12 contribuenti su 100 non hanno pagato nel 2016, il Comune corre ai ripari.
Vari milioni di euro non pagati per la raccolta rifiuti: è l’allarme lanciato dal Comune di Rimini, che ha dato alla Sorit l’incarico di stanare almeno mille dei 10mila evasori della TARI.
Il “buco” – stando a una recente determina dei tecnici di palazzo Garampi – è relativo alla scoperta di “una morosità relativa al 2016, che riguarda circa 10.000 contribuenti (cioè il 12,5% dei circa 80mila contribuenti, ndr) per un totale di alcuni milioni di euro”. Non siamo in grado di stabilire l’esatto ammontare dell’evasione.
Ma anche per l’esercizio precedente le cose non sono andate come si prevedeva. Infatti nel consuntivo 2015, capitolo entrate, si legge che alla cifra di competenza di 39,1 milioni di euro andavano aggiunti 7,1 milioni di residui, per un totale di 46,2 milioni. Il conto del tesoriere però ha calcolato un’entrata totale di 33,3 milioni e residui per 13,3 milioni. Problemi che si intuiscono anche da una frase della Relazione al consuntivo: “l’attività di recupero evasione, per l’impatto che questa ha sul bilancio, è fortemente rettificata con accantonamenti mirati al Fondo Crediti Dubbia Esigibilità”. Per Tares e Tari questo Fondo è di 4,3 milioni. Si tenga conto che il grado di incasso dei residui attivi per le entrate tributarie nel 2014 è stato del 77%, una percentuale alta ma in netto calo rispetto agli anni precedenti.
La preoccupazione negli uffici pubblici è palpabile. Ma in realtà a preoccuparsi dovrebbero essere i cittadini, specialmente quelli che pagano regolarmente la tariffa rifiuti: “un dato di questo genere – afferma il dirigente comunale – essendo correlato ad un pagamento per prestazioni di servizi forniti dalla società Hera spa, gestore della raccolta rifiuti, per le quali è prevista per legge una copertura al 100%, fa sì che eventuali mancati pagamenti comportino automaticamente un aumento da attribuire a tutti i cittadini”.
Per prima cosa il Comune ha emesso i provvedimenti di “richiesta massiva di pagamenti arretrati a molteplici contribuenti morosi”, molti dei quali però non si sono messi in regola e “continuano a rimanere nella posizione di evasori”. Si è ritenuto necessario affidare all’esterno, all’agenzia di riscossione SORIT, attuale concessionaria delle entrate comunali, l’attività propedeutica al recupero ed alla riscossione coattiva, pagando 5 euro più IVA per ogni contribuente moroso, ma limitando il campo a un campione di mille evasori su 10mila.
L’attività consiste in una lettera di intimazione del pagamento, incrocio dati su residenza ufficiale e contatti del debitore, inoltre un “intervento telefonico da parte di personale esperto (phone collection)” per “sollecitare proposte di pagamento e/o proporre eventuali forme di rateizzazione”.
Il paradosso è che il servizio di gestione e riscossione della tassa smaltimento rifiuti era stato “re-internalizzato” dal Comune tre anni fa, dopo oltre 10 anni di gestione diretta da parte di HERA. I pagamenti possono essere effettuati in prima o unica rata al 16 giugno, seconda rata al 30 settembre, terza rata al 16 dicembre. Ma qualcosa non ha funzionato, evidentemente anche a causa del perdurare della crisi economica.
Nel bilancio 2016 era previsto un incasso di 39 milioni e mezzo di euro. La cifra derivava da questi calcoli: 34,2 milioni secondo il programma deliberato dall’ATERSIR (l’agenzia regionale di regolazione del servizio rifiuti), più 3,4 milioni di IVA, più 615 mila euro di costi della gestione comunale di riscossione, più 1,2 milioni di “fondo svalutazione crediti”, più 433mila euro per Centro Ambiente e rimborsi. Al totale di 39,9 milioni di euro andavano tolti 300mila euro di recupero evasione/elusione e 90 mila euro di quota a carico del MIUR (Ministero) per le scuole pubbliche. Sta di fatto che i 39,5 milioni non sono entrati in cassa.
COMMENTI