“Reati contro il patrimonio culturale”: ecco il Ddl che sembra pensato anche per tutelare l’Anfiteatro romano

“Reati contro il patrimonio culturale”: ecco il Ddl che sembra pensato anche per tutelare l’Anfiteatro romano

Il disegno di legge "figlio" di due ministri del governo Gentiloni, prosegue il suo iter anche sotto il regno "gialloverde". Prevede, fra l'altro, la pena con la reclusione da due a cinque anni e una multa da 2.500 a 15.000 euro per chi "rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici".

E’ già stato approvato dalla Camera, esattamente lo scorso ottobre, e attualmente è all’esame del Senato. Le disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale rientrano in un disegno di legge che fa la sua comparsa nel 2016 e che porta la firma degli allora ministri dei Beni culturali e della Giustizia, Dario Franceschini e Andrea Orlando. Si propone di riformare le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale, inserendo nel codice penale le norme oggi prevalentemente contenute nel Codice dei beni culturali (D.Lgs. n. 42 del 2004), introducendo il titolo VIII-bis nel libro secondo del codice penale: “Dei delitti contro il patrimonio culturale”.

Se il Ddl, che transita tranquillamente dal governo Gentiloni a quello a guida Conte senza incontrare nessun ostacolo, sta allarmando soprattutto il mondo dei collezionisti, antiquari e case d’asta, rischia di non far dormire sonni tranquilli nemmeno a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, sono tenuti alla tutela dei beni culturali.

Leggiamo l’articolo 518-duodecies: “Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”: Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000.
Chiunque, fuori dei casi di cui al primo comma, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 10.000.
La sospensione condizionale della pena è subordinata al ripristino dello stato dei luoghi o all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna
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La situazione in cui versa l’Anfiteatro romano rientra nella fattispecie di un bene culturale in tutto o in parte inservibile o non fruibile? O destinato ad un uso incompatibile col suo carattere storico o artistico, pregiudizievole per la sua conservazione o integrità? Da anni le opposizioni in consiglio comunale chiedono che l’Anfiteatro torni fruibile e il loro pressing è di recente approdato a scoperchiare il fragile vaso dei titoli edilizi. Ma a pronunciare parole molto forti sul tema è stata anche una voce istituzionale autorevole, e non certo ascrivibile all’area politica del centro destra.

“L’attuale situazione dell’anfiteatro di Rimini è ben comprensibile da una vista aerea della zona: metà dell’edificio (quella che gli scavi hanno identificato come la più compromessa) è coperta da terreni di riporto sui quali si sono impostate le costruzioni del Ceis, mentre l’altra, sistemata ad area archeologica, vive tutti i problemi di degrado caratteristici delle strutture esposte agli agenti atmosferici, aggravati dalla posizione dei resti all’interno del tessuto urbanistico della città, in una zona di transito veicolare prossima alla stazione ferroviaria e a quella delle corriere, attorniata da costruzioni post-belliche prive di qualità architettonica”. Lo ha sostenuto il sottosegretario del ministero ai Beni e attività culturali del governo Gentiloni, Ilaria Carla Anna Borletti dell’Acqua, rispondendo alla interrogazione dell’onorevole Palmizio (Forza Italia) il 23 maggio 2017.
“In tempi recenti si sono intensificate le segnalazioni dei cittadini a proposito dello stato di abbandono del monumento, dimostrando che l’attenzione della cittadinanza per la cura dei propri monumenti si è certamente accresciuta negli ultimi anni e non è affatto paragonabile al clima culturale dell’immediato dopoguerra, quando il valore del patrimonio culturale scivolava in secondo piano rispetto alle esigenze della ricostruzione”. E proseguiva: “È sul piano della valorizzazione che si rivelano le maggiori criticità, dovute, come già detto, sia alla presenza delle strutture del Ceis su una porzione dell’area, sia alla generale situazione urbanistica della zona, che impediscono la piena fruizione di un monumento tanto significativo per la storia (non soltanto) riminese nonché l’accesso da parte della cittadinanza ai valori storico-artistici di cui tali resti sono testimonianza. Se il termine «valorizzazione» richiama le attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurarne le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica (articolo 6 del decreto legislativo n. 42 del 2004), appare sempre più stringente la necessità di attuare un programma di recupero e riqualificazione urbanistica, il cui impegno in termini di risorse umane e materiali deve essere proporzionato al «valore» che viene attribuito all’anfiteatro di Ariminum. L’area dell’Anfiteatro di Rimini è di proprietà comunale e l’esercizio delle funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale è posto in capo agli enti territoriali (articolo 117 Costituzione e articoli 6-7 del decreto legislativo n. 42 del 2004). La ricostruzione delle vicende che hanno interessato, in questi ultimi decenni, il monumento riminese dimostrano come le strutture periferiche del Ministero hanno più volte, anche in tempi recenti, rivolto al comune di Rimini sollecitazioni verso la presa in carico di una organica progettualità in merito, manifestando, nel contempo il proprio pieno sostegno a piani e progetti che riqualifichino e valorizzino l’anfiteatro. Così come nel passato, questa amministrazione non cesserà di attivarsi affinché venga data priorità alla riqualificazione dell’area”.

Fotografia: © Gianluca Moretti

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