Intervista a Giancarlo Cevoli, presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare.
Con il comunicato dello scorso sei giugno intitolato Condotte sottomarine, prosegue l’attività di manutenzione e consolidamento sul tratto di mare davanti a piazzale Kennedy, il Comune di Rimini chiama in causa pescatori o naviganti in genere per i lavori che “stanno interessando la condotta Sud, in alcune parti danneggiata anche a causa di rotture causate da agenti esterni, compatibili con lo svolgimento di attività di pesca o navigazione (es. ancoraggio di natanti) non autorizzate”. Infatti, spiega il comunicato, “queste attività sono vietate in quel tratto di mare, e quindi, ove accertate, generanti responsabilità per i danni provocati”.
“Assolutamente no” è la replica perentoria di Giancarlo Cevoli, presidente della Cooperativa Lavoratori del Mare, il quale esclude categoricamente la possibilità che un danno qualsiasi possa essere stato cagionato dai pescatori, e illustra le ragioni di tanta risolutezza nel respingere quanto sostenuto dal comunicato del Comune.
I pescherecci veri e propri, quelli che usano gabbie, rabbi e reti, pescano ad una distanza minima dalla costa di sei miglia, che in alcuni periodi dell’anno si riducono a tre; pescano quindi ad una distanza mai inferiore a 11 o a 5,5 chilometri dalla costa mentre le condotte sottomarine sono lunghe circa un chilometro e mezzo; quindi i pescherecci se ne stanno lontani da circa 10 a circa 4,2 chilometri dall’estremità della condotta. Per di più, fa notare Cevoli, tutti i pescherecci debbono tenere a bordo uno strumento che ne segnala in tempo reale la posizione, visibile non solo agli strumenti in uso alla Guarda Costiera ma da chiunque mediante un’applicazione gratuita che si può installare sul telefonino e che mostra la posizione di tutte le navi che solcano i mari del mondo. Difficile quindi che un peschereccio si avvicini così tanto alla costa, in una zona interdetta alla pesca e per di più a pochissima distanza dal porto dove sarebbe facilmente intercettato.
Le vongolare invece possono pescare ad una distanza minima di seicento metri, che in alcuni periodi dell’anno si riducono a trecento. Queste imbarcazioni rientrano quindi all’interno del chilometro e mezzo di distanza in cui si prolunga la condotta. Fermo restando che la zona è vietata e che oltretutto è ben segnalata, Giancarlo Cevoli spiega che la profondità di fondale esplorata dall’attrezzo di una turbosoffiante è di pochi centimetri, tre o quattro, ribadendo quindi che è assolutamente impossibile che le vongolare possano avere arrecato danni alla condotta Sud.
Rimangono dunque le altre unità di navigazione tra le quali il buon senso porta immediatamente ad escludere le navi, che non passano mai, anche per la ridotta profondità del fondale, a così breve distanza dalla costa né men che meno vi si sono mai viste ancorate.
Restano i diportisti e le loro ancore, ma anche qui i dubbi restano. Le ancore delle imbarcazioni da diporto sono in genere di peso modesto ma soprattutto un diportista dà fondo per pescare, per mangiare e/o per fare il bagno. Di norma a meno di un miglio dalla costa pescano solo barche di piccolissime dimensioni e che spesso nemmeno si ancorano. Per mangiare o fare il bagno il luogo prediletto, e molto frequentato, dai diportisti riminese è noto come “Baia Spaghetti”, quel tratto di mare che più o meno è delimitato a sud dalla foce del Marecchia e che si estende davanti alla costa nord; quella zona di mare è preferita perché parzialmente ridossata dai moli del porto, con l’avvertenza però di non avvicinarsi più della distanza minima prevista dall’apposita ordinanza. Certo, mangiare e fare il bagno si può fare in qualsiasi altro punto del mare, ma chi sceglierebbe per un tuffo di fermarsi nelle vicinanze di un collettore fognario? Infatti chi non si ancora a Baia Spaghetti di norma fa il bagno decisamente più al largo, dove l’acqua è più limpida e blu.
COMMENTI