L’aeroporto più strano del mondo e la politica muta

L’aeroporto più strano del mondo e la politica muta

La sfida di Airiminum al territorio, i contributi per l’incremento del traffico, il caso Ryanair e Wind Jet, la costa Adriatica centrale e i bacini di provenienza turistica.

Gestione privata coi soldi pubblici?

Laura Fincato chiede risposte concrete al territorio, anziché alla società che presiede. Questo capolavoro di ribaltamento della realtà, arriva oggi via mail nella forma di un comunicato stampa di Airiminum. Prendendo spunto da una dichiarazione dell’assessore regionale al Turismo (che ha anche detto: “non guasterebbe avere a Rimini un aeroporto che possa finalmente rilanciare e avere qualche volo in più”, spronando il gestore a fare il proprio mestiere) Laura Fincato commenta: “Ha ragione l’Assessore Corsini, che, come più volte ha dichiarato, afferma – parlando di turismo giovanile – che per sviluppare il turismo in Romagna occorre che il ‘Fellini’ torni ad avere voli low fare”. Il problema è un altro. Occorre che Airiminum metta in pratica, anche da questo punto di vista, ciò che ha scritto nero su bianco partecipando al bando di gara Enac per ottenere (come poi è avvenuto) l’affidamento della concessione di gestione dell’aeroporto di Rimini. Una voce del disciplinare di gara recitava: “Strategie societarie finalizzate allo sviluppo dell’attività aeroportuale e previsioni di traffico per il periodo concessorio (max 20 punti)…”. Cosa ha scritto in quel capitoletto Airiminum (che ha ottenuto il punteggio massimo da Enac)? E sta mettendo in pratica quanto ha scritto? Mentre Laura Fincato chiede a pubblico e privati “coerenza di risposte rispetto alle proposte di sviluppo che abbiamo prodotto” e alle istituzioni e soggetti economici che diventino proattivi, qualcuno – fra queste istituzioni e soggetti economici – dovrebbe prendere la parola e ricordare ad Airiminum che non è così che gira il mondo. Ma il sindaco e presidente della Provincia, Andrea Gnassi, non proferisce parola, forse perché tra color che son sospesi (per la vicenda del ben noto crac). Ma, oggettivamente, questa assenza (anche se forzata) del Comune capoluogo su un tema tanto importante non fa bene all’economia del territorio.
In altri aeroporti il pubblico interviene “pesantemente” – è il ragionamento della presidente Fincato – per potenziare i flussi turistici legati ai low cost. E cita “Marche, Puglia, Abruzzo, per non parlare di Sardegna, Sicilia, Calabria e altre Regioni. Le modalità, le regole e le decisioni della Commissione Europea sono state analizzate e concordemente definite utili e necessarie per lo sviluppo dei piccoli aeroporti”. A parte che tutti sembrano essersi dimenticati della famosa “guerra degli aeroporti” che scoppiò nel marzo del 2016, quando Airiminum diede mandato ai propri legali di depositare una denuncia presso la Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea sui finanziamenti concessi dalla Regione Marche a favore di Aerdorica s.p.a, società che gestisce l’Aeroporto delle Marche, in quanto aiuti di Stato. Ma, a parte questo particolare non proprio irrilevante, un conto sono gli aeroporti a gestione pubblica e un conto sono gli aeroporti a gestione privata (mosche bianche in Italia). Airiminum ha annunciato pochi giorni fa di aver approvato il bilancio 2016 con un utile di esercizio di euro 1.113.000. “Non tocca ad una società privata sborsare incentivi di co-marketing per portare flussi turistici e di business sul territorio”, ha ribadito di recente al Sole 24 Ore l’ad di Airiminum. Però mettiamoci d’accordo: già Airiminum ha ottenuto il “Fellini” con circa 300 mila euro, beneficiando di investimenti fatti da Aeradria (aerostazione, land side, air side e infrastruttura di volo) di oltre 20 milioni di euro fra 2006 e 2011. Ora vorrebbe gestirlo in maniera privatistica ma coi contributi pubblici? Questi ed altri temi vengono affrontati da mesi da Mario Pari. Quello che segue aggiunge ulteriori elementi di valutazione per capire quel che sta accadendo all’aeroporto più strano del mondo.

Alcune considerazioni sul First Adriatic Travel Forum
Dalla relazione “principe”, come riportato da alcuni quotidiani, tenuta dall’a.d. della nuova società di gestione dell’aeroporto di Rimini al convegno del 15 maggio organizzato da Airiminum 2014, si è tratta l’impressione che la Riviera abbia smarrito se stessa. Fortuna ha voluto, non solo per la Romagna, che è atterrato un esperto venuto da fuori per fare aprire gli occhi alla città. Peccato che contrariamente a quanto annunciato dagli organizzatori erano presenti circa 300 persone a fronte delle 1.500 previste. Bando alle chiacchiere e veniamo ai fatti.

