Una bella notizia per la cultura riminese

Una bella notizia per la cultura riminese

E' stato pubblicato l’avviso pubblico per la selezione del direttore della Biblioteca civica Gambalunga. Ottimo. Per i musei e il teatro Galli a quando la stessa svolta? Lettera.

Finalmente una bella notizia per la cultura riminese. Dopo ben dodici anni, arriva il concorso per il posto di direttore della Biblioteca Gambalunga (qui), di cui si spera che il vincitore possa essere messo in condizione di agire in assoluta autonomia, e non al guinzaglio di qualche tuttologo assai presente e soverchiante come occorso in un recente passato. Ma anche che l’amministrazione ne assecondi le necessità.
L’occasione però porta a chiedersi lecitamente: perché per i musei ed il teatro non è prevista la stessa figura? Tralasciando la pacchianeria del museo Fellini, estemporaneo nel sito in cui è stato collocato, e che ne offende peraltro la dignità, ed al Part poco visitato, guardiamo al vero e proprio museo cittadino.

Corre voce, e più che affidabile, che nei suoi magazzini siano depositati tanti reperti quanto quelli realmente esposti; forse non di eguale importanza – chissà – ma altrettanto meritevoli di essere visibili al pubblico, e organici per una maggiore conoscenza delle millenarie radici storiche cittadine.
Per tale fine non mancherebbe lo spazio espositivo, che potrebbe incrementarsi con la cosiddetta “parte nuova” dell’attuale sede, o meglio ristrutturando e restituendo alla città quella ferita ancora aperta dell’ultima guerra in via Dante, nota come ex Convento San Francesco a fianco del Duomo; peraltro già museo cittadino ante guerra, con una logica e storica continuità. Ma mancano volontà, idee e visioni, ma soprattutto un direttore che sappia valorizzarlo, incrementarlo, rinnovarlo con proposte attrattive tanto da richiamare un maggior numero di visitatori a livello nazionale; renderlo vivo anche con mostre di interesse finalizzate a quell’obiettivo.

Poi il teatro. È assolutamente inconcepibile che un teatro del genere, atteso dalla città per ben 70 anni, non abbia un direttore, e che non venga di fatto utilizzato appieno ma in maniera quasi dilettantistica. Perché oltre alla pregevole Sagra Malatestiana, che ha origini lontane, c’è quasi il nulla; ora la genialata di qualche aperitivo nella sala Ressi e non di più, anch’essa consacrata alla cultura dello spritz.
Anche in questo caso un valido direttore conosciuto e con relazioni sia a livello nazionale che internazionale, potrebbe dare un impulso maggiore a quella struttura culturale, implementandone l’impiego, ed addirittura esportarne le esperienze come accade per gli altri teatri italiani ed europei strutturati. Questi due aspetti sarebbero veramente elementi fattivi e concreti per far conoscere culturalmente Rimini ben fuori dalla sua veste provinciale. Il resto sono chiacchiere.

Sono temi di grande spessore che dovrebbero essere affrontati da personaggi di pari caratteristiche, e non lasciati in mano ad impreparati che pensano che questi argomenti li si possano trattare al pari di una molo street, o di una notte rosa, o meglio rozza, qualsiasi.
Il Consiglio comunale di Rimini nella seduta del 18 novembre, ha approvato le linee di mandato 2021-2026 presentate dal sindaco Jamil Sadegholvaad.
Parole splendide che narrano Rimini essere una capitale italiana riconosciuta in Europa, con un progetto di nuovi lungomari che restituiscano qualità urbana sotto una nuova infrastruttura come il sistema fognario, che è garante di una nuova qualità ambientale, ed altre meraviglie che contrastano poi con le infime posizioni in autorevoli classifiche quali, ad esempio, quella della sicurezza e qualità della vita. Poi la “Partecipazione e cittadinanza attiva”.

È tempo di dare corpo a queste affermazioni, di aprire un confronto serio e fattivo in tema di cultura, di come organizzarla e gestirla. Diversamente si tratta di termini scritti sul quadernetto dei buoni propositi che restano lettera morta, e l’attuale gestione dell’Antica Pescheria ne costituisce un primo esempio. Non è un bell’inizio perché appare una continuità del modo di operare passato, con la differenza che allora era chiara e dichiarata la mancanza di volontà per qualsiasi confronto; oggi, invece, stesso risultato malgrado si professi il contrario.
Intendiamoci non sono temi partitici o di schieramento, ma attengono a valori più alti che li sovrastano. Ritengo invece che in questi alberghi anche un dibattito su cosa vorrà significare futuro culturale nei prossimi anni, e anche in funzione dell’ambizione della città di divenire prossima capitale della cultura.
Da riminese me lo augurerei, ma da persona sensibile a questo argomento e da come lo vedo trattato da altre città della regione e nazionali, comprendo che qualcosa non torna. Rimini ha per questo assoluto bisogno di personaggi competenti, autorevoli e preparati se questa vorrà essere una sua sfida culturale, non di improvvisati part-time che nulla sanno in proposito. Ma anche di figure istituzionali che sappiano ascoltare, accogliere i suggerimenti costruttivi e metterli in pratica. E qui mi rivolgo alla vice sindaco, unica nella compagine amministrativa veramente sensibile ed esperta del settore.

Quindi o alle ambizioni seguiranno altri e più incisivi concreti fatti, tali da colmare i nostri vuoti e vulnerabilità in tal senso, o le stesse rimarranno tali. Perché poi a fine mandato non vi sarà alcuna giustificazione in proposito, come qualcuno ha accampato tardivamente nel precedente, e per questo non premiato dell’elettorato.
Diversamente accontentiamoci di un museo improprio in un castello in cui rese la sua opera il Brunelleschi, di piazze che hanno cancellato il nostro passato storico, e di sagre da strapaese quali molo street e pacchiane notti rosa alquanto sbiadite dall’usura del tempo e dalla solita ritrita riproposizione, circhi e banalità varie. E allora non cerchiamo di volare alto, ma cerchiamo almeno di rimanere a galla e di sguazzare nel brodo del divertimentificio, se ci riusciamo ancora.

Salvatore de Vita

COMMENTI

DISQUS: 0