Jamil Sadegholvaad tesse le lodi della «pedalata alcolica»

Jamil Sadegholvaad tesse le lodi della «pedalata alcolica»

Andrea Gnassi ha dedicato tutto il suo decennale mandato a sognare il nuovo rinascimento di Rimini, puntando su Fellini, il Psbo, il teatro Galli, il parco del mare. Il suo erede che fa? Resuscita la "9 bar". Che venne cancellata proprio quando era assessore Jamil Sadegholvaad.

Parte incespicando la campagna elettorale di Jamil Sadegholvaad, che pedalando nella direzione imboccata rischia di aprire un’autostrada alla sua rivale Emma Petitti. Ma questo sarebbe il meno.
Se il sindaco in scadenza ha dedicato tutto il suo decennale mandato a sognare il nuovo rinascimento di Rimini, «l’unico posto in Italia che dà una chiave del tutto si immagina», puntando su Fellini, il Psbo, il teatro Galli, il parco del mare, il candidato erede di Gnassi alle prime battute sta sparando in tutt’altra direzione: ha rispolverato i «ciclobeoni» (come li battezzò il Carlino).

«Era il 2011, io mi ero appena insediato da assessore con Gnassi, e si presenta da me in Comune un gruppo di ragazzi che mi dicono: la prossima settimana si svolge la 9 bar….”cado dal pero” e mi faccio spiegare di cosa si tratti. Dopo la spiegazione mi chiedo chi siano questi “matti”.
Ci prendiamo le misure e l’anno successivo (estate 2012) gli faccio organizzare la 9 bar sul lungomare di Rimini appositamente chiuso la sera per loro: parteciperanno oltre 4000 persone… solo chi si fosse fermato alle apparenze non avrebbe compreso che dietro a ragazzi apparentemente scapestrati si celavano in realtà dei talenti riminesi. Io ho dato loro fiducia e loro non l’hanno tradita. Devo dire che “ci avevo visto lungo”». Seguono i «complimenti» agli organizzatori, «esempio che bisogna credere nei giovani, anche in quelli apparentemente più pazzerelli». Queso il contenuto postato ieri, che ha attirato gli applausi degli estimatori ma anche alcune “tirate d’orecchie» abbastanza autorevoli, tanto che Sadegholvaad è stato costretto a precisare.

Anche perché la 9 bar, affiancata ad un certo punto dalla più estrema “pedalata alcolica”, fu di fatto interrotta a seguito delle proteste che si alzarono da varie parti, ed anche a bilancio di un evento che al termine raccoglieva diversi «caduti» sul campo, non di rado trasportati al pronto soccorso dalle ambulanze.
Una pagina, insomma, legata al passato remoto degli eventi di Rimini, cancellati anche e soprattutto dalla volontà di cercare il riposizionamento di una immagine turistica troppo incrinata dallo sballo facile.
Stiamo parlando ormai di un capitolo chiuso, visto che la prima edizione si tenne nell’anno (2008) contrassegnato dalla crisi finanziaria dei subprime con tutto quello che ha comportato,  e l’ultima nel 2012.

Ma ciò che risulta maggiormente inspiegabile è cosa abbia spinto il candidato «dal nome strano» ad andarsi a perdere nei fumi dell’alcol. Lui stesso nel 2013, quando la 9 bar era ormai un evento assai criticato da ampi settori della società riminese (dalla chiesa agli albergatori), dichiarava alla stampa che non bisogna «più puntare sul binomio alcol-bici». E i promotori spiegavano che «o c’è un appoggio totale e incondizionato da parte di chi ci deve dare tutti i permessi, oppure…». Tradotto: o il Comune ci sostiene come ha fatto in passato oppure basta. Evidentemente era anche l’amministrazione comunale a non credere più in quella manifestazione. «Capisco che da parte loro (del Comune, ndr) non sia facile appoggiare la 9 Bar, purtroppo la città su questo è spaccata in due. Loro vogliono un format giustamente, dal loro punto di vista, un po’ più tenero. Però secondo me la 9 Bar deve rimanere così…», aggiungevano (qui).
Scriveva nel maggio del 2013 il NuovoQuotidiano, titolando «salta la 9 bar»: «In Comune bocche cucite ma c’è chi fa sapere che se la biciclettata alcolica non si fa è anche per responsabilità degli organizzatori che di fronte alla richiesta di un evento senza bici non hanno presentato neppure una proposta alternativa» (qui).

Non bisogna dimenticare che nel 2012 era nata la Molo Street Parade, che vedeva il sindaco Gnassi nel ruolo di ideatore dell’evento. Tanto che chi si occupava della cronaca in quegli anni raccoglieva una sorta di delusione manifestata dagli organizzatori della 9 bar, che si sentivano abbandonati dal sindaco e dal suo assessore prediletto (ora candidato) e rivendicavano che la 9 bar «è l’unica festa non pagata dal Comune di Rimini». (qui). Si sentirono, diciamo così, un po’ sacrificati alla Molo.

Gli slogan della 9 bar andavano da «è un problema se sono nato con la sete?» a «pedalo con eleganza, brindo con arroganza». L’invito della edizione 2010 recitava: «Ore 23,30 bar ponterotto, caricatevi di oggetti sonori, pennarello per scrivere sulla maglia, fischi, trombette, laser, fumogeni, luci, pernacchie, ecc».
Chi l’ha fatta decollare la 9 bar aveva un’alta considerazione della portata dell’evento e lo vedeva come «il migliore mai svolto nella città di Rimini», come argomentava il manifesto della terza edizione, assicurando che «questa non è solo una biciclettata ma è molto di più, è una serata in cui le uniche regole sono dettate dalla follia, una serata in cui puoi dimostrare scientificamente che la bici può funzionare anche con l’alcol, in cui puoi far capire che non capire niente è una forma di intelligenza e collegata alla follia questa forma di intelligenza diventa fascino». La filosofia, ci perdoni la sophía, era questa.

«Questa tua lode agli organizzatori della 9 bar mi lascia perplesso. Non è questa l’animazione che serve a Rimini e al turismo rivierasco», ha commentato un educatore di un certo rilievo a Rimini alla sortita di Jamil Sadegholvaad. Sono seguite altre bocciature e il candidato ha dovuto metterci una pezza: «In quella manifestazione c’erano oltre 4mila riminesi. Liquidare il tutto come una sbornia collettiva è sbagliato, anche perché se è vero che qualcuno che aveva alzato il gomito, il 99% dei partecipanti si divertí in modo assolutamente sano. Esattamente come può accadere in un pub piuttosto che in una discoteca. Ma il senso vero del post è che dietro ragazzi apparentemente scapestrati (gli organizzatori) c’erano persone molto più serie di quello che potesse balzare agli occhi di uno che si ferma alle apparenze, e questi ragazzi anche per quello che sono stati capaci di costruire a livello imprenditoriale lo hanno dimostrato. Io non mi fermerò mai agli stereotipi e alle sommarie catalogazioni…». A parte che fu proprio la giunta nella quale Sadegholvaad era assessore a raffreddare gli organizzatori della 9 bar e a cercare di indirizzarli verso un evento più accettabile, la replica dell’autorevole commentatore non si è fatta attendere: «che dietro gli “apparentemente scapestrati” ci fosse gente molto seria non lo metto in dubbio, ma il punto non è quello, ma il messaggio che ne viene. Non sono un fautore del proibizionismo, ma della misura sì. Un’economia sana non si può basare su queste cose».
Prosit.

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