Fa un certo effetto passare davanti all'ex "Tricheco" perché fa riflettere su come "gira" la città. Scoprite le differenze tra il caso del bar demolito con le ruspe e quello del Ceis.
Fa un certo effetto passare davanti all’ex “Tricheco” perché fa riflettere su come “gira” la città: demolito con le ruspe, ora si presenta come uno spazio “vuoto”. Addio al bar per fare posto ad un parcheggio per ciclomotori. Si è letto in questi giorni che adesso finalmente le mura respirano e sono a completa disposizione dei turisti. Ma dai! C’è ben altro da far respirare a Rimini.
A non molta distanza, per chi non lo sapesse, sorge l’Anfiteatro romano, sul quale si è insediato in via provvisoria nel 1946 il Ceis, asilo Italo-Svizzero. Nonostante dal 18 agosto 1913 esistesse un vincolo totale sull’area: “è proibito fare qualsiasi costruzione”. Il Comune di Rimini nomina propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione del Ceis, e l’attuale presidente è uno di questi.
Pare che il fabbricato del bar Tricheco esistesse dal 1950-51, pochi anni dopo l’insediamento del Ceis quindi. Il bar Tricheco rappresentava un abuso su un’area di interesse archeologico, quindi giù, senza pietà. Demolizione a spese dei proprietari.
Il Ceis invece non si trova su un’area archeologica e per andarsene chiede un’area pubblica e soldi pubblici.
Sul fatto che il Ceis abbia ormai ampiamente abusato della sistemazione provvisoria non ci sono dubbi. I Soprintendenti Mansuelli, Montanari Bermond, Sgubini, Maccaferri, Guzzo e Calvani hanno chiesto a più riprese al Comune di trasferire in un sito idoneo il Centro educativo, destinando l’area al “pubblico godimento”, premessa per la completa evidenziazione del monumento antico e per la sua piena valorizzazione. Eppure l’Anfiteatro romano ancora non respira e non è a disposizione dei turisti.
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