La sfida di Airiminum al territorio. La Riviera sta attraversando un momento di preoccupazione riguardante la vecchia gestione aeroportuale. C’è chi crede nell’operato della Magistratura che certamente valuterà tutto, compresi i benefici economici dell’aumento del traffico senza che gli amministratoti abbiano messo “un soldo in tasca”, c’è chi, come ha fatto l’a.d. di Airiminum, si è eletto a “giudice” esprimendo commenti pesanti quando ha sostenuto che “molti hanno tratto vantaggio a scapito della collettività…”.
E’ opportuno ricordare, a chi è “venuto da fuori”, lo sviluppo della Riviera dopo l’ultimo conflitto. Nella fascia costiera da Cesenatico a Cattolica si è passati dai 580 esercizi alberghieri del 1949 ai 3.131 del 1962 il cui valore, rivalutato, era prudenzialmente stimato in 1,87 miliardi di euro. Si è azzerato l’alto debito cambiario; la gestione familiare ha consentito alle classi meno abbienti di trascorre una vacanza al mare. Va inoltre sottolineato che fin dal gennaio 1969 è operante una “agenzia privata” (invocata come novità dall’a.d nel suo intervento) – Promozione Alberghiera – inizialmente con 11 hotel associati per passare a oltre 300.
Oggi c’è consapevolezza che il mercato è cambiato. Ma per stare al passo con la concorrenza straniera è condivisa la necessità di una seria riqualificazione della struttura alberghiera per incrementare il turismo estero che non dipende solo dall’utilizzo dell’aereo? Sarebbe stata apprezzata, al riguardo, una risposta della presidente degli albergatori presente al convegno.

I contributi per l’incremento del traffico. “Nei migliori cinque anni del Fellini, Rimini ha investito 55 milioni di euro, pagando a Ryanair 41 euro a passeggero e a Wind Jet ancora di più… Io con gli stessi soldi porto qui Heathrow” (Londra, oltre 63 milioni di movimento passeggeri)! Così sentenziò l’a.d. ottenendo titoli a caratteri cubitali sulla stampa locale.
A noi risulta una situazione sostanzialmente diversa. Il totale degli oneri sostenuti nei 5 anni per promozioni di marketing-estero e fiere (2008/2012), come risulta dai bilanci d’esercizio, è stato di euro 23.533.457. I passeggeri partiti in quel periodo con voli low cost di: Air Dolomiti (Vienna, Monaco), Darwin (Roma), Ryanair (Francoforte, Liverpool, Londra, Stoccolma), Wind Jet (Amsterdam, Berlino, Bucharest, Copenaghen, Kiev, Mosca, Rostov, Samara, S.Pietroburgo, Catania, Palermo), T.O. Russia (2010/2012) – sono stati 1.063.565. Risulterebbe pertanto che il costo medio per passeggero partito sia stato di euro 22,12 a fronte del costo medio di euro 20,63 per ciascun passeggero partito con voli low cost dagli aeroporti italiani come risulta da una indagine effettuata nel 2011.

Il caso Ryanair. Nei cinque anni “incriminati” risulterebbe che la spesa sostenuta per il co-marketing relativo ai voli della compagnia aerea low cost sia stata di circa euro 4.024.377. I passeggeri partiti da Rimini per le varie destinazioni sono stati 203.024. La spesa per passeggero partito è risultata di circa euro 19,82.

