Nuova Questura, la comica sortita di Gnassi costretto a inseguire Salvini

Nuova Questura, la comica sortita di Gnassi costretto a inseguire Salvini

Il sindaco di Rimini piange al citofono: secondo lui la colpa dello scandalo di via Ugo Bassi è di Salvini, ministro per quattordici mesi e cinque giorni. E gli altri ex inquilini del Viminale? ad esempio Napolitano, Iervolino, Bianco, Amato, Alfano, Cancellieri, Minniti…

Riminesiduepuntozero, buongiorno … Nessun punto esclamativo oggi dalla rassegna stampa giornaliera, solo puntini di sospensione da intendersi come tristi. Peccato, era una buona occasione ma non ce l’hanno fatta. Ci sono miseramente cascati. Parliamo dei politici del Pd di Rimini, incapaci di rimanere immuni dall’influenza del citofono. Che dire? Persino il “genio della comunicazione” – così lo spacciano – Andrea Gnassi ha ceduto: anziché parlare dei suoi contenuti, giocare nel suo campo, ha concluso la campagna elettorale parlando di Salvini, imitandolo, cercando disperatamente di aggrapparvisi per avere in cambio un minimo di visibilità riflessa.
I fatti: raccontano i giornali che il sindaco di Rimini in carica «ieri mattina si è fatto riprendere di fronte all’ingresso della nuova questura di via Bassi» suonando il campanello e dicendo, rivolto al Capitano: «Questa doveva essere la sede definitiva della questura di Rimini, invece dovremo buttarla giù. L’hai abbandonata, ci hai tradito, abbiamo dovuto fare la sede provvisoria della polizia con i nostri soldi».
Dunque secondo Gnassi, quella che doveva essere la nuova Questura, progettata dal Comune nel 1995, sarebbe stata «abbandonata» non da Chicchi, Ravaioli, Melucci, Gnassi medesimo, durante questi lunghissimi 24 anni, ma da Salvini!
Lo rimarca il titolo del Resto del Carlino, con foto dello scampanellatore: «Il flop della questura? Citofonare Salvini».
Quanto a citofonate, ci ha messo del suo anche la candidata del Pd Nadia Rossi, fattasi immortalare mentre suona i campanelli in un condominio. «L’ex ministro impari come si fa il porta a porta», questo il ditino alzato della consigliera regionale uscente.
Ma torniamo al presunto «flop» della Lega in via Ugo Bassi. Già l’altro giorno avevamo segnalato le «comiche finali» (link) da parte degli amministratori di sinistra.
Oggi puntualizziamo quali e quanti sono i protagonisti della politica, sotto il governo dei quali si è consumato l’abbandono della nuova Questura.
Questa la sfilza dei ministri degli Interni, dal 1995 ad oggi, con a fianco la sigla di partito: Brancaccio, Coronas (indipendenti, gov. Dini), Napolitano Pds (Prodi I), Iervolino Ppi (D’Alema I), Bianco Dem (D’Alema II; Amato II), Scajola FI (Berlusconi II), Pisanu FI (Berlusconi III), Amato Pd (Prodi II), Maroni Lega (Berlusconi IV), Cancellieri (indipendente, gov. Monti), Alfano NCD (governi Letta e Renzi), Minniti Pd (gov. Gentiloni); infine Salvini Lega per quattordici mesi e cinque giorni; e Lamorgese (“indipendente”, Conte II).
In totale, gli anni di governo di centro-sinistra dal varo del progetto-nuova Questura ad oggi – tenendo fuori il né-carne-né-pesce Dini – sono stati tredici. Tredici lunghi anni con ministri dell’Interno di provato pedigree Pci-Pds-Ds-Pd, nessuno dei quali ha mai affrontato di petto né tantomeno risolto il “buco” combinato dagli amministratori locali e regionali (a loro volta, questi sì, ininterrottamente al potere, compreso Gnassi che ha cominciato la carriera come consigliere comunale del Partito Comunista Italiano, elezioni del 6 maggio 1990, preferenze n. 363). Fosse stato funzionante il citofono della “nuova” Questura chissà se Gnassi avrebbe pigiato il ditino, col rischio di essere mandato a quel paese da un abusivo inquilino senza divisa stabilitosi all’interno dell’ecomostro. Nato da una gara pubblica indetta dall’amministrazione comunale, che ha poi approvato il “programma integrato” del costruttore.

COMMENTI

DISQUS: 0