L’approssimazione al potere

L’approssimazione al potere

L'arrivo dell'estate trova una quantità di cantieri in ritardo, mentre su viabilità e parcheggi i progetti strutturali languono. Solo su un tema gli amministratori comunali hanno sempre la guardia alta: la difesa del Ceis, a discapito però di un bene culturale. Lettera.

Il cessato sindaco passerà alla storia cittadina quale abile narratore di fiabe, talmente bravo, ma ahinoi solo in questo, che molti le hanno scambiate con la realtà essendo difficili da disgiungere da essa per il modo in cui erano confezionate. Poi, siccome come tali esse hanno le gambe corte, ecco arrivati al dunque, alla verità.
E qui si stanno scoprendo tutte le criticità quali il caos della viabilità, la mancanza di parcheggi e i vari inutili lavori che stanno paralizzando Rimini, oltre quelli già realizzati che mostrano già lo stesso esito. In ultimo le palesi carenze nell’organizzazione dell’adunata degli Alpini.
Gli amministratori attuali, pedissequa continuità della pluriennale gestione precedente, e attivi protagonisti già da allora, tentano di proseguire in quel solco narrativo, ma con risultati miseri; non riescono neppure ad essere provvisoriamente convincenti, figuriamoci a lungo termine, tanto che alcuni vari episodi ce lo confermano. In sostanza non ne azzeccano proprio una. E da qui un breve resoconto.
Iniziamo dalla telenovela di Porta Galliana che dopo vari rinvii, con le più disparate giustificazioni, i lavori sono stati terminati quasi con ben due anni di ritardo; ma siamo solo all’inizio.
Proseguiamo poi con la “gag” avente per oggetto l’alternativa alla chiusura del Ponte Tiberio, in cui l’assessore ai Lavori pubblici Morolli emise l’«annunciazione» dell’alternativa, indicandone precisamente il luogo interessato dalla stessa, per essere poi smentito dalla collega alla Mobilità; come se fossero amministratori di due Comuni diversi, o di fazioni politiche opposte, ma comunque protagonisti di un buffo episodio quasi da avanspettacolo. E per di più quella soluzione non c’era, non c’è e non ci sarà mai.
Inoltre dopo avere voluto “dimenticarsi” dei parcheggi di fatto cancellati nella zona della marina per motivi ideologici, resisi conto delle lagnanze cittadine ecco i soliti annunci. Dapprima la presuntuosa rieducazione dei riminesi alla mobilità, poi un parcheggio al giorno, navette, ed altre bizzarre intenzioni ed improbabili soluzioni da mettere in atto per la stagione turistica. Ancora annunci. Peccato che qualcuno non sia al corrente che essa è già cominciata, e che comunque partirà concretamente i primi di giugno.
Poi sempre a cura dello stesso titolare dell’assessorato ai Lavori pubblici, la dichiarazione ai mezzi d’informazione del 23 febbraio scorso circa l’ultimazione del cosiddetto “parco del [alto] mare”; sì proprio così, in alto mare, perché i lavori che dovevano essersi terminati già il 3 marzo scorso non lo saranno neppure per la proclamata fine del corrente mese. E qui una delle scuse maggiormente oggi addotte quale la pandemia, colpevole del ritardato approvvigionamento del legno della pavimentazione, che oggi in molti casi sarebbe apposto sul nulla.
Ma anche gli inutili lavori che si stanno realizzando nella zona lato Centro del Ponte di Tiberio non se la passano meglio. Leggendo il cartello dei lavori, vera e propria carta d’identità degli stessi, si legge che essi dovevano compiersi entro il 16 maggio corrente, ma ancor oggi in quella zona vige la confusione. Anche qui interverranno le solite scuse di rito, immagino.

In sostanza questa è la prassi approssimativa di gestire le importanti iniziative messe in campo, con un modo di operare improvvisato, fatto di annunci, smentite e ritardi in danno ai cittadini ed alle attività commerciali. Non ce la fanno, non sono all’altezza della missione affidatagli e credono che questo sia il modo di accreditarsi ai propri elettori e alla cittadinanza tutta, ed in cerca di visibilità.
Sono assediati dai problemi creati da loro stessi, e pensano che l’annuncismo, mi si perdoni il neologismo fantasioso ma pertinente, ne sia la via d’uscita nella speranza che poi si dimentichi tutto o che ciò divenga normalità.
E in tutto questo caos gestito dal duo degli assessorati coinvolti, che sembrano in gara tra loro per un palio inesistente, poi arriviamo al culmine: il Ceis “vale un anfiteatro”. L’avrebbe detto il sindaco in carica, che dimentica che ciò contravviene a vincoli e divieti ben precisi. Un personaggio apicale delle Istituzioni cittadine non dovrebbe mai dimenticare di rappresentare le stesse, ma siamo a Rimini dove tutto si immagina, e ci tocca pure questo.
Un vero importantissimo “amministratore” del passato che rese realmente grande Rimini, fece apporre in varie parti del Tempio Malatestiano da lui voluto ma non – purtroppo – completato, la seguente epigrafe: “Tempus Loquendi Tempus Tacendi”, che in parole povere, oltre ad altri significati più profondi, dice che c’è un tempo per parlare ed uno per tacere. Ebbene, è fin troppo chiaro che il presente panorama amministrativo non sa fare tesoro di questa perla di saggezza.
Infine una domanda circa la predetta accennata rieducazione, a proposito di chi ne avrebbe più bisogno di questa pratica: coloro che non possono utilizzare monopattini ed altri mezzi del genere, costretti ad assistere ai continui annunci vacui, nonché subire passivamente cronici ritardi ed inefficienze, o chi non sa gestire il proprio mandato, o non comprende il valore storico e culturale di un Anfiteatro romano, avente l’arena con dimensioni e importanza simili a quelle del Colosseo.

Salvatore de Vita

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