Abbiamo chiesto al presidente della Cooperativa sociale, Cristian Tamagnini, chiarimenti sulla struttura acquistata in via Giovanni XXIII e che ospita 24 migranti adulti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, Costa D’Avorio, Burkina Faso, Sierra Leone, Guinea Conakry, Mali. Proseguiamo così un approfondimento, cominciato con la presa di posizione del Nuovo Comitato del Quartiere, con lo scopo di tenere accesi i riflettori su problemi che non possono più rimanere senza risposta.
Borgo Marina vive, non da oggi, in una situazione molto problematica. Abbiamo ospitato l’altro ieri la presa di posizione, giustamente preoccupata, del Nuovo Comitato del Quartiere di Borgo Marina. È certo che senza far fronte a tutti i problemi che si sono accumulati nel tempo, nulla potrà migliorare. Anzitutto l’amministrazione comunale, ma anche le altre istituzioni, dovranno cambiare passo e ascoltare finalmente i residenti e i loro rappresentanti, prima che questo quartiere perda ogni speranza di riscatto e si chiuda definitivamente in un territorio ai margini, un ghetto, insomma. Far calare il silenzio su Borgo Marina, senza che nessuno si attivi prendendo di petto le questioni sul tappeto, non porterà miglioramenti. In quest’ottica, cominciando ad interpellare alcuni protagonisti, chiamati in causa anche dal Comitato, siamo partiti dalla Comunità Cento Fiori, che ha deciso di aprire proprio qui un Centro di Accoglienza Straordinaria, acquistando l’immobile al numero 143 di via Giovanni XXIII. Quella che segue è l’intervista a Cristian Tamagnini (nella foto), presidente della Cooperativa sociale Cento Fiori.
Presidente, ci sono ragioni particolari che hanno portato alla scelta di quell’immobile, all’interno di un quartiere che presenta già diverse problematiche?
Abbiamo trovato quell’edificio in vendita dopo una lunga e vana ricerca di immobili in affitto (purtroppo il mercato immobiliare riminese presenta distorsioni dovute alla vocazione turistica del territorio e ad altri fattori). Il caso ha voluto che trovassimo uno stabile situato a Borgo Marina, un edificio che comunque rispondesse alle condizioni strutturali e logistiche richieste dai bandi della Prefettura di Rimini.
Gli immigrati stanno occupando i due appartamenti solo temporaneamente o lo faranno in modo stabile?
I migranti saranno ospitati nell’edificio di Corso Giovanni XXIII per un periodo medio-lungo, almeno per l’intera durata dei bandi della Prefettura di Rimini rivolti all’accoglienza di cittadini stranieri richiedenti asilo.
Gli stessi beneficiano di un particolare regime di protezione in quanto rifugiati a causa di guerre o discriminazioni?
Tramite l’assistenza di personale qualificato della Cooperativa, le persone accolte avviano l’iter di richiesta della Protezione Internazionale presso la Commissione Territoriale di Forlì.
Nel corso di una interrogazione consiliare Gioenzo Renzi ha sostenuto che le unità immobiliari sarebbero diventate un Centro di Accoglienza Straordinaria: è così, come stanno effettivamente le cose?
La struttura è a tutti gli effetti un Centro di Accoglienza Straordinaria (Cas), riconosciuto all’interno del nuovo bando della Prefettura di Rimini, con personale dedicato e qualificato impiegato a supportare degli ospiti nel percorso di integrazione. Colgo l’occasione della domanda per annunciare che il consigliere comunale Gioenzo Renzi ha gentilmente accettato il nostro invito a visitare le due unità immobiliari nelle prossime settimane, invito che sarà esteso agli altri capigruppo consiliari del Consiglio Comunale di Rimini
In totale, quanti sono gli ospiti delle due strutture? Si tratta di soggetti singoli e/o di nuclei familiari con anche bambini?
Nella struttura sono ospitatati complessivamente 24 maschi adulti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, Costa D’Avorio, Burkina Faso, Sierra Leone, Guinea Conakry, Mali. In altri centri di accoglienza del riminese Cento Fiori ospita anche famiglie con bambini provenienti dal territorio ucraino colpito dalla guerra.
Da alcuni residenti in loco, giungono preoccupate segnalazioni di totale mancanza di coordinamento dell’immigrazione nel quartiere. In sostanza, ci segnalano che anche le più elementari regole di civile comportamento a Borgo Marina sono sistematicamente disattese. Questo, dicono, anche perché gli immigrati sono lasciati in balìa di sé stessi, quando non assorbiti dalla criminalità locale a fini di spaccio. Insomma, inutile che le descriva una situazione che sicuramente lei, come qualsiasi riminese, non può non notare. Quindi comprenderà l’apprensione di chi da diversi anni deve subire i problemi di un quartiere che sta diventando sempre più degradato. Cosa può rispondere la cooperativa ai residenti preoccupati e come pensa di evitare che il nuovo inserimento abitativo contribuisca a rendere il quartiere ancora più insicuro e degradato?
La cooperativa Sociale Cento Fiori è nata nel 1981 a Rimini da volontari e medici che volevano lottare contro il degrado della diffusione dell’eroina a Rimini. Ha poco dopo fondato la Comunità Terapeutica di Vallecchio e in 42 anni di attività altre strutture terapeutiche e attività lavorative per perseguire questi scopi attraverso psicologi, educatori, psichiatri e, ora, anche con la collaborazione dell’Università di Bologna. Quanto al degrado urbano, siamo stati protagonisti del recupero dell’area ex vivaio Fabbri, ristrutturando esclusivamente con le nostre risorse gli edifici e rivitalizzando l’area, anche attraverso un calendario di eventi gratuiti, da aprile ad agosto, anch’essi con le sole nostre risorse . Abbiamo quindi una lunga storia di lotta al degrado, sociale e urbano, e di professionalità che possiamo mettere a disposizione e che crediamo possano essere utili alla convivenza e alla vivibilità del borgo.
Gli ospiti della struttura sono quotidianamente affiancati da operatori qualificati, che curano i percorsi di integrazione (studio della lingua italiana, accesso ai servizi territoriali, supporto alla convivenza, ricerca del lavoro quando ne sussistono le condizioni), ma anche mediano i rapporti con la cittadinanza residente nei dintorni, creando occasioni concrete di scambio, di ascolto, di confronto (anche su eventuali problematiche che potrebbero emergere). Questo è un modello applicato e consolidato, che ha sempre dato i suoi frutti anche in altre situazioni di accoglienza.
La cooperativa ha condiviso con le istituzioni locali (Comune, Prefettura, eccetera) la propria decisione di adibire l’immobile ai suddetti fini?
Assolutamente sì: la struttura rientra tra quelle previste all’interno dell’ultimo bando CAS predisposto dalla Prefettura di Rimini. L’individuazione dell’immobile e la volontà di adibirlo a tale funzione è stato preventivamente condiviso all’interno dei tavoli di coordinamento prefettizi, a cui partecipano anche gli Enti Locali del territorio.
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