenzio assordante di quei giorni rinchiusi in casa in religioso rispetto delle ordinanze governative, rivedo mia figlia piccola rannicchiata nel suo cantuccio dove continuava a seguire le lezioni a distanza in preparazione dell’esame di maturità, mentre la figlia grande restava prigioniera in un appartamento di 40 metri quadri a 400 chilometri di distanza con la consapevolezza di non poterla assistere qualora ne avesse avuto necessità.

Allora rifletto sullo sforzo impassibile di mia figlia piccola, incollata al computer tutte le mattine a seguire le lezioni virtuali e tutti i pomeriggi, durante la preparazione all’esame di maturità, nella frustrante incertezza riguardo alle modalità dello stesso sino a pochi giorni delle prove. Penso allo sforzo degli insegnanti che, di fronte ad una situazione totalmente imprevista, hanno dovuto reinventare un percorso educativo e formativo in tempo reale senza possibilità di verificare la bontà di tale nuova metodologia. Comprendo lo sforzo di entrambi, avendo io stesso esperienza (ancorché estemporanea) di docenza virtuale e frontale, nel dover ricorrere a un sistema pragmaticamente utile ma privo del contatto umano, delle interazioni para verbali e, perché no, del contatto fisico e del piacere di stare insieme.

Allora penso alla impossibilità di mia figlia e delle sue amiche di poter vivere gli ultimi momenti di ansia e di gioia che precedono la maturità e alla impossibilità mia di poter assistere ai momenti emozionanti e irripetibili dei suoi esami di maturità, dove peraltro ha conseguito il massimo dei voti con lode (scusate l’autocelebrazione), a compimento di una segregazione surreale.

Poi mi risveglio da questo mio viaggio onirico, di chi è travolto dalla nostalgia del tempo che fu, e mi rituffo nel mio osservatorio e, con atteggiamento pragmatico esamino la situazione della scuola, alla luce del dibattito a volte irrazionale e contraddittorio in merito alla riapertura (e chiusura temporanea per le elezioni).

Non ho la presunzione di indicare ai docenti, ai quali va il mio deferente ringraziamento, soluzioni didattiche o organizzative, ma metto a disposizione il mio contributo di pensiero per il legame profondo che ho con i giovani, soprattutto nel mondo sportivo, e su cui dovremmo soffermarci per parlare dell’impatto del Covid su tali attività, e quindi suggerire, almeno a livello di amministrazione locale, alcuni spunti di riflessioni personali in merito alla scuola.

Innanzitutto, ritengo che le lezioni a distanza debbano essere utilizzate come strumento alternativo di extrema ratio. Tali strumenti sono efficaci per corsi di breve durata che, per necessità organizzative e logistiche aziendali e necessità di bilancio, rendono tale soluzione tecnologica sicuramente un costo efficace. Il processo educativo non può essere lasciato soltanto agli strumenti virtuali che, per quanto efficaci, non possono sostituire tale percorso formativo ed educativo nel suo complesso. Pertanto auspico che, a livello locale, sia posto in essere ogni ragionevole sforzo per aiutare la Pubblica Istruzione nella didattica frontale per i nostri studenti.

Inoltre, è ora di pensare a infrastrutture didattiche polifunzionali dove gli studenti possano affrontare il percorso educativo scolastico e sportivo con un approccio olistico e aggregante, con infrastrutture e sistemi di trasporto integrati. Nella mia esperienza estera, questo è ciò di cui io e le mie figlie abbiamo potuto usufruire, peraltro in strutture pubbliche e non soltanto in quelle private. Questi centri polifunzionali conseguono il duplice obiettivo di abbattimento dei costi aggregati oltre agli indubbi benefici organizzativi e strutturali. Sono consapevole che queste realtà possono essere realizzate con progetti a medio e lungo termine e che l’amministrazione locale non è l’unico attore in tale progettazione. Tuttavia se non partono iniziative in tal senso con approccio bottom up (dal basso) non è detto che ciò si realizzi con progetti top down.

Infine, anche quest’anno scolastico parte con molte difficoltà e dubbi da parte dell’utenza, non solo per le problematiche legate alla gestione del COVID, ma anche e soprattutto per la consueta necessità di dover utilizzare le strutture scolastiche per le esigenze elettorali. Quindi ancora una volta l’attività didattica subirà una inevitabile interruzione, particolarmente disagevole in questo periodo contingente. La chiusura delle scuole per l’allestimento dei seggi crea, immancabilmente, problemi alle famiglie, che si vedono costrette ad affidare i figli a terze persone, ed agli insegnanti che vedono rallentare il loro percorso didattico con inevitabile nocumento alla utenza, già duramente provata dalla nuova realtà della nuova era “Covidiana”. Una riflessione porta inevitabilmente a pensare alla possibilità, ormai nel prossimo futuro vista l’imminenza delle elezioni, di individuare edifici o strutture comunali idonee ad ospitare le sedi dei seggi in altri edifici di proprietà del Comune, nonché allestimento di strutture mobili come, ad esempio, quelli della Protezione Civile.

Lascio questi miei spunti di riflessione, qualora ritenuti utili, affinché possano essere valutati nelle opportune sedi istituzionali, ma nella ragionevole certezza che questi suggerimenti possano essere condivisi anche dalla amministrazione locale a prescindere dal colore politico.

Franco Sebastiano

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