Ponte Verucchio: un altro milione di euro per rimediare al crollo della briglia

Ponte Verucchio: un altro milione di euro per rimediare al crollo della briglia

Qual è la situazione del Marecchia nel punto critico che lo scorso maggio ha registrato il disastroso cedimento? Facciamo il punto dei lavori svolti e di quelli che partiranno dopo l'inverno, che hanno l'obiettivo di mettere in sicurezza anche il ponte. La centrale idroelettrica è ancora "a secco".

Era il 13 maggio scorso quando la briglia all’altezza di Ponte Verucchio crollava rovinosamente, spazzata via dalla furia impetuosa del Marecchia in piena. Cosa è stato fatto nel frattempo? Come affronterà l’inverno questo snodo cruciale del fiume, all’altezza della mini-centrale idroelettrica, che fra l’altro si trova ancora “a secco”?

Diciamo subito che i costi lievitano. Rispetto allo stanziamento regionale di 850mila euro, a seguito di un decreto del presidente Bonaccini è stata impegnata una ulteriore importante somma: 1 milione di euro. Riguarda il conferimento di incarichi di progettazione e costituzione dell’ufficio di direzione lavori per proseguire la “stabilizzazione dell’alveo del fiume Marecchia a tutela del ponte della strada provinciale Santarcangiolese e della derivazione irrigua”. Anche il ponte è un osservato speciale e richiede, come vedremo, grandi attenzioni.

La “soglia di fondo” costruita al posto della briglia crollata, ma è solo il primo step

La partita è complessa, delicata e dai tempi medio-lunghi. Anzitutto i lavori si svolgono in due step. Qual è il problema davanti al quale si sono trovati i tecnici del Consorzio di Bonifica della Romagna? Il dato di partenza è che la traversa crollata non potrà più essere ricostruita nella forma precedente. Il motivo è presto detto: l’alveo ha subito un abbassamento notevole. Il primo step, dunque, ha riguardato la stabilizzazione del fondo dell’alveo nella posizione in cui è venuto a trovarsi. In che modo? “E’ stata costruita quella che propriamente si definisce una soglia di fondo”, spiega l’ingegner Andrea Cicchetti, direttore tecnico del Consorzio. Una “briglia”, se così vogliamo chiamarla, “realizzata alla quota di fondo e su una palificata di contenimento che garantisce anche l’opera nei confronti di uno scalzamento ulteriore che dovesse verificarsi nell’alveo”. A monte di questa “briglia” sono stati inseriti dei raccordi in pietra cementata (degli enormi pietroni, cme si vede nella fotografia qui sopra), visibili parzialmente anche a valle, ma qui non ancora del tutto posizionati e si spera che le condizioni meteo consentano di terminare l’opera. In caso contrario si completerà dopo la stagione invernale. Tutta questa parte dell’intervento è stata appaltata alla ditta La Mordente in base al primo stanziamento.

L’acqua ha cominciato a scorrere abbondante nel Marecchia, ma ancora senza impedire i lavori nell’alveo

Ma siamo solo agli inizi. Manca il secondo step. Una seconda parte dei lavori che dovrà consentire di ripristinare la derivazione e permettere anche alla centrale idroelettrica di uscire dalla situazione di fermo impianto in cui si trova, proprio perché mancano ancora le quote giuste per poter derivare. E’ stata recentemente finanziata dalla Regione Emilia Romagna per 1 milione di euro. Il Consorzio di Bonifica della Romagna si farà carico della progettazione, della direzione lavori, di appaltarli e poi si farà da parte, perché essendo un progetto praticamente in mezzo all’alveo del fiume, in termini di manutenzione non rientrerà nelle sue competenze ma in quelle della Regione.

Arriva la brutta stagione ed entro il mese di novembre si prevede di dover togliere le ruspe perché i lavori all’interno dell’alveo si dovranno fermare. “Siamo riusciti ad ultimare una serie di opere che consentono un presidio abbastanza efficace contro le piene invernali“, spiega l’ingegner Cicchetti. Fino a quando sarà possibile si continuerà a lavorare, erigendo la difesa spondale sul lato destro, che è in fase di innalzamento come già visibile sul lato sinistra. Ci sono anche dei massi da inserire nella parte bassa dell’alveo, e se il meteo si metterà di traverso bisognerà rimandare al periodo di maggio-giugno. “Quest’anno siamo stati molto fortunati perché continuiamo coi lavori anche in una stagione che di solito non consente di operare nel fiume”.

Per poter eseguire i lavori nell’alveo, è stato necessario deviare una parte dell’acqua creando un piccolo canale sul lato sinistro del Marecchia che scende al mare. La fotografia dell’esistente è questa. Per vedere scenari nuovi bisognerà attendere l’estate 2020. “Contiamo di realizzare la seconda parte del progetto nella prossima estate”, chiosa il direttore tecnico del Consorzio di Bonifica della Romagna. Sperando che tutto proceda senza intoppi. Non bisogna dimenticare che l’iter progettuale non è semplice e necessita anche di una valutazione ambientale da parte della Regione, abbastanza macchinosa. Bisognerà dunque vedere se le lungaggini burocratiche avranno il sopravvento oppure se si riuscirà a mantenersi entro tempi accettabili. Essendo un progetto in applicazione di una ordinanza di protezione civile, beneficia di deroghe previste per la realizzazione di opere urgenti. Incrociando le dita il tutto dovrebbe concludersi prima dell’inverno del prossimo anno.

Si diceva del ponte. Degli aspetti statici non si occupa il Consorzio di Bonifica, che ha competenze idrauliche. E’ la Provincia a seguire il problema. Quale? In buona sostanza, tutti assicurano che il ponte attualmente non corra nessun pericolo, anche perché dotato di micropali che affondano a 17 metri  di profondità. Però la nuova traversa ha anche l’obiettivo di fissare una quota dell’alveo al di sopra del piano delle fondazioni del ponte in modo da garantirne il ricoprimento grazie al trasporto solido del fiume. Per evitare che venga compromessa la staticità del ponte.

Camminando sul marciapiede (l’unico aperto) che costeggia la strada provinciale in attraversamento del ponte, ci si imbatte in una vistosa fessura (foto qui sopra) che qualche pensiero lo fa venire. L’altro marciapiede (sul lato opposto della strada) è addirittura chiuso (foto qui sotto) perché presenta vari “buchi” e sconnessioni.

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