Il teatro Galli sul “modello originale” è costato quasi 37 milioni di euro

Il teatro Galli sul “modello originale” è costato quasi 37 milioni di euro

Presentato questo mattina in Regione il rinato teatro di Rimini, che sarà inaugurato fra meno di dieci giorni. Ai quasi 32 milioni di euro spesi dal Comune si aggiungono i 4,7 milioni provenienti da fondi europei e il contributo regionale di 400 mila euro per la realizzazione della programmazione artistica. E non si parla più di recupero "integrale" o "filologico", ma di "ricostruzione sul modello originale".

Il teatro Galli che il 28 ottobre riapre i battenti dopo 75 anni di chiusura, è costato quasi 37 milioni di euro. La cifra è stata fornita oggi nella conferenza stampa in Regione alla presenza del presidente Bonaccini, dell’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti e, per Rimini, del sindaco Gnassi, dell’assessore alle Arti Massimo Pulini e del dirigente Giampiero Piscaglia, indicato come “direttore del teatro”. E’ una delle poche notizie nuove che si sono potute ascoltare nella sala stampa di via Aldo Moro. Era nota fino ad oggi la spesa del Comune di Rimini, ricordata di recente anche dall’ingegner Massimo Totti davanti alla platea del Lions Rimini Riccione Host: 31 milioni e 700mila euro, con un’economia di 700 mila euro che andranno nel restauro del sipario storico.
La Regione ha contribuito con 4,7 milioni provenienti da fondi europei Por Fesr 2007-2013, oltre allo stanziamento di un contributo straordinario di 400 mila euro per la realizzazione della programmazione artistica. Quindi 36 milioni 800mila euro.

“La riapertura del Teatro Galli ha in sé una eccezionale importanza per tutta la comunità regionale, italiana e internazionale. Rimini ritrova un bene architettonico di grande valore, un edificio che faceva parte della sua anima profonda, e l’Emilia-Romagna un altro luogo recuperato lungo la strada degli investimenti in cultura, che abbiamo triplicato”, ha detto Bonaccini. “Ma soprattutto, un elemento identitario per i suoi cittadini. Il restauro del teatro è un esempio positivo di valorizzazione dell’investimento pubblico e di promozione della ricca tradizione artistica regionale. Per sottolineare l’importanza dell’avvenimento, la Regione ha voluto contribuire anche alla realizzazione di una programmazione di grande levatura, in grado di richiamare e riproporre il clima di straordinaria vitalità teatrale e musicale dell’epoca della prima inaugurazione. E altri eventi importanti seguiranno fino alla fine della legislatura. La cultura rappresenta infatti assieme al manifatturiero e al turismo, un volano per ridare alla regione una piena occupazione”.

C’è un altro aspetto significativo che viene dalla presentazione bolognese. Non si parla più del restauro “filologico” del teatro, e men che meno “com’era dov’era”, ma nella scheda sul Galli predisposta dalla Regione si legge: “Il teatro, distrutto dai bombardamenti del 1943, è stato ricostruito sul progetto originale “all’italiana”, realizzato a metà Ottocento da Luigi Poletti, con il miglioramento degli spazi e le correzioni necessarie a garantire ottima acustica e visibilità“. E poi: “Il 28 dicembre 1943, nel corso di un bombardamento aereo, il Teatro è centrato dalle bombe che provocano il crollo del tetto della sala. La ferocia della guerra ha imposto per decenni il silenzio e la polvere. I primi lavori di restauro iniziati nel 1975 hanno un’accelerazione nel 2010 a seguito del bando del Comune di Rimini, che ne decreta la ricostruzione sul modello originale“. In realtà nel 2001, l’allora sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, sposando la mobilitazione partita dal mondo della cultura locale, ovvero dal Comitato Rimini Città d’Arte, che coinvolse grandi nomi a livello nazionale (Renata Tebaldi, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Carla Fracci e tanti altri), investì della responsabilità di procedere al “restauro e alla restituzione integrale” del Galli il soprintendente Elio Garzillo, con la consulenza dell’architetto Cervellati. E il progetto “filologico” venne presentato a Rimini nel marzo del 2005. Ma Cervellati non è stato minimamente coinvolto nel cantiere del Galli, e forse il teatro ultimato verrà a vederlo come qualunque altro non addetto ai lavori. E poi va detto che se il teatro Vittorio Emanuele crollò sotto le bombe, ad imporre per decenni il silenzio e la polvere fu anche una precisa volontà politica, visto che la sinistra al governo della città considerò a lungo il teatro aristocratico e borghese e come tale non meritevole di essere ricostruito.

Ora non resta che ammirare l’opera compiuta, e lo si potrà fare nella inaugurazione lunga due mesi, come ha ricordato stamattina Andrea Gnassi, che comincia fra meno di 10 giorni, dove si alterneranno “i grandi nomi del panorama internazionale, con appuntamenti dedicati alle eccellenze musicali di Rimini”. Si parte con Cecilia Bartoli e “La Cenerentola” di Gioachino Rossini, nella versione semiscenica, su strumenti storici, prodotta dall’Opéra de Monte-Carlo con Le Musiciens du Prince diretti da Gianluca Capuano e il coro maschile dell’Opéra di Monte-Carlo. Poi Roberto Bolle, l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna con la direzione di Michele Mariotti e un programma interamente dedicato a Rossini, passando per Valerij Gergiev e l’Orchestra del Teatro Mariinskij impegnati nel Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi e tanto altro.

Domenica nell’inserto culturale del Sole 24 Ore Vittorio Emiliani (fra coloro che negli anni 90 firmarono l’appello per il recupero integrale del teatro polettiano) ha ripercorso le vicende storiche e ha dato un “voto” complessivamente positivo al “teatro finalmente ritrovato”, concludendo con queste parole: “Certo, le strutture sono di cemento armato, come i muri laterali, niente mattoni neppure per le 20 colonne del peristillo (e l’acustica?), però il tutto ricoperto da gesso e stucco, o rivestito di mattoncini, il soffitto abbellito da cornici dorate. Insomma, alla fine, il colpo d’occhio è da applausi. Ma che fatica. Dal 28 ottobre funzionerà con 800 posti, aggiungendosi alla novantina di sale storiche della regione. Un record. Spero con musiche di Rossini il “più grande menabuono” del teatro”.

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