L'assessore alla sicurezza si fa fotografare con un cartello in mano, stile autostoppista, davanti alla derelitta Questura di via Ugo Bassi. "Vergogna!". Tutta colpa dello Stato e di un privato, sostiene. A lui, di solito misurato, che privilegia la concretezza alle "sparate" ideologiche, facciamo un breve ripasso sulla cittadella della sicurezza.
L’assessore alla sicurezza del Comune di Rimini, Jamil Sadegholvaad, è persona corretta, dialogante, che spesso in consiglio comunale ricopre il ruolo, suo malgrado, di parafulmine ed è costretto a parare i colpi della minoranza, perché lui c’è sempre mentre il suo sindaco quasi mai. E’ anche persona che privilegia la prassi alla teoria, la concretezza alle “sparate” ideologiche. Almeno così si è fatto conoscere e apprezzare fino ad oggi.
Ma questa mattina, non sappiamo se di sua iniziativa o su sollecitazione di altri, si è fatto fotografare con la faccia seria, con aria di sdegno, davanti alla nuova (si fa per dire) Questura da Gabibbo con un cartello in mano stile autostoppista sul quale sta scritto “vergogna”. Anzi, VERGOGNA.
All’ora di pranzo, da palazzo Garampi è arrivato il contenuto che spiega il turbamento dell’assessore, che l’ha fatto decidere di posare sotto il sole con il messaggio di indignazione in mano. Una lunga dichiarazione (chi vuole può leggerla integralmente qui sotto) nella quale Jamil Sadegholvaad scarica tutte le colpe della situazione in cui versa la Questura di via Ugo Bassi sullo Stato. In buona sostanza dice “vergogna!” tre volte al governo centrale perché sulla potenziale cittadella della sicurezza non si muove nulla, alla faccia del “patto” che Minniti siglò a Rimini nel 2017 con prefetto e sindaci della provincia. E il Comune deve farsi carico anche di bonificare i ristagni d’acqua che si accumulano.
Che lo Stato centrale non personifichi l’efficienza che tutti vorremmo, la rapidità e anche la consequenzialità rispetto a ciò che annuncia, non è una notizia. Ma pretendere che in un quattro mesi risolva le malefatte di circa 25 anni, che hanno accompagnato la nascita e la crescita della nuova Questura, reperendo 30 milioni di euro per acquistarla e ristrutturarla, suona altamente demagogico e fazioso.
Assessore, come fa, oggettivamente, a sostenere che la Questura arenata è figlia solo di responsabilità dello Stato e di un privato? Se non conosce le vicende (in parte beneficia anche di qualche scusante perché parliamo di fatti e scelte degli anni 90 e chissà lei dov’era) che hanno portato alla costruzione di quell’ecomostro inutilizzato, siamo disposti a fornirle i documenti. Le ricordiamo quel che ci disse l’avvocato Davide Lombardi non molto tempo addietro: “La nuova Questura non è arrivata in via Bassi con una astronave. E’ il frutto di scelte maturate a Rimini, di una convenzione fra Comune e Da.Ma. Srl, e la scelta della controparte a cui affidare la stesura del piano integrato e la realizzazione delle opere è conseguenza di una gara pubblica indetta dall’amministrazione comunale nel 1995. Il progetto riceve il placet del Comune, con tanto di deliberazione del consiglio comunale che arriva nell’agosto del 1998…”. Ci disse anche che probabilmente “gli enti pubblici interessati si sono accorti quando ormai era troppo tardi che la nuova Questura, proprio per le sue dimensioni gigantesche e sproporzionate, avrebbe avuto dei costi insostenibili di gestione, e così il cerino in mano è rimasto a Damerini“.
“E’ normale – si chiese – che il Comune di Rimini decida di costruire la più grande opera di interesse pubblico realizzata nel dopoguerra in questa città, quindi ben conoscendo anche l’impatto che avrebbe provocato, e non si preoccupi di garantirsi la possibilità di entrare in possesso del bene?”.
E’ normale che sui terreni del motore immobiliare collegato alla nuova Questura, la Da.Ma. avesse chiesto e ottenuto dal Comune il permesso di costruire una villa di tre piani per un noto ed influente personaggio politico locale del partito che comanda a Rimini dal dopoguerra?
Con questa sua uscita parecchio forzata, assessore, lei cammina nel solco aperto dal suo sindaco, che sulla vicenda ha imbastito a gennaio uno scontro istituzionale senza precedenti con Questore e Prefetto. Con zero risultati.
Il Comune ha fatto la propria parte a proposito della sede di piazzale Bornaccini, ma come ben sa è arrivato lungo perché il patto per la sicurezza stabiliva che entro il 28 febbraio 2018 l’Ufficio Immigrazione della Questura dovesse trasferirsi in quell’immobile, “al fine di scongiurare disservizi e garantire la continuità delle attività”. Che invece venne liberato un anno dopo e i lavori per ospitare gli uffici della Questura sono cominciati pochi giorni fa. Nel frattempo il personale della polizia di Stato continua ad essere costretto a lavorare in ambienti inadeguati, garage, come disse l’ex questore Improta. Ricorderà le proteste dei sindacati di polizia.
E’ accaduta però almeno una novità con l’insediamento del governo “gialloverde”: per gli uomini e le donne della polizia di Stato si sta preparando una sede provvisoria degna di questo nome in piazzale Bornaccini.
La nuova Questura di via Ugo Bassi è sempre li, chiusa, nonostante si siano avvicendati tre sindaci, quattordici governi e sei presidenti del Consiglio (Prodi, D’Alema, Renzi, Letta, Gentiloni e Conte). Quel cartello con su scritto “vergogna” dovrebbe essere quanto meno sventolato davanti a tutti costoro.
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