Il caso Wind Jet. L’accordo commerciale con la compagnia aerea, dopo aver effettuato una ricerca di mercato, riguardava due aspetti: 1) acquisto di biglietti per un importo annuo di euro 5 milioni per 5 anni; 2) co-marketing per un spesa annua a partire da euro 2 milioni, fino a scalare a 700.000 al quinto anno. Nel periodo di attività (marzo 2011-agosto 2012) la spesa sostenuta per acquisto biglietti e co-marketing è stata di euro 7.054.000. Il ricavo per la vendita dei biglietti è risultato essere di euro 3.100.000. Onere a carico di Aeradria euro 3.954.000, che diviso per i 259.970 passeggeri risulta un costo per ogni passeggero partito di euro 15,20. Non sembra il caso di fare commenti.
Sia consentito, invece, di esternarli seguendo il ragionamento fatto dalla presidente Laura Fincato e dall’amministratore delegato Leonardo Corbucci. Airiminum 2014 non è partita da zero, ma con l’eredità di 473.103 passeggeri lasciata dalla gestione del curatore fallimentare al 31/10/2014 sulla scia dei mercati battuti da Aeradria, ripresi dalla nuova gestione alla riapertura del 1° aprile 2015. Da tempo sosteniamo che la responsabilità dei cinque mesi di chiusura con la conseguente perdita di traffico, vada addebita all’allora Ministro dei trasporti e all’ENAC che, nonostante la normativa vigente, non hanno provveduto alla nomina del commissario per proseguire la gestione dello scalo. Non sarebbe male che anche Airiminum rivendicasse nei confronti del concedente la riparazione del danno subito.
Per far crescere il traffico, a detta della presidente, necessita il contributo (euro) degli operatori privati senza escludere quello pubblico, diversamente i low cost restano un miraggio. Non è nostra abitudine fare i conti in tasca agli altri, ma capita di leggere quello che dicono i gestori dell’aeroporto: “…avviandosi a raggiungere nel 2017 i 300 mila passeggeri e passando da 27 a 31 euro di guadagno per passeggero…” (15/05/2017). Se, come è stato detto, nel 2023 Airiminum conta di avere un traffico di 2 milioni di passeggeri, questi dovrebbero far guadagnare 62 milioni di euro (403 milioni nel 2037). Troppi per portare Heathrow. Ma, con il massimo rispetto nei confronti dei nuovi gestori, quando si chiede a soggetti terzi di contribuire, resta difficile condividere quanto ribadito dall’a.d: “Il piano industriale è qualcosa che deve rimanere riservato e i risultati si comunicano quando sono già in tasca”. Morale: prima ti dò poi mi dirai.

Ricaduta economica sul territorio nel periodo “incriminato”. Ai fini della permanenza in Riviera si è considerato l’85% e il 15% rispettivamente per gli arrivi internazionali e nazionali. Considerato un soggiorno medio di 4/5 giorni e una spesa media giornaliera di euro 130, si può valutare che il beneficio economico sul territorio è stato di circa 536 milioni di euro.

Le previsioni del traffico e gli investimenti. Al fine di avere alcuni parametri di riferimento per confrontarli con le previsioni comunicate dall’a.d. di Airiminum al convegno del 15 maggio, si riportano gli incrementi percentuali del traffico in Italia e in alcuni aeroporti dal 1998 al 2016 (18 anni).
ITALIA: 2016, movimento passeggeri: 164.468.109 (+116%, media annua +6%); ROMA: 46.935.905 (+97%, m.a. +5%); MILANO: 28.947.196 (+51%, m.a. +8%); BERGAMO: 11.059.238 (+1.994%, m.a. +111). Lo scalo dista 40 km. da Milano ed è considerato il terzo aeroporto del capoluogo regionale; BOLOGNA: 7.662.099 (+166%, m.a, +9%); VENEZIA: 9.549.697 (+184, m.a. +10%); RIMINI: (1998/2013, 15 anni) 562.830, (+121%, m.a. 8%).

Andamento del movimento passeggeri in Emilia-Romagna. Nell’agosto 2014 le quattro società partecipanti alla gara per la gestione dell’aeroporto di Rimini (vinta da Arimunum 2014) avevano previsto uno sviluppo del traffico che, a partire dal 2015 con circa 620.000 passeggeri, avrebbe raggiunto dopo 30 anni i due milioni.
In un documento del luglio 2016 le società degli aeroporti di Bologna, Parma e Rimini fecero pervenire all’Assessore regionale ai trasporti le rispettive previsioni di traffico e investimenti.
BOLOGNA: passeggeri 10 milioni entro il 2023; 20 milioni entro il 2030. Incremento 2015/2030 (15 anni) pari al 186%; media annua 12%.
PARMA: da 187.000 del 2015 a 600.000 passeggeri nel 2020 (5 anni); incremento 2015/2020: 221%, m.a. 24%.
RIMINI: anticipa al 2020 i due milioni di passeggeri inizialmente previsti per il 2044. Incremento 2015/2020 (5 anni) 223%, m.a. 1l15%. La più alta in assoluto tra i tre aeroporti.
Quanto agli investimenti prioritari, Bologna prevede entro il 2025 la spesa di 246,6 milioni di euro. Parma 2016/2021, 44,5 milioni di euro. Rimini elenca una serie di interventi ma non specifica nessuna entità di spesa né i tempi di attuazione.
Nel Vangelo si narra il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. A Rimini dopo un anno e nove mesi dalla presentazione del piano (quello che ha vinto), si compie il miracolo della moltiplicazione del movimento passeggeri in aeroporto. Stante le notizie di stampa (non smentite) pubblicate dopo il convegno del 15 maggio, i passeggeri dovrebbero passare da 236.918 del 2016 ai 2 milioni (inizialmente previsti per il 2044) del 2027 (+744%, m.a. +68%). Dopo 8 anni, 2035, l’a.d. prevede 9 milioni di passeggeri (2027/2035, +350%, m.a. +33%). L’esito più brillante si realizzerà nel 2037, quando il movimento passeggeri raggiungerà i 13 milioni.
Nel periodo 2016-2037, 20 anni, l’aeroporto di Rimini, secondo i muovi gestori privati, realizzerà un incremento del 5.387%, pari a un aumento medio annuo del 239%. Miracolo che, a nostro avviso, non si realizza in nessun aeroporto del mondo.

