Mobilità green: la necessità trasformata in virtù

Mobilità green: la necessità trasformata in virtù

Andare al mare rinunciando all’auto: mobilità sempre più sostenibile, dicono gli amministratori. Ma come ci vai in spiaggia se i parcheggi non ci sono e se quelli che ci sono costano tanto?

È ormai certificato unanimemente che Rimini è afflitta da una pessima programmazione urbanistica e di mobilità, frutto di mancate occasioni e improvvisazioni che nulla hanno a che fare con seri e reali piani che veri professionisti del settore sarebbero in grado di progettare in maniera realmente applicabile. Il risultato caotico ne è la riprova, ulteriormente aggravato dall’ossessione del “green” travisato non come scelta compatibile alla realtà ma come dogma assoluto avulso dalla stessa e ora anche come escamotage comunicativo.
Arriviamo al punto: il parco o, meglio, “brullo” del mare, dato che si presenta il tal modo. Siamo in inverno qualcuno obietterà, ma il decoro non conosce stagioni; almeno altrove e qui, invece, spesso non ha mai stagioni. Ma mentre ne proseguono i lavori degli stralci, parallelamente continuano a nebulizzarsi centinaia e centinaia di parcheggi, tanti, nonostante il conteggio delle alternative che si realizzeranno – quando, forse e semmai – tra qualche anno (?), ma sempre ostentate alla bisogna.

Agli stalli cancellati dal progetto si devono aggiungere quelli finora utilizzati gratuitamente dalle attività di ristorazione e similari, che sebbene – pare – la loro concessione andrà a concludersi il prossimo 31 marzo, sembra già che a Rimini vi sia una “soluzione in proposito”. E allora che si fa? Urge una scappatoia e si inventa l’«estate smart e green», accompagnata da un frullato misto dei soliti sostantivi inglesi che, uniti al “green”, fanno sempre un effetto scenico importante, ma che tradotti in italiano significano un solo concetto: “presa in giro” e in sintesi niente parcheggi e difficoltà a raggiungere la zona della marina. Ed ecco il rimedio a quello che non sembra essere un problema, nei suoi principali presunti punti di forza. Ma davvero pensano che i riminesi continuino ad abboccare a questi mezzucci, e non vedano la realtà?
Sarebbe interessante conoscere il fantasioso ideatore di queste brillanti trovate, che di fatto fanno apparire grandi iniziative quelle che in realtà sono misere e volute criticità figlie di quell’operato sopra descritto. Oppure che vi sia – forse – un suggeritore? Chissà… E il famoso detto “a Rimini tutto s’immagina” comprende anche questo.
Tralasciando pericolosi monopattini e biciclette, peraltro tradizionalmente già usate dai riminesi che lo possono fare, ecco il Metromare con l’intensificazione delle corse ogni dieci minuti. Non lasciatevi irretire dall’accattivante nome, poiché non è a pochi metri dal mare, e dal suo percorso neppure lo si vede. Quindi chi, senza provenire da tanto lontano, magari dalle zone appena fuori dal Centro, si vorrà recare in spiaggia, dovrà affrontare un viaggio.
Dapprima raggiungendo la Stazione in auto, per poi trovare – con tanti auguri – un parcheggio e pagarselo, poi una volta salito sul mezzo potrà scegliere se fermarsi in piazzale Kennedy o Pascoli, ovvero nelle prime due soste; ma non è finita.
Una volta scesi, la spiaggia dista circa 700 metri in linea d’aria dalla prima fermata, mentre dalla seconda “solo” 300 metri. Ma per giungere al Bagno desiderato quindi? A piedi o arrangiandosi come si può, soprattutto per arrivare a quelli che sono compresi in quel tratto del percorso, e tenendo anche conto degli altri esistenti tra piazzale Kennedy e il Porto.
Se poi aggiungiamo le frequenti interdizioni estive di buona parte della zona, per eventi dozzinali e caciaroni, il quadro è completo. Un viaggio vero e proprio quindi, che impegna più tempo in spostamenti che in permanenza in spiaggia. Il problema non risiede pertanto nella frequenza di quel mezzo di trasporto, ma nella sua distanza dalla spiaggia e dall’inesistente rete di diffusione nel territorio.
Ma in alternativa c’è sempre lo shuttlemare gratuito, sempreché funzioni date alcune lamentele della trascorsa stagione, e anche in questo caso non raggiunge mai il punto desiderato. E penso a coloro che non possono non utilizzare l’auto per svariati, fondati e giusti motivi.
I nostri illuminati amministratori, specie quelli di un recente passato, che assimilano le loro mirabolanti “opere” compiute a Rimini con quelle delle capitali europee, non hanno saputo neppure copiare i validi esempi a noi vicini, e non lo sanno fare tuttora. E questo modo operativo del nuovo governo cittadino prosegue pedissequo al precedente; mai una riflessione guardando indietro, neppure l’avvalersi di veri esperti nei vari settori trattati.
Andiamo a Riccione quindi. Quella città ha riqualificato il suo lungomare, ma costruendo contemporaneamente i parcheggi interrati e non invasivi; ed allora l’amministrazione proveniva dal centro-sinistra. Piaccia o meno quell’opera, forse gli stalli a raso sono ancora i meglio preferiti, ma sul concetto nulla da dire.
In questi anni si è abusato a sproposito della parola “sostenibilità”, esercitata in maniera quasi estremistica, senza pensare che essa deve sempre racchiudere le varie esigenze di una comunità, dei propri cittadini, e non solo quelle alberganti nella sola mente di chi la concepisce a sua discrezione e a senso unico. Spesso idee puramente teoriche quando non strane, che non trovano applicazione nella realtà e che si pagano con un inutile dispendio di denaro.
Infine. Comprendo che in questo momento le categorie degli operatori balneari siano alle prese con il problema delle concessioni ma, in merito a questo tema, possibile che non abbiano nulla da eccepire in proposito? Perché credo che a lungo andare esso deteriori anche il valore delle stesse concessioni, e al quale si deve aggiungere una vetusta politica turistica che da già da tempo mostra la corda.

Salvatore de Vita

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