Attraverso una indagine di mercato il Comune di Rimini affida l'incarico per progettare il terzo stralcio della messa in sicurezza del porto di Rimini. Ma l'obiettivo è strategico: accogliere anche navi di grandi dimensioni, traghetti e aliscafi per collegamenti veloci con i porti della costa dalmata e dell’alto Adriatico, così come per l'ormeggio dei mezzi della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, destinando lo spazio di ormeggio all’interno del porto canale alla sola flotta di pescherecci.
“Creare uno specchio acqueo “calmo” per migliorare l’accessibilità del porto e incrementare i livelli di sicurezza per i natanti”, ma anche “valutare le possibilità e le modalità di trasformazione del porto di Rimini in un hub per i servizi turistici e crocieristici“. Da anni si parla del terzo stralcio della messa in sicurezza del porto di Rimini, ma le opportunità che potrebbero aprirsi sono molto più ampie e impattano con il Dna di località tutta orientata alla ricettività e alla pesca. Ce ne siamo occupati più volte raccogliendo il punto di vista della Consulta del porto, del Club Nautico, del Consorzio del porto, delle richieste della Cooperativa lavoratori del mare ed altri.
Qual è la novità? Il Comune di Rimini ha ottenuto dei finanziamenti dal “Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, nonché per la project review delle infrastrutture già finanziate”. Sono contributi che vanno a favore di incarichi relativi a progetti di fattibilità tecnico-economica, o anche piani di settore, collegati al Pums (piano urbano della mobilità sostenibile). Anche la progettazione di cui abbiamo riferito ieri, ovvero la sistemazione di piazzale Marvelli, rientra in questo capitolo. E anche nel caso dell’avamporto è partito un avviso di indagine di mercato per affidare, appunto, l’incarico di progettazione.
Gli obiettivi ai quali si punta sono ben chiari e potrebbero far fare un salto in avanti al sistema portuale di Rimini. Perché la terza “tappa” del progetto dell’avamporto, mira a creare una “protezione” avanzata (un po’ come viene rappresentata nella immagine che pubblichiamo) per “accogliere navi di grandi dimensioni, per incrementare gli scambi commerciali e turistici (piccoli traghetti e aliscafi per collegamenti veloci con i porti della costa dalmata e dell’alto Adriatico)”, ma anche per “la crocieristica e per l’ormeggio dei mezzi di Guardia di Finanza e Guardia Costiera, destinando lo spazio di ormeggio all’interno del porto canale alla sola flotta di pescherecci”.
Tutta la progettazione dovrà essere pronta nell’arco di sei mesi dal momento della sottoscrizione del contratto, tenendo conto che la scadenza dell’avviso pubblicato dal Comune di Rimini è stata fissata fra meno di due settimane, cioè il 23 marzo. Per l’incarico sono stati previsti 62.192 euro, e per i lavori si parla di 7 milioni di euro.
Tutto cominciò con la costruzione della darsena che, a detta degli operatori del mare, facendo venir meno il molo di ponente, cambiò gli “equilibri”: la diga foranea creò la cosiddetta “onda anomala” di ritorno e il porto divenne insicuro, rendendo ingovernabili le imbarcazioni e spingendole contro la diga foranea del porto turistico. Tutto fu studiato e provato in ricerche che risalgono agli inizi del 2000. Grazie agli interventi eseguiti il problema venne risolto. Rimane da affrontare l’ultimo step. Un progetto davvero strategico e di ampio respiro, che si spera possa vedere la luce quanto prima.
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