A fronte della quantità dei passeggeri ipotizzati (circa 120 per aereo) vanno considerati due aspetti: A) movimento aerei/anno (arrivi + partenze): anno 2027: previsione passeggeri 2 milioni, aerei circa 16.670; 2029: passeggeri 3 milioni, aerei 25.000; 2035: passeggeri 9 milioni, aerei 75.000; 2036: passeggeri 13 milioni, aerei 108.300,
B) Quanto alle infrastrutture per il volo, attualmente il piazzale aerei consente di parcheggiarne solo 7. Stante l’insufficienza dell’area (si pensa di fare un parcheggio multipiano?), l’Ente Nazionale Assistenza Volo (ENAV) con l’attuale strumentazione (necessita il rifacimento della torre di controllo) e limitazione del piazzale, autorizza solo 12 movimenti/ora; causa la vicinanza delle abitazioni alle testate pista, la lunghezza dei sentieri luminosi di avvicinamento è insufficiente per un maggior traffico; è indispensabile il rifacimento del manto pista per l’intera larghezza di 45 metri, l’installazione del centro luminoso, la bonifica delle aree laterali; era previsto il rifacimento degli aiuti visivi luminosi (A.V.L.).
Sembra scontato che l’attuale aerostazione e aree esterne adiacenti sono ampiamente insufficienti per soddisfare la quantità del traffico ipotizzato. Se si pensa che lo scalo di Bologna (2016 passeggeri 7,66 milioni) ha preventivato una spesa di 246,6 milioni di euro per accogliere entro il 2023, 10 milioni di passeggeri; saranno sufficienti per Rimini i circa 40 milioni previsti nei piani per investimenti nel corso di 30 anni? E l’inquinamento acustico chi lo risolve?
Supponendo che la previsione possa realizzarsi, sarà in grado l’infrastruttura aeroportuale di soddisfare tale mole di traffico? Vien da pensare che, per dare una dignitosa accoglienza ai 13 milioni di passeggeri previsti fra 20 anni dai nuovi gestori privati, sarebbe opportuno provvedere allo spostamento dello scalo o, in alternativa e per assurdo, della città.
E’ purtroppo mancata, come è mancata una sua visita all’aeroporto per rendersi conto dell’infrastruttura, una risposta documentata del Direttore Generale ENAC, presente al convegno, agli argomenti illustrati dall’a.d. di Airiminum 2014.

“La costa Adriatica centrale” e i bacini di provenienza turistica. Il convegno ha inteso rivolgersi ai territori delle due Regioni Umbria e Marche, e alla Romagna, nonché ai rispettivi aeroporti di Perugia e Ancona (non presenti i responsabili), al fine di promuovere verso i tre bacini di Germania, Russia, Cina, azioni comuni tese ad incrementare il flusso turistico. La mancanza incomprensibile è stata l’assenza tra i relatori dei rappresentanti degli enti territoriali che conoscono a fondo le problematiche dei propri territori.
Nella così detta “costa Adriatica centrale” operano 4.792 hotel con una media di 31 camere per esercizio. I letti alberghieri ed extra sono 537.059. Nel 2015 il totale delle presenze è stato di 42.652.930 (Umbria 14%, Marche 28%, Romagna 58%). L’utilizzazione media dei posti letto è risultata del 21,75% (Umbria 18,48%, Marche 24,58%, Romagna 26.63%).
Gli arrivi complessivi sono stati 10.427.994, la permanenza media di giorni 4.
Nel contesto generale Germania, Russia e Cina con 575.165 arrivi hanno rappresentato il 5,5%.
Questi, come è stato annunciato, sono i tre Paesi che in grande prevalenza dovrebbero fare atterrare a Rimini, fra 20 anni, 6.5 milioni di passeggeri. Ma se la previsione è quella di effettuare azioni comuni per i tre territori, come verranno ripartiti? Si organizzeranno transfer in autobus da Rimini per le Marche e l’Umbria? E agli aeroporti di Ancona e Perugia cosa resta sulla pista di volo?
C’è d’augurare che in questi due scali arrivino altri passeggeri a prescindere dai 6,5 milioni di Rimini. Non c’è da preoccuparsi perché l’a.d. di Airiminum 2014 con il suo intervento ha fatto un secondo miracolo: i letti da 537.059 sono diventati 1 milione. E poi dicono che in Italia manca un Macron dell’economia.

Fotografia: un aereo decolla dalla pista dell’aeroporto Federico Fellini (© Gianluca Moretti